L’Università chiede «una svolta». Bisogna assumere 20 mila precari

«Finora l’università è stata la Cenerentola di questo governo: non è possibile che nei giorni in cui si scopre un “tesoretto” di 7-8 miliardi di euro, ben 16 atenei italiani chiudano i loro bilanci in rosso, mettendo a rischio la propria sopravvivenza». Il segretario generale della Flc Cgil, Enrico Panini, non usa mezzi termini e dal centro congressi Cavour di Roma, dove il sindacato ha tenuto un’affollata assemblea, lancia l’allarme università. E i numeri sono davvero drammatici, non solo rispetto al lavoro – un esercito di 45 mila ricercatori precari – ma anche rispetto alla qualità del servizio: rispetto ad altri paesi europei con la stessa popolazione studentesca, da noi giungono alla laurea ben il 30% degli studenti in meno. Una «moria» dei cervelli cui deve dare risposta, in ultima analisi, il governo: «Bisogna aprire una riflessione sull’Università in Italia – incalza Panini – e insisto sull’Università statale. Non è possibile che a ogni finanziaria si taglino mezzi».
E dire che il sindacato aveva organizzato a fine 2006 «il primo sciopero generale nell’epoca del governo di centrosinistra, proprio per chiedere più mezzi in finanziaria: e abbiamo ottenuto solo qualche milione di euro in più e qualche centinaio di assunzioni». I docenti universitari chiedono inoltre di essere contrattualizzati, perché essendo la loro condizione lavorativa stabilita per legge (come ad esempio per le forze di polizia), sono esposti ai capricci del governo. Oltre ai mezzi, poi, il grosso problema è la precarietà: il sindacato chiede «la stabilizzazione di 20 mila precari entro i prossimi tre anni – spiega Panini – e l’esaurimento dell’intero bacino della precarietà entro fine legislatura».
Ma non è che se la passino meglio gli altri comparti della conoscenza, e infatti il 16 aprile il settore va in sciopero: su 1 milione e 100 mila lavoratori della scuola, infatti, i precari sono circa 250 mila, ma è prevista l’assunzione di soli 150 mila entro il 2009 (e anzi qui la situazione è un po’ più avanzata). Negli enti di ricerca, i precari in attesa sono 35 mila, ma il governo dell’Unione ne stabilizzerà per ora solo tra i 5 mila e i 6 mila. Lo sciopero è indetto anche per i contratti del comparto, scaduti tutti il 31 dicembre 2005 (oggi fanno 15 mesi), per i quali non sono stanziati risorse sufficienti. Accanto al settore conoscenza, comunque, è bene ricordare che scenderanno in piazza anche i lavoratori del pubblico impiego, pure loro privi di contratto e senza certezze sui tantissimi lavoratori precari.
Quanto al settore della conoscenza, Panini spiega le richieste al governo: «I fondi del “tesoretto” devono essere chiariti ai tavoli di concertazione: ci devono dire a quanto ammontano e stabilire con le parti sociali quanto dedicare al debito, al lavoro e ai pensionati, a ricerca e scuola. Noi della conoscenza siamo “imbufaliti” per un altro motivo: alla sigla del memorandum per il lavoro pubblico il governo aveva promesso un tavolo anche per noi, ma fino a oggi non c’è traccia».
Molto dure anche le parole del leader Cgil Guglielmo Epifani: «Il governo è fragile e questo lo costringe a lavorare giorno per giorno, senza programmare, anche sull’università. Servono interventi entro settembre, per non perdere un altro anno, un’altra finanziaria. Bisogna parlare di contrattualizzazione del personale, del superamento della precarietà. Sarebbe utile che il Cnel o il Parlamento aprissero un’inchiesta su questi problemi».