«L’Unità scrive, poi qualcuno cerca di farmi fuori»

Il mandante? L’Unità, ovviamente. Qualcuno voleva «far fuori» il Presidente del Consiglio e dove aveva trovato ispirazione? Ma nel giornale fondato da Antonio Gramsci, va senza dire. Nei suoi scritti. Negli articoli. Dentro gli editoriali e i reportage. Dovunque. Colate di
piombo spese per denigrare, offendere, vilipendere il Cavaliere e, peggio ancora, concorrere ad attentare alla sua vita.
L’ennesimo attacco al nostro giornale arriva nella mattinata di ieri. Berlusconi è appena agli inizi del suo quotidiano tour mediatico. Ospite di Maria Latella a «Sky Tg 24» rivela: «L’Unità una volta ha scritto che sono peggio di Saddam Hussein, che sono un dittatore e la sera stessa qualcuno ha cercato di farmi fuori». La voce del Cavaliere non tradisce emozione, ma gli mancano le parole per raccontare altro. A quale articolo si riferiva? Uscito quando? Quale era il suo contenuto? Così forte, così violento, così grondante sangue da riuscire ad armare la mano di «qualcuno» che voleva farlo fuori. E in poche ore. Un detto fatto criminale: la mattina esce l’articolo, l’attentatore lo legge, si ispira, si organizza e parte all’assalto. Berlusconi non chiarisce, né nella trasmissione ci sono domande che lo aiutino a ricordare. No il capo del governo lancia la pesante accusa e passa ad altro. Il solito altro: le presenze tv che ormai lo hanno stufato, Mamma Rosa, Apicella, i comunisti, l’euro, l’Unipol e Consorte, champagne e belle donne…La sfiancante marmellata tv di questo lunghissimo reality elettorale.
Questa volta il premier ci ha risparmiato la minaccia di ricorrere alla Avvocatura dello Stato, e noi abbiamo cercato di approfondire. Chiamando i diretti interessati: la Presidenza del Consiglio. Più precisamente il sottosegretario Paolo Bonaiuti. Una impresa ardua. Perché per tutto il giorno Bonaiuti è risultato non rintracciabile dai suoi più stretti collaboratoti. «Il sottosegretario è dal presidente». Ore di attesa interminabili. «Ci lasci il numero, richiameremo», la cortese risposta. E non richiamavano mai. E allora altre telefonate. Perché questo vuole la correttezza: il Presidente del Consiglio ha citato (malamente) un episodio grave, noi chiediamo dettagli più precisi prima di replicare. Zero. Nessuna risposta. «Il sottosegretario – è la litania che ci viene propinata da Palazzo Chigi – è a colloquio col Presidente». E allora noi immaginiamo summit, affannate riunioni per tranquillizzare gli italiani che stanno tremando dal freddo, oppure per spiegargli che la prossima stangata sulle bollette del gas è solo una invenzione del Kgb. No, il lungo vertice serve ad altro: a preparare una comparsata del premier ad una radio privata. Per fare il dj e lanciare un disco del menestrello Apicella, e per parlare del suo desiderio più grande: «Mi piacerebbe essere più bello, non so magari come Cary Grant o Gary Cooper». Una barzelletta che «come al solito non fa ridere». Così giudica l’ennesimo attacco all’Unità il direttore Antonio Padellaro. «Se Berlusconi continua a raccontare le barzellette tristi su l’Unità, qualcuno che non ha il senso dello spirito potrebbe prendere sul serio le cose che dice e magari pensare di vendicarlo…. Bisognerebbe stare attenti a dire queste cose. Anche se sono barzellette, ci sono persone che non hanno il senso dell’ironia come Berlusconi. Ho visto che sorrideva mentre lo diceva e mi sono subito rassicurato…».