Come si fa a elencare ogni giorno i tre quattro morti sul lavoro che le agenzie di stampa puntualmente registrano, e accostarvi, senza avvertire nella propria bocca il sapore del cinismo, gli «inviti» del presidente della Repubblica Napolitano a considerare «centrale» per la politica la «sicurezza sul lavoro», e le garanzie del governo che il «Testo unico» in materia risolverà i ‘problemi’? Parole. E puntualmente in tre, quattro, ogni giorno continuano a morire.
Ridurre «il danno» sembra la filosofia che va per la maggiore – pur se la morte pone a questo incipit di buoni sentimenti un limite crudo – e da questo punto di vista va detto che il Testo del governo di centro-sinistra, in via di definizione, non ha nulla a che vedere con i precedenti tentativi dell’epoca berlusconiana. E però.
Il problema, per la salute e sicurezza delle donne e uomini al lavoro, si annida infatti nelle omissioni, in quel che non c’è nella produzione prodiana.
Per esempio, se pur si decide qualche attenuazione, non viene cancellata la depenalizzazione per i reati contro la salute dei lavoratori che aveva instaurato il centrodestra. E il precedente pesante è alle spalle, è la legge sull’indulto: per la prima volta dal 1945, l’indulto comprende anche le violazioni penali della sicurezza nel lavoro.
Un’altra avvisaglia negativa sortisce dall’esito della Conferenza di Napoli sulla salute. In quell’occasione, alla fine, dopo gli interventi prefabbricati fu fatto parlare anche Dante De Angelis, rappresentante del Coordinamento nazionale degli Rls – ossia i delegati alla sicurezza nei luoghi di lavoro: fu gratificato di applausi e il ministro del Lavoro, le Istituzioni, presero l’impegno di «ascoltare gli Rls», senza dubbio, prima di completare il Testo unico sulla salute e sicurezza.
Bene, questo non è avvenuto , e forse non a caso, visto che nel Testo non c’è alcuna intenzione di riqualificare e sostenere i delegati dei lavoratori alla sicurezza.
Ma le omissioni non si fermano qui. Il Testo prodiano non interviene sulle norme del governo Berlusconi che smontò tutte le attività «ispettive». Quelle delle Asl, che dovrebbero intervenire direttamente sulla salute nei luoghi di lavoro; quelle degli ispettori del ministero del lavoro che dovrebbero intervenire sulla occupazione nera, irregolare, che alimenta i rischi per la vita dei prestatori d’opera. Purtroppo il governo, che aveva promesso di assumere altri mille «ispettori del lavoro» e di riattivare l’intero meccanismo di garanzia, non l’ìha fatto: le attività «ispettive» sono ferme.
Insomma, alle solite, il rischio è di ritrovarsdi un Testo unico pieno di buone intenzioni, di nessuna efficacia. Per altro, senza inficiare i ‘buoni propositi’, ben ricordiamo che tutto l’iter dei provvedimenti governativi sulla sicurezza e salute dei lavoratori, dalla legge 626 in poi – non che nelle epoche precedenti – è sempre accompagnato da un pressing ‘esterno’ di grande mole: immagine plastica è lo stazionare instancabile delle lobby grandi o mediopiccolo industriali, artigianali, di commercialisti e quant’ altro, attorno alle stanze «del potere», governativo, parlamentare, e giù a scendere. Dalla cui morsa, ci insegna l’esperienza, le istituzioni fanno fatica a districarsi.
Troppo fresca è l’esperienza, per dimenticarsene, dell’intenso lavoro di un giurista come Carlo Smuraglia dei Ds, presidente della Commissione permaenente del senato – lavoro e previdenza – nel precedente governo dell’Ulivo fino al 2001. Ebbene, Smuraglia avviò e concluse un’inchiesta bicamerale sulla sicurezza nel lavoro che produsse esiti significativi – fra l’altro ne indicava il germa patogeno in un elemento strutturale, la nuova organizzazione flessibile già in pieno dispiego. Ebbene, tutte le sue iniziative furono bloccate.
Oggi, non diversamente, è l’ideologia della «concertazione» tra imprese, sindacati, istituzioni, la mina vagante. La salute, la vita, non può essere «mediabile»: o è inviolabile, indivisibile, o non è.