Se l’inchiesta fosse andata avanti, oggi il vicecommissario Luis Patti sarebbe stato processato in Italia . Un comitato di difesa dei cittadini argentini di origine italiana, vittime della dittatura, l’aveva incluso in un dossier presentato nel corso degli anni alla magistratura italiana. «Luis Patti – ricorda l’avvocato Marcello Gentili – era sospettato dell’uccisione di Osvaldo Cambiaso, ma il caso non andò oltre l’istruttoria e venne archiviato insieme a molti altri ricorsi, nel ’99». L’ex- poliziotto, su cui i comitati di sostegno avevano raccolto una nutrita documentazione, non sarà quindi fra gli accusati dell’unico processo ancora in corso nell’aula di Rebibbia, il processo Esma, acronimo di una delle più feroci sedi di tortura di Buenos Aires.
Ma Jorge Ithurburu, portavoce del comitato promotore del processo Esma, ricorda: «Luis Patti era ufficialmente responsabile della morte di Osvaldo Cambiaso e di Eduardo Pereyra Rossi, due dirigenti montoneros, uccisi, secondo la polizia, perché non si erano fermati a un posto di blocco. Il verbale era firmato da Patti, che presiedeva quel posto di blocco. Ma questa – continua Jorge – fu la solita versione di comodo presentata dalla dittatura. In verità i due militanti vennero sequestrati in un bar 6 ore prima. Ci furono dei testimoni».
Si era a fine ’82. «Noi, però – continua Jorge – siamo convinti che Patti avesse solo reso un servizio ai suoi superiori in cambio di favori politici, che poi otterrà, e che i due militanti siano stati torturati e uccisi da un’altra parte». La stessa sorte che sarebbe toccata al testimone Luis Gerez, accusatore ufficiale di Patti, che lo ha riconosciuto come proprio torturatore. La stessa sorte che probabilmente è toccata al primo testimone desaparecido, Julio Lopez. E Miguel Bonasso – l’ex montonero oggi deputato, compagno di Cambiaso – in una recente intervista al manifesto aveva denunciato il clima torbido che esiste in Argentina e le intimidazioni con cui – aveva detto – «ho imparato a convivere». Per Bonasso, promotore della legge che ha impedito a Luis Patti di entrare in parlamento, le manovre della destra «mirano a screditare il presidente Kirchner, l’unico che ha messo fine all’impunità per i torturatori».
Un percorso non facile, in un’Argentina in cui, in nome della sicurezza, la destra punta proprio su personaggi come l’ex-vicecommissario. «Luis Patti – riprende Jorge Ithurburu – era un poliziotto che si è sempre vantato dei risultati ottenuti con le torture, anche sui detenuti comuni. Per questo, alla fine della dittatura venne espulso dalla polizia. Ma per la stessa ragione è poi stato eletto nelle fila della destra attuale».
Osvaldo Cambiaso fu arrestato dai militari nel ’76 e rimase in carcere fino all’82, subendo isolamenti, torture e finte esecuzioni: lo strumentario repressivo ben collaudato nei centri di tortura di allora. «Venne liberato a seguito di una campagna di solidarietà e dell’intervento della Croce Rossa internazionale – spiega ancora Jorge – era di origine italiana e per questo, quando era in detenzione, gli venne riconosciuta la cittadinanza italiana. Gli organismi di sostegno in Italia si batterono a lungo per farlo uscire dal carcere». Quando, infine, Cambiaso ottiene la libertà condizionale è il maggio ’82, quando poi viene infine liberato, è il novembre ’82. E’ gravemente cardiopatico per i postumi della carcerazione. Viene costantemente pedinato, spiato e minacciato. «E un giorno – racconta ancora Jorge – viene prelevato in un bar e ritrovato poi cadavere, insieme al suo compagno: uccisi, dissero, perché avevano tentato di fuggire a un posto di blocco».