Manfredonia, dopo 30 anni l’arsenico torna a colpire

Sarà una strana coincidenza, ma la contaminazione da arsenico che ha colpito in questi giorni una decina di lavoratori addetti alle operazioni di bonifica degli impianti ex Enichem di Manfredonia cade a qualche giorno dalla data dell’anniversario -trent’anni, il prossimo 26 settembre – dello scoppio della colonna di arsenico che provocò la dispersione nell’ambiente di 32 tonnellate di arsenico, noto cancerogeno, e, nel tempo, decine di morti per cancro tra operai e popolazione civile. L’indicatore inequivocabile della grave contaminazione è stata la presenza abnorme di arsenico nelle urine degli addetti della calabrese Mosmode, azienda appaltatrice della Syndial – ex Enichem – nei lavori di smontaggio impianti e bonifica, guarda caso, nell’Isola 5 dell’ex petrolchimico, esattamente dove 30 anni fa si verificò lo scoppio. L’area risulta oggi transennata e le operazioni al suo interno sono coperte da un clima di segretezza molto sospetto, tanto da far dichiarare ad un tecnico, che chiede però l’anonimato per timore di ritorsioni, che «l’Isola 5 è un mondo a parte». Insomma, la ripresa delle operazioni di bonifica, su cui è già intervenuta la magistratura col sequestro di alcuni suoli, ritenuti irregolari, accumulano un ritardo decennale, tra procedure di infrazione riscontrate dalla Commissione europea nei confronti dello Stato italiano proprio per inadempienze in aree in situazione di pericolo per la salute umana e l’ambiente, conferenze di servizi dei comuni interessati – Manfredonia, Monte Sant’Angelo, Mattinata – che impongono proroghe e rispetto dei tempi, e nuovi controlli dei commissari tecnici d’ufficio della Procura di Foggia, che sovrintendono allo smontaggio degli impianti di caprolattame e fertilizzanti e allo scavo e al trasporto di ingenti quantità di terreni contaminati da arsenico, code tolueniche e code benzoiche da avviare all’inceneritore Fenice di Melfi o a discariche tedesche o francesi. Le operazioni di monitoraggio ambientale sono invece state appaltate alla romana Environ.

Soprattutto, ci troviamo di fronte a una nuova fase della bonifica, caratterizzata però da vecchi allarmi sull’avvelenamento da arsenico. I dieci operai con livelli alti di arsenicuria sono stati infatti subito allontanati dai siti ex Enichem, ma l’allarme è entrato nelle case dei manfredoniani, memori della mattanza che ancor oggi si consuma nei corpi di operai colpiti dal tumore, che nei decenni passati hanno lavorato nella grande fabbrica della chimica di Stato. Un allarme che non è passato inosservato tra i dipendenti delle decine di aziende del contratto d’area, che chiedono garanzie e certezze sulla loro salute. «Con aziende come la Manfredonia Vetri -osserva Tonino D’Angelo, presidente nazionale di Medicina Democratica – non c’è da stare allegri. Oggi vediamo un film già visto trent’anni fa in un territorio in cui non è stata effettuata neanche la valutazione ambientale strategica, pure prevista e dove, solo per farti un esempio del metodo seguito, noi siamo stati esclusi dalla partecipazione ai vari tavoli». Ricordano i Verdi: «Finora tutto andava in un modo che non dispiaceva a nessuno, ma qui da decenni gli impianti e le discariche di arsenico sono tenute in condizioni ed interventi precari. Passa l’emergenza e tutto tace. Di fatto non c’è nessuna reale bonifica. Il territorio non è risanato». Lo smontaggio dei vecchi impianti, ora destinati ai Paesi dell’Est Europeo, e gli scavi dei suoli inquinati ha portato alla diffusione in città di cattivi odori «ma qui tutto – continuano gli ambientalisti – avviene in un clima di omertà. La popolazione chiede risposte sulla salute pubblica, ma ciò che avviene lì dentro resta un mistero per tutti. Gli operai temono il posto di lavoro e le aziende dell’appalto non hanno interesse a divulgare i risultati all’esterno». E mentre l’Arpa vigila sullo stato del terreno contaminato, la Cgil chiede a gran voce un monitoraggio più efficace delle diverse fasi della bonifica. I Verdi, intanto, annunciano un esposto denuncia alla Procura di Foggia per l’acquisizione della documentazione delle operazioni di bonifica e delle certificazioni mediche dei lavoratori.

Insomma, il clima si surriscalda mentre l’amministrazione di Manfredonia, con il sindaco Paolo Campo e l’ex sindaco Gaetano Principe, sta riscaldando i motori per dare il via ad una serie di manifestazioni rievocative del grande dramma industriale e civile della città: «L’obiettivo – dicono i Verdi – è anche quello di nascondere la grave situazione attuale, minimizzare l’accaduto e celebrare a proprio vantaggio quel pezzo di storia». Peccato che proprio quell’amministrazione, ricorda D’Angelo, ha lasciato sole per decenni le famiglie e le vedove dei lavoratori morti a sostenere l’impari scontro psicologico ed economico contro l‘Enichem, declinando finanche l’invito ad intitolare una piazza alle vittime del petrolchimico. «Ma – ricorda una vedova – per loro forse i nostri mariti morti non sono delle vittime, ma i costi per il loro progresso».