MANIFESTARE CONTRO BERLUSCONI, SEMPRE! MA ALTERNATIVI AL PD, ANCHE!

Così come stava nei piani della P2, il sistema politico italiano, totalmente condizionato dai poteri forti finanziari ed economici (come dimostra l’incredibile caso del sindaco di Torino Chiamparino, beccato a farsi “dettare” il programma dalla Presidenza della Banca Intesa-San Paolo), è approdato ad una sorta di democrazia plebiscitaria, di cui il berlusconismo altro non è che la sintesi, in forma più netta, delle politiche riformiste-liberiste degli ultimi vent’anni, in cui i governi del centrodestra e del centrosinistra si sono sì alternati, ma con una direzione di marcia in complesso sempre contraria agli interessi della più larga e maggioritaria parte del popolo.
Questo percorso si è compiuto mentre la sinistra italiana ha reciso definitivamente il suo ormai logoro radicamento sociale sull’altare di una difesa di status per un ceto politico che ha speso nel pessimo Arcobaleno le sue mediocri credenziali.
Oggi servono parole chiare e senza infingimenti, anche perché la situazione è così grave da non ammettere repliche. Berlusconi ha vinto e vince perché si muove in un mondo politico dove non solo non esiste un’alternativa, ma addirittura non si vede neanche una opposizione. Le contraddizioni, dal lavoro alla scuola, passando dalla restrizione dei diritti all’Alitalia, sono evidenti ma stentano a correlarsi fra loro.
Per questo occorre rifondare un punto di vista realmente alternativo, che sia percepito come tale dalle masse anche nell’articolazione delle lotte.
Berlusconi va duramente contrastato, ma è il contesto in cui opera che va battuto, e qui non possiamo non indicare nel Partito Democratico il “complice” di questa situazione.
E’ evidente che il PD non fa opposizione. Non la fa perché per anni (prima come DS e Margherita) ha incentivato la passività del mondo del lavoro e del movimento sindacale, così come non la fa oggi sul federalismo, sull’attacco alla magistratura, sul sentimento fascista e xenofobo che viene dal governo tanto quanto da alcune misure degli stessi sindaci di centrosinistra delle più importanti città italiane.
Il PD non fa opposizione perché non può farla, in quanto i suoi veri e strategici riferimenti economici e sociali sono in contatto col governo, anzi “collaborano” col governo. E questo avviene ed avverrà indipendentemente se resta Veltroni o arriva D’Alema o Bersani, perché il PD è il punto d’arrivo “finale” di una concezione ed elaborazione della politica e non il frutto estemporaneo delle velleità di qualche dirigente rampante.
Combattere Berlusconi quindi, manifestare contro ma, al contempo, chiarire la totale alternatività al PD. Solo in questo modo si potrà cominciare a porre la questione di una forza organizzata (comunista ed anticapitalista) che sappia stare in raccordo stretto con un movimento di massa e sindacale; condizioni imprescindibili per la ricostruzione unitaria di un conflitto realmente efficace.
In tal senso credo che la manifestazione dell’11 ottobre abbia una piattaforma debole, perché non entra appunto nel merito dell’alternativa, che è anche l’alternatività alle politiche del PD. Bisogna lavorare affinché questo punto diventi lo snodo fondamentale su cui e da cui far riuscire davvero la manifestazione. Questo vale non solo per le questioni politiche, ma anche per quelle sindacali. Ad esempio, se la CGIL (come purtroppo potrebbe avvenire) firmerà l’accordo con Confindustria, quella manifestazione dovrà pronunciarsi apertamente sulla vicenda (con una netta contrarietà, a mio modesto parere), altrimenti prevarrà la logica di un nuovo Arcobaleno, rappresentata peraltro fisicamente da una parte dei promotori della manifestazione stessa.
Serve dare infine il massimo contributo per la riuscita dello sciopero generale del 17 ottobre promosso dal sindacalismo di base, in quanto unica e importante giornata di lotta che, partendo dai luoghi di lavoro, organizza lo sciopero politico e sociale contro il governo.
Serve nettezza e irriducibilità nella scelta comunista e di classe, ma anche grande pazienza nel cementare la fiducia per una nuova opposizione duratura. Dipende da ognuno di noi.