«Lotteremo per uno stato che sia di tutti i suoi cittadini»

Dopo mesi di lavoro un team di esperti di Adalah, il centro di assistenza legale per i palestinesi cittadini di Israele, ha diffuso la bozza di una «Costituzione democratica» volta a creare condizioni di piena uguaglianza tra i cittadini ebrei e arabi dello Stato di Israele. Il documento pur non parlando esplicitamente della creazione di uno Stato binazionale – un progetto politico che trova un largo sostegno tra i palestinesi di Israele – di fatto chiede che da «Stato ebraico» Israele si trasformi in uno «Stato democratico» per tutti i suoi cittadini. «L’interrogativo che la leadership politica di questo paese dovrà porsi in futuro non è chi è ebreo, come è avvenuto sino ad oggi, ma invece chi è cittadino», spiega l’avvocato Marwan Dalal, uno degli esperti che ha lavorato alla stesura della «Costituzione democratica». Abbiamo raggiunto telefonicamente Dalal ieri a Shefa’amr, in Galilea.

La vostra proposta di costituzione in sostanza prevede una svolta decisiva per Israele e non solo per la minoranza palestinese.
Abbiamo bisogno di una svolta storica, un cambiamento di ampie proporzioni che realizzi una piena uguaglianza tra ebrei e arabi in Israele e metta fine per sempre ai privilegi di cui per 60 anni ha goduto la maggioranza ebraica e alle discriminazioni che invece continuano a subire gli arabi. Realizzare questo progetto significherebbe fare un passo decisivo anche sulla strada della pace e della coesistenza tra arabi ed ebrei, non solo in Israele.

Il momento che avete scelto per formulare la proposta sembra poco propizio all’avvio di una seria discussione interna su argomenti che a molti israeliani ebrei appaiono un tentativo di demolire quello che definiscono il «carattere democratico» dello Stato ebraico. Senza dimenticare che negli ultimi anni si sono moltiplicati gli appelli della destra israeliana, con il vice premier Lieberman in testa, favorevoli alla espulsione di una fetta consistente di cittadini arabi.
Quello che da tempo i palestinesi di Israele, gli arabi israeliani, stanno cercando di spiegare ai cittadini ebrei è che uno Stato che si autodefinisce «ebraico» non può essere pienamente democratico. La discriminazione verso chi non è ebreo è scontata, automatica, in termini politici ed economici. D’altronde parlano fin troppo chiaro le leggi che garantiscono agli ebrei benefici e privilegi che invece non sono assicurati al resto della popolazione non-ebraica. So bene che per molti, quasi tutti, gli israeliani ebrei il principio dello «Stato ebraico» è irrinunciabile, almeno per ora, ma noi abbiamo il dovere di programmare un futuro diverso e migliore per questo paese.

Ghaleb Majadele, il primo arabo nominato ministro in Israele, ha detto che senza una migliore integrazione e la fine delle discriminazioni, i palestinesi di Israele restano una «bomba a orologeria» che potrebbe esplodere portando in pochi anni a una Intifada interna.
I palestinesi in Israele non sono una bomba ad orologeria, questa definizione non è accettabile. Sono cittadini che chiedono uguaglianza e parità e non devono essere considerati una minaccia solo perché reclamano diritti sacrosanti che sono garantiti dalle costituzioni di molti paesi democratici. In ogni caso non è certo l’integrazione di cui parla Majadele, che ha accettato di sedere accanto a Lieberman, il nostro obiettivo. Noi invece abbiamo scritto una proposta di costituzione che si fonda su risoluzioni, convenzioni e leggi internazionali, che prende a modello il meglio delle leggi fondamentali delle democrazie più compiute. Non abbiano pensato al meno peggio, al compromesso, ma puntato alla realizzazione di uno stato di diritto in questa terra.

Quali sono i punti che ritiene più caratterizzanti della vostra «Costituzione democratica»?
Quelli che parlano di uno Stato multietnico, bilingue, in cui chi ha subito discriminazioni e ingiustizie, come la confisca delle terre agli arabi (nei primi anni dopo la fondazione di Israele, ndr), potrà finalmente far sentire la sua voce senza avere timore. Uno Stato in cui vengano riconosciuti i diritti degli sfollati interni, ad esempio.

Sono punti che trovano un consenso ampio nella minoranza araba ma che tuttavia non hanno l’appoggio degli israeliani ebrei, ad eccezione di una minoranza molto esigua. Non temete che la vostra proposta di costituzione stia correndo il rischio di rimanere un pezzo di carta che non verrà mai preso in esame?
Abbiamo ricevuto l’approvazione di alcuni docenti universitari ed intellettuali ebrei e questo ci conforta. Allo stesso tempo sappiamo che la popolazione ebraica non condivide questa iniziativa, ma noi lavoriamo sul lungo periodo, convinti che il futuro di ebrei e arabi in Israele passa per la creazione di uno Stato per tutti i suoi cittadini.