Scarsissimo risalto ha avuto sulla stampa occidentale (e anche, purtroppo, tra le forze che in Europa si presume siano maggiormente coinvolte nella lotta per la pace e che avrebbero il dovere di valorizzare tutte le iniziative che favoriscano una soluzione negoziata dei conflitti in corso) l’importante presa di posizione dell’Unione Africana (UA), la principale organizzazione regionale dei paesi dell’Africa, in merito agli sviluppi della situazione in Libia.
Il 25 maggio, il comitato ad hoc dell’UA, che era stato creato ancor prima dello scatenamento dell’aggressione della NATO contro la Libia, ha ribadito la sua contrarietà all’azione militare della coalizione occidentale, è ha reiterato la richiesta di una soluzione pacifica della crisi nel paese nord africano.
Per ottenere uno sbocco negoziato e pacifico del conflitto in corso, in cui gli attacchi aerei della NATO hanno già provocato la morte di quasi 800 civili e il ferimento di oltre 4.000 e le vittime fra i militari sono incalcolabili, l’UA ha proposto una “road map” in cinque punti, che raccomanda alle parti coinvolte di impegnarsi nella protezione delle popolazioni civili, porre fine alle ostilità e assicurare aiuto umanitario non solo ai libici, ma anche ai tanti lavoratori immigrati, in particolare di origine africana, che risiedono in Libia. Il comitato ad hoc ha anche esortato a intavolare rapidamente un dialogo politico che permetta di porre finalmente fine al confronto armato.
La “road map” presentata dall’Unione Africana ha incontrato immediatamente un’accoglienza favorevole da parte del governo di Tripoli. Nei giorni scorsi, l’Unione Africana si è incontrata ad Addis Abeba con una delegazione guidata da Ahmed Zuni, presidente del Congresso del Popolo Libico. Secondo Jean Ping presidente della Commissione dell’Unione Africana, la delegazione avrebbe confermato la totale condivisione da parte della Libia del percorso suggerito dalla “road map” suggerita.
I membri del comitato ad hoc dell’UA hanno più volte cercato di recarsi in Libia, dal 19 marzo, data di inizio degli attacchi aerei imperialisti contro la Libia, allo scopo di mettersi in contatto con le parti in causa nel conflitto per cercare una soluzione negoziata, ma hanno dovuto rinunciare alla loro missione a causa della proibizione dei voli nei cieli libici, sancita dalle forze della coalizione occidentale. Un segnale inequivocabile delle riserve dei paesi africani nei confronti dell’iniziativa militare della NATO, è rappresentato dalla mancata partecipazione dell’UA all’ultima conferenza internazionale sulla questione libica svoltasi a Londra.
Jean Ping ha voluto riaffermare anche in un incontro con gli organi di stampa, che l’Unione Africana desidera una risoluzione pacifica della crisi, paventando il timore che la Libia possa trasformarsi in un’ “altra Somalia”. Il dirigente ha anche ribadito che, per l’organizzazione regionale africana, l’intervento militare di alcuni paesi occidentali sta andando ben al di là del mandato assicurato dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU e sta rischiando di provocare una crisi umanitaria di proporzioni imprevedibili. Per questa ragione, l’Unione Africana è determinata a continuare il suo sforzo di pace, cercando di restare in contatto con tutte le parti implicate, nel tentativo di assicurare uno sbocco pacifico e negoziato al terribile conflitto in atto.