Maddalena addio, vogliono decuplicare la base militare Usa

Ecco il piano segreto. Si chiama “Regional shore infrastructure plane” e trasforma l’arcipelago in una caserma nucleare

La Marina da guerra statunitense moltiplica a dismisura le sue basi in Sardegna. Il progetto è faraonico, molto particolareggiato e soprattutto ben motivato. Dopo l’11 settembre gli americani devono adeguare gli standard di sicurezza delle proprie installazioni militari e, per quanto riguarda la Sardegna, tentare di concentrare le 17 strutture attualmente sparse nell’arcipelago della Maddalena in 5 mega-poli molto più funzionali ed efficienti.
Non si parla più di approdo per sommergibili nucleari ma evidentemente di una base navale vera e propria con tanto di comando, caserme, alloggi, palestre, centri commerciali. Si parla di «miglioramento del rapporto tra qualità del lavoro e qualità della vita e di incrementare l’assistenza operativa alla flotta della struttura di Santo Stefano».

La prova che l’operazione di allargamento sia già in una fase piuttosto avanzata è rappresentata da un documento in inglese dello scorso luglio intitolato, Regional shore infrastructure plan (Rsip), letteralmente “Piano regionale infrastrutture costiere”. Un testo top secret sino a ieri, elaborato dal Comando europeo della Us Navy e delle forze armate americane, che Liberazione e Il giornale di Sardegna hanno intercettato e analizzato.

Il documento sarà presentato ufficialmente alle autorità italiane il mese prossimo ma nel frattempo, e del tutto informalmente, il presidente della Regione Renato Soru ne ha preso visione, anche se lui smentisce. Fatto sta che il governatore ha chiesto un incontro e spiegazioni in proposito al ministro della Difesa Antonio Martino.

Si tratta di 14 diapositive in formato digitale utilizzate per illustrare i piani di potenziamento americano nell’isola. I numeri sono impressionanti. A fronte degli attuali 28mila metri quadri occupati, il fabbisogno totale delle superfici richieste lievita a 86.700 metri quadrati spalmati tra le isole di Santo Stefano e La Maddalena e nel comune di Palau. E’ significativo che gli americani rivelino solo il dato delle superfici e non quello delle cubature. Nell’ipotesi che gli edifici in progetto abbiano un’altezza media di 8 metri si giungerebbe infatti a un volume complessivo spropositato, vicino ai 700mila metri cubi. Un mostro stagliato sulle coste di un parco marino.

The core mission, il cuore di tutto il piano, resta Santo Stefano, l’isolotto dove attualmente approdano i sottomarini atomici all’ombra della nave balia. Al momento si sa che gli Usa stanno procedendo all’ampliamento dell’installazione concessa nel 1972 in virtù di un accordo segreto mai ratificato dal Parlamento italiano. E si sa che i nuovi edifici in cemento armato che prendono il posto dei prefabbricati coprono 50 mila metri cubi. La Regione con il presidente Soru in prima linea si è opposta strenuamente anche a questo primo ampliamento, il Consiglio regionale, a gennaio del 2004, aveva approvato una mozione dove si chiedeva l’allontanamento della base in tempi ragionevoli e prestabiliti. Parole al vento. Gli alti comandi Usa giudicano un impiccio l’espressione della volontà popolare come è dato leggere nelle note della diapositiva 13: «In questo momento la realizzazione del progetto può essere ostacolata dalla politica regionale sarda».

Nel documento Usa si manifesta l’intenzione di chiedere l’area di Santo Stefano dove attualmente si trova il comando italiano e l’arsenale sotto roccia, per costruire caserme, uffici, strutture ricreative. E forse per stoccare armi nucleari nel deposito interrato? La porzione sud ovest di un altro arsenale, quello della Maddalena (dove il comune vorrebbe costruire un cantiere nautico), dovrebbe essere destinata a magazzini, palestre, ambulatori e sempre a caserme. La zona chiamata Vaticano a Moneta ospiterebbe mercato, poste e negozi. Nella regione Trinita sono previsti gli alloggi. Stanziamento complessivo, 171 milioni di dollari a partire da quest’anno. Fine lavori nel 2013. Significativa è la previsione per ottenere le autorizzazioni che gli Usa calcolano in almeno 2 anni. Ciò significa che non immaginano un percorso in discesa. Ma a sostegno dello Zio Sam, come già è successo, accorrerà certamente il ministro della Difesa Antonio Martino. I comandi Usa lo sperano. In una nota del foglio 6 si legge: «Il ministro della Difesa italiano concederà territorio e strutture del deposito italiano». Il tutto fa pensare che siano già in corso trattative tra ministero e Stati Uniti anche se il sottosegretario Salvatore Cicu smentisce. Una cosa è certa, gli americani non hanno alcuna intenzione di ammainare bandiera in Sardegna.