Ieri picchiatore, oggi promosso a gestire e valutare chi entra e chi esce dallo stesso Cpt in cui lo beccarono a menare le mani.
Giacomo Alessi, palermitano ma residente a Bologna, classe 1956, la notte del pestaggio punitivo del 2 marzo 2003 era l’ispettore di polizia che guidava gli agenti in tenuta antisommossa. Il suo ruolo era inequivocabile già nel racconto che il principale testimone della nottata, Said Imich, fece sulle pagine di questo giornale alcuni giorni dopo il pestaggio (la sua testimonianza è finita anche nella trasmissione Report e nel libro di Marco Rovelli Lager italiani). Alessi è quello che guida la spedizione e sfonda la porta dietro la quale si erano rifugiati Said e gli altri vedendo arrivare il drappello di agenti in tenuta antisommossa. «Uno degli uomini che erano nella stanza con me – aveva raccontato Said – che poi è uno di quelli che alla fine erano ridotti peggio e che è stato immediatamente rimpatriato, ha urlato: “ispettore, non c’è bisogno che sfondi la porta. La apriamo e ne parliamo”. E lui ha risposto:”No, io la sfondo e sfondo anche voi”. Poi è entrato e gli ha dato una manganellata in testa».
Ad accusare Alessi non ci sono solo quelle parole. A settembre dello stesso 2003 Said insieme ad altri sette immigrati vittime del pestaggio (alcuni erano già stati rimpatriati, e alcuni dei testimoni sono finiti più volte nel Cpt anche oltre quel che prevede la Bossi Fini) si presentò all’incidente probatorio e identificò lui e altre dieci persone, tra cui il responsabile del Cpt per la Croce rossa, Silvano Tedeschi. A settembre del 2004 le accuse erano già definite: a giudizio per lesioni, oltre a Giacomo Alessi, Paolo Cognitti (classe 1975), Sergio Valentini (1978) e Giuseppe Marini (1969), tutti e tre agenti del servizio volanti.
Che ci sarebbe stato un processo in cui i poliziotti avrebbero fatto fatica a difendersi, era chiaro già da allora. Pure, come è già accaduto in qualche caso per i responsabili dei pestaggi del g8 a Genova, Alessi viene rimosso dal cpt solo temporaneamente. La notte del pestaggio, come riporta l’avviso di conclusione di indagini, Alessi era l’ispettore di turno «responsabile della vigilanza e dell’ordine pubblico nel centro di permanenza temporanea». Una responsabilità temporanea, per l’ispettore del commissariato di polizia Bolognina-Pontevecchio visto che all’epoca, nonostante le richieste del Siulp, non esistevano responsabili «fissi».
Il pestaggio per Alessi è l’occasione per ottenere un piccolo scatto di carriera: già nel 2003 lo ritroviamo in servizio all’ufficio immigrazione della questura di Bologna a gestire il rilascio dei permessi di soggiorno. E due anni dopo, nel 2005, ecco l’ulteriore sorpresa: ritorno – anche se il livello gerarchico non è mai cambiato – nel cpt con un ruolo quasi da dirigente, come avviene spesso per gli ispettori con una lunga anzianità di servizio. E’ il responsabile degli ingressi nel cpt, quello che valuta con un certo margine di discrezionalità chi trattenere e chi no, posto che l’ultima decisione spetta al funzionario. Quello presente alle udienze di trattenimento a via Mattei. Inutile dire che sul suo conto il Viminale non ha mai avviato alcuna procedura disciplinare.