Non piacerà agli Stati uniti il patto il 17 punti siglato ieri a Caracas
Ieri a Caracas l’incontro fra il pragmatismo di Lula da Silva e l’utopismo di Hugo Chavez potrebbe aver sortito un passo importante verso i due obiettivi di fondo, da sempre perseguiti e finora sempre mancati, dell’America latina: sovranità e integrazione. Nella capitale venezuelana i presidenti di Brasile e Venezuela hanno avviato i presupposti concreti di quella che entrambi hanno definito, nel comunicato finale congiunto, «un’alleanza strategica profonda». In diversi campi: diciassette per la precisione, fra cui quelli del petrolio ed energia, delle infrastrutture e anche in campo militare.
Lula è arrivato a Caracas di prima mattina portandosi dietro, come sempre in occasione dei suoi numerosissimi viaggi all’estero, un nutrito seguito di imprenditori pubblici e privati. Al palazzo presidenziale di Miraflores era in programma un «Incontro imprenditoriale Venezuela-Brasile» e un incontro fra i due presidenti, durato tutta la giornata. Entrambi hanno parlato di «alleanza strategica». «Dobbiamo essere capaci di fare del secolo XXI il secolo dell’America latina, il secolo della vera integrazione e unione», ha concluso Chavez.
Brasile e Venezuela sono due pesi massimi del Cono sud, decisivi per il successo o il fallimento di ogni ipotesi di sviluppo e di integrazione. Nel 2004 l’intercambio commerciale è stato pari a 1.6 miliardi di dollari. che quest’anno dovrebbero diventare 3 miliardi.
Il vertice doveva concludersi, oltre che con le dichiarazioni politiche, con progetti di investimenti bilaterali per 3 miliardi di dollari. Che non è un piatto di lenticchie.
Nella sua visione dell’unità bolivariana dell’America latina, Chavez ha lanciato l’idea di unire le forze per contrastare lo strapotere dei paesi più ricchi – Stati uniti e Unione europea – e avviare uno sviluppo autonomo in tutti i campi. Petrolifero, finanziario, mediatico attraverso la creazione della Petrosur, una grande compagnia continentale che metta insieme le compagnie statali dei singoli paesi; di un Banco del Sur che gestisca le finanze (e le riserve); di una Telesur che competa da pari a pari con i grandi network privati, e quasi sempre ostili, degli Stati uniti (la Cnn, la Fox, la Univision) e latino-americani (la Globo in Brasile, la Televisa in Messico, la Venevision in Venezuela che Chavez conosce bene…).
Progetti a lunga scadenza, nel migliore dei casi. Anche se il vulcanico Chavez ha presentato al Forum sociale di Porto Alegre il progetto di tv continentale, con sede centrale e Caracas e corrispondenti in tutta l’America latina, e poi subito dopo è andato a Buenos Aires a firmare un accordo di cooperazione in tale senso con il presidente argentino Kirchner.
Anche i progetti di integrazione in materia petrolifera ed energetica (per non parlare di quelli in campo finanziario) non sono praticabili subito. Tuttavia ieri a Caracas si è avviato il discorso e sono stati firmati accordi per cui la Pdvsa venezuelana si farà carico della costruzione e conduzione di una raffineria in Brasile, mentre la Petrobras brasiliana avrà la licenza di cercare petrolio in Venezuela. Un segnale ulteriore della’annunciata strategia di distacco dal ruolo di fornitore privilegiato degli Usa che va ad aggiungersi alle mosse di Chavez per fare della Cina e dell’Iran partner privilegiati in campo petrolifero.
Significativa anche la collaborazione in campo militare. Il Venezuela acquisterà aerei leggeri da combattimento – i Tucano -dalla Embraer brasiliana e sfrutterà l’avanzata tecnologia del Brasile in materia di aviazione per la costruzione di aerei commerciali e, soprattutto, dei pezzi di ricambio dei caccia F-16 di fabbricazione Usa.
Una mossa che non piacerà di certo a Washington, che solo la settimana scorsa aveva già manifestato la sua «preoccupazione» per l’annuncio di Chavez del prossimo acquisto di elicotteri da combattimenti e di armi dalla Russia. Una preoccupazione che Chavez, nel suo sermone televisivo domenicale, Aló Presidente, ha definito «ridicole» dopo aver ricordato di avere più volte sollecitato, inutilmente, i nordamericani a vendere i pezzi di ricambio per gli F-16.
Una linea di integrazione e di indipendenza – sia quella più soft di Lula sia quella più aggressiva di Chavez – che presenta un grado di maggior immediatezza e concretezza dell’Unione sudamericana nata a Cuzco di dicembre e che Bush e soci non prenderanno per niente bene.