Luci e ombre della finanziaria

La finanziaria 2007, la prima dopo lo sfascio del quinquennio berlusconiano, si caratterizza per una dura e convincente lotta alla evasione ed elusione fiscale che la Relazione Previsionale e Programmatica indica in 8,8 miliardi di euro.
Le entrate fiscali hanno registrato un buon andamento: il decreto Visco-Bersani ha permesso di recuperare 3,8 miliardi per il 2006, la crescita del Pil 3-4 mld, assieme all’effetto Visco (maggiori entrate) che ha esplicitamente annunciato la fine della politica dei condoni.
Purtroppo il buon andamento delle entrate fiscali è condizionato dalla sentenza della Corte di Giustizia europea circa la detraibilità dell’Iva, cioè minori entrate per il 2006 per 3,7 mil e 13,4 per il pagamento degli arretrati 2003-5.
Di diverso taglio è l’operazione sull’Irpef. Indubbiamente sono state eliminate le più evidenti distorsioni della riforma Tremonti, viene reintrodotta la progressività fiscale, ma con effetti nulli sul complesso delle risorse finanziarie destinate a Irpef e assegni (600mil). L’impatto ridistribuivo del reddito familiare disponibile equivalente è invero molto modesto, passa infatti da 0.344 a 0.342 dell’indice.
Nel complesso ci sono 8,5 miliardi per detrazioni e 6,5 miliardi per assegni (più 3 mld rispetto al 2006), cioè il 40% di riduzione del cuneo fiscale a favore del lavoro serve a finanziare i 3 mld per assegni e detrazioni.
L’intervento sul cuneo fiscale (5,5 mld) è iniquo e fuorviante; da un lato le imprese beneficiano direttamente della riduzione del costo del lavoro attraverso l’Irap, mentre la quota del lavoro è utilizzata per aumentare le detrazioni e gli assegni a carico dell’Irpef (3 mld).
Sostanzialmente il cuneo fiscale del lavoro è distribuito su tutta la platea dei soggetti Irpef, mentre le imprese hanno la possibilità di trarne un beneficio immediato e diretto. Eravamo contro il cuneo fiscale e oggi troviamo conferma delle nostre preoccupazioni.
L’intervento fiscale è condizionato anche dal taglio dei trasferimenti agli Enti locali e alla sanità, unitamente alla «statalizzazione» dei ticket sanitari, operazione questa che vale 7,4 mld.
I tagli agli Enti locali e alla sanità obbligheranno Regioni, Province e Comuni ad aumentare le addizionali Irap e Irpef, unitamente ad altri tributi, nuovi, come la tassa di scopo per la realizzazione di infrastrutture. La protesta delle autonomie locali ha già sortito – oggi – un primo effetto: la disponibilità del Governo a rivedere queste scelte.
Ma i tagli alla Pubblica Amministrazione non si riducono agli Enti locali e alla sanità, ma attraversano orizzontalmente tutta la PA. Le misure di razionalizzazione sono pari a 3 mld.
La previdenza è interessata da misure significative e in qualche modo condivisibili, i co.co.pro avranno una aliquota contributiva del 23%, mentre quella dei commercianti e degli autonomi aumenterà fino al 20% a partire dal 2008.
La stessa tassazione sui redditi da capitale (20%), tra l’altro all’interno di un ddl delega, non risponde per intero a principi di equità. In via generale sarebbe stato opportuno un allineamento della tassazione dei redditi da capitali con la prima aliquota irpef al 23%, oppure abbassare la prima aliquota Irpef al 20%.
Se la manovra dal lato delle entrate non muta la distribuzione del reddito, ma con coraggio interviene sulla evasione fiscale, la politica economica in generale è debole e alimenta la cronica difficoltà del sistema produttivo del Paese.
La legge finanziaria, che tra l’altro deve essere accompagnata da un disegno di legge delega per l’attuazione dell’art. 119 della Costituzione (federalismo fiscale), è coerente con i propositi di lotta alla evasione ed elusione fiscale.
La vera novità, questa storica, della finanziaria è questa, ma la parte ridistributiva e di politica economica non è equivalente alla discontinuità fatta registrare per la lotta alla evasione.
Serve una grande iniziativa del sindacato per migliorare la legge finanziaria in tutte quelle parti che rendono non condivisibile la manovra, a partire dai tagli agli Enti locali, ai ticket, alle mancate soluzioni per i precari degli Enti locali e sanità, della Ricerca e dell’Università, ma anche in generale alla necessità di superare la precarietà e creare occupazioni stabili, alle coperture per i rinnovi dei contratti.
Infine, rispetto alla questione del Tfr, va ribadita la necessità che sia costituito all’Inps un fondo per la previdenza complementare, fondo al quale possano aderire volontariamente i lavoratori.

*Coord. naz. Lavoro e società – Cgil