L’Unione ha visto la luce

Per fortuna c’è papa Ratzinger. Giovedì, a due giorni dalla manifestazione di Milano sulla legge 194 e da quella di Roma sui Pacs, il sommo pontefice ha voluto ribadire che la chiesa è categorica per quanto riguarda sia l’aborto che le coppie di fatto. No alla pillola Ru 486, dunque, e no a tutte le forme di unione diverse dal matrimonio. Un bel lancio, per le manifestazioni di oggi, non sia mai qualcuno avesse dimenticato che il Vaticano è ormai pervasivo e non lascia praticamente passare giorno senza lanciare anatemi. Preferibilmente di fronte al mondo politico, visto che l’ultima sortita papesca era rivolta agli amministratori del Lazio, di Roma e della sua provincia. Dev’essere che oltretevere non si fidano granché della buona volontà dei fedeli, se papa Ratzinger e il tuttologo Camillo Ruini preferiscono parlare a chi fa le leggi piuttosto che alle coscienze dei credenti. Dovrebbero fare attenzione gli alti prelati: il proibizionismo di solito produce una gran voglia di trasgressione… Ma tant’è: nell’Unione di fatto, quella capeggiata da Romano Prodi, le prediche del pontefice e in generale delle cosiddette alte sfere ecclesiastiche producono sempre un certo effetto. Il centrosinistra si è insomma fatto convincere dalla Santa sede che per la sua affermazione il voto dei cattolici sia determinante, e che i cattolici in questione non ammettano diritto di cittadinanza sotto le insegne unioniste a chi non la pensa come loro, visto che con le leggi che lo permettono o lo permetteranno (nel caso delle unioni civili, forse) nessuno sarebbe obbligato con la forza a «pacsarsi» o abortire. Dopo la morte di Woytjla e l’avvento di Ratzinger, comunque, in tanti, per non dire troppi, nell’Unione hanno visto la luce e c’è chi riscopre una fede dimenticata, chi rimane in estasi nell’ascoltare il suono delle campane chi, prima o poi anche da questa parte, tirerà fuori le zie suore. E il povero Romano Prodi deve sempre cercare di mettere pace tra chi è lì lì per prendere i voti e chi (ma sono sempre meno), cerca di difendere con i denti lo stato laico. La manifestazione sui Pacs con tanto di celebrazione di «matrimoni» in piazza? Cielo che errore, avrebbe esclamato il professore, perché tanto «folklore», per affrontare una «questione delicata»? Il leader del centrosinistra si è detto «amareggiato». perché teme che spingersi troppo oltre (verso Zapatero più che verso Rutelli, per intendersi), incrini l’equilibrio della coalizione già ulteriormente minato dal ritrorno al proporzionale. Ma stia tranquillo, il professore. Né le donne né il movimento omosessuale hanno mai voluto ridurre a semplice flolklore le loro battaglie. La piazza di oggi non è certo l’ultimo atto goliardico di una elaborazione che comunque non si ferma.

La questione delicata è dunque una sola. E le manifestazioni di oggi vogliono mettere i piedi in quel piatto: quello di una laicità che rischia di diventare parola impronunciabile anche nel centrosinistra – a meno che non sia l’outsider Pannella a farsene portavoce – lasciando il campo all’estremismo integralista (e opportunista) che avanza, dagli Usa al cupolone. I leader del centrosinistra, invece di temere le scomuniche e il crollo dell’impalcatura tenuta in piedi dall’antiberlusconismo, farebbero bene a fermarsi un attimo a riflettere. E oggi, invece di ripetere l’errore di Francesco Rutelli al gay pride del 2000, vadano a manifestare, a Roma e Milano, sperando che san Benedetto porti anche una ventata di primavera.