L’ostilità Usa cementa l’amicizia Cuba-Iran

Un nemico comune può fare miracoli. Come mettere dalla stessa parte della barricata due paesi a distanze siderali come Iran e Cuba. Una repubblica islamica teocratica, nonostante i generosi tentativi del presidente della repubblica Mohammad Khatami, e uno degli ultimi stati comunisti al mondo. Eppure il fatto di essere entrambi sulla lista nera di Washington, di essere entrambi fra quelli che gli americani chiamano “rogue states”, stati fuorilegge (fuorilegge secondo la legge americana), il fatto di essere entrambi bersagli di sanzioni unilaterali dagli Usa fa sì che due capitali così lontane come Tehran e l’Avana, due leader così diversi come Mohammad Khatami e Fidel Castro (nella foto Ap) trovino un terreno comune d’intesa. Non solo economico-commerciale ma anche politico. “Non sono venuto per il commercio, questa è una visita politica”, ha detto Fidel Castro al ricevimento offertogli dal presidente della repubblica iraniana, ieri, nel palazzo di Saadabad, che un tempo apparteneva allo scià.
Fra i deu leader è stato tutto uno scambio di omaggi e complimenti. “Prima della rivoluzione l’Iran era un gendarme regionale” degli Stati uniti, ha detto Castro, ma dopo il ’79 “negli ultimi 22 anni ha giocato un ruolo di punta nella lotta contro l’imperialismo”. Khatami, che si appresta ad essere rieletto nelle elezioni presidenziali dell’8 giugno, ha replicato che quella di Fidel “non è una visita di routine di un capo di stato ma la risposta a una lunga attesa della nazione iraniana dopo la rivoluzione islamica”.
Arrivato lunedì sera da Algeri, prima tappa di un viaggio in “paesi amici” che, oltre all’Algeria (dove era già stato sette volte) e all’Iran, lo porterà in Malaysia e Qatar, Castro si fermerà tre giorni a Tehran. Ieri è andato anche sulla tomba dell’imam Khomeiny, il padre della rivoluzione contro lo scià Reza Pahlevi, dove ha depositato una corona. Castro e Khatami si erano già incontrati due o tre volte in precedenza, a partire dal ’98, ma sempre di sfuggita. Questa volta la visita ha un peso del tutto diverso e maggiore. A parte i non trascurabili aspetti politici dettati dalla comune inimicizia rispetto a gli Stati uniti e alla comune lotta “contro l’imperialismo” (Castro) ovvero contro “la dominazione e l’ingiustizia” (Khatami), la visita riveste anche una grande importanza in campo economico-commerciale. Cuba, ricca (quasi solo) di zucchero e l’Iran ricco (non solo) di petrolio vogliono allargare la gamma dei loro scambi verso esportazioni non tradizionali, come medicinali e beni industriali. L’interscambio fra i due paesi finora è modesto, intorno ai 100 milioni di dollari l’anno, concentrate nelle aree dell’agricoltura, pesca e biotecnologia. Ma i fiorenti investimenti stranieri a Cuba nel settore dell’industria turistica e nel settore dell’energia in Iran sono di per sé “un grande avvenimento”, come scriveva ieri il giornale Iran News, a dimostrazione che “il mito della supremazia americana è senza fondamento”.
Cuba e Iran sono membri di peso del Movimento dei Non-allineati e del Gruppo dei 77 paesi in via di sviluppo, di cui Tehran ha attualmente la presidenza.