Lavori «a singhiozzo» sia alla camera che al senato. Ma i proporzionalisti non vedono l’ora di scendere dalle barricate
Come prima, più di prima, l’Unione non scende dalle barricate erette contro il colpo di mano centrista sulla riforma elettorale. Anche l’ultima trovata del «Toscanellum» non convince i gruppi parlamentari del centrosinistra a cedere dall’ostruzionismo ossessivo praticato con successo sia alla camera che al senato. Ostruzionismo che continua a bloccare i lavori delle camere. Al senato infatti ieri il numero legale è mancato per ben sette volte, rinviando la discussione dell’articolo 1 del ddl sul risparmio a stamattina. Un’operazione riuscita anche alla camera, con i lavori dell’aula che per tutta la giornata sono andati avanti a singhiozzo. Tutti, dall’Udeur a Rifondazione comunista, escludono qualsiasi ipotesi di dialogo, di merito e di metodo, sulla riforma elettorale. E annunciano così il proseguimento delle cariche ostruzionistiche. Nonostante la soglia di sbarramento sia passata al 2%, ben alla portata dei più piccoli cespugli ulivisti, per il capogruppo Ds a Montecitorio Luciano Violante «non cambia nulla, non si può fare una legge elettorale nella situazione economica in cui siamo, con le famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese». D’accordo Pierluigi Castagnetti della Margherita: «Il nostro è un no definitivo, dalla Cdl non ci hanno ancora detto perché si dovrebbe rinunciare al maggioritario e passare con un colpo di mano al proporzionale, un cambio di sistema elettorale ha a che fare con la qualità del nostro sistema democratico, non si inventa in una notte ma dovrebbe invece essere il frutto di una discussione ampia e condivisa nel paese e in parlamento».
Impostazione identica nella sinistra «radicale». Per Alfonso Pecoraro Scanio «la maggioranza sta dando uno spettacolo patetico, quando avranno smesso di insultarsi trovino anche un po’ di tempo da dedicare agli interessi reali dell’Italia. In queste condizioni sarebbe meglio per tutti andare al voto e risparmiare mesi di agonia ai cittadini». Anche i proporzionalisti come Rifondazione comunista non cedono alle lusinghe del centrodestra. Per Franco Giordano, capogruppo Prc alla camera, «non si fanno modifiche del sistema elettorale con il solo fine di perdere meno e non dentro un percorso di ricostruzione democratica. Per noi l’intera partita sulla democrazia, le riforme e il sistema proporzionale parte nella prossima legislatura».
Una simile blindatura certo non consente vita facile a chi non ha mai nascosto le proprie preferenze proporzionali. Dentro Rifondazione, per esempio, le quattro minoranze (che raccolgono il consenso del 40% degli iscritti) hanno votato compatte all’ultimo comitato politico nazionale un ordine del giorno alternativo a quello di Bertinotti, bocciando sì la legge truffa tentata dal governo ma chiedendo ai propri parlamentari di impegnarsi a «rilanciare un progetto di riforma elettorale di tipo proporzionale già in questa legislatura». «C’è una questione di autonomia del partito rispetto all’Unione e alla prospettiva del governo – osserva Alberto Burgio, esponente dell’area dell’Ernesto – se quella di Follini è una legge truffa non vuol dire che il Prc non debba discutere davvero, come ha sempre fatto, del fallimento del maggioritario». Anche dentro la Margherita più di qualcuno rimpiange il proporzionale che fu, anche se per ora solo ex-dc come Gerardo Bianco e De Mita sono usciti allo scoperto pubblicamente. Ma in un coro simile, con le elezioni ormai alle porte, sono davvero poche le voci che si distinguono.