L’orma verde del gigante asiatico

da Rebelion.org – http://rebelion.org/noticia.php?id=126667
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

18/04/2011

La Cina si converte nel leader delle economie a bassa emissione di carbonio, così acquisisce forza diplomatica per i negoziati che precedono la diciassettesima conferenza sul cambio climatico dell’ONU (COP 17), che si svolgerà il 28 novembre a Durban.

La prima serie di colloqui sul tema svoltasi tra il 7 e l’8 aprile a Bangkok, ha messo in luce la crescita dell’economia verde cinese e l’attenzione che sta suscitando, con i negoziatori di questa potenza emergente alla pari con quelli degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, due dei suoi tradizionali avversari nei negoziati ONU sul cambio climatico.

I governi delle nazioni più ricche, che sono i principali produttori di gas serra fin dall’inizio dell’era industriale, hanno dovuto accettare il dodicesimo piano quinquennale cinese, reso noto alla vigilia della riunione di Bangkok. Si tratta di un elemento base delle politiche del paese comunista, e prevede una serie d’iniziative senza precedenti per creare un’economia amica dell’ambiente.

“Il piano quinquennale cinese è appena stato reso noto. Ci congratuliamo con la Cina. Dobbiamo vedere come saranno realizzate le misure pianificate”. Lo ha dichiarato Artur Runge-Metzger, il principale negoziatore della UE sul cambio climatico ai giornalisti presenti a Bangkok.

Jonathan Pershing, il capo della delegazione statunitense inviata in Thailandia ha detto: “Il piano ha come obiettivo centrale il trovare soluzioni. Questo è un problema che nessun paese può risolvere da solo”.

Il crescente dominio cinese nelle economie a bassa emissione di carbonio è oggetto di varie valutazioni da parte dei diplomatici, nel frattempo i negoziatori si preparano alla prossima serie di colloqui in ambito ONU e che si svolgerà a metà di giugno a Bonn.

“Il sorgere della Cina come leader nelle tecnologie pulite e i piani rivelati per ridurre l’intensità di carbonio col nuovo programma quinquennale, rende più difficile ai paesi industrializzati mettere in difficoltà la Cina”. E’ quanto dichiarato da un diplomatico di un paese asiatico che ha voluto rimanere in incognito. “Pechino non giocherà con le regole degli Stati Uniti o della UE in questi negoziati, ora che sta dimostrando un maggior impegno per affrontare il cambiamento climatico dalla sua posizione vantaggiosa”, ha spiegato il diplomatico a IPS aggiungendo: “Lo vedremo a Bonn e ancor di più a Durban”.

Alcuni analisti hanno valutato il profilo senza precedenti delle politiche di Pechino sul cambio climatico nei piani di sviluppo per il periodo 2011-2015, gli obiettivi indicati per ridurre l’emissione di carbonio nel dettaglio, oltre ai nuovi traguardi sullo sviluppo di energie rinnovabili ed efficienza energetica.

“Con l’introduzione del 12° piano quinquennale cinese il 5 di marzo, vediamo politiche nuove, forti ed estese; in tutta evidenza, le migliori politiche per ridurre l’emissione di carbonio”, sono le valutazioni degli analisti sul mutamento climatico di Deutsche Bank.

“Nei prossimi dieci anni la Cina spenderà 740.000 milioni di dollari in prodotti di energia rinnovabili” ha scritto questo mese China Daily. “Si tratta del 50% degli investimenti mondiali totali in energia eolica, un percorso che guida il mondo verso l’energia solare”.

Di fatto, i nuovi obiettivi di riduzione delle emissioni che cercano di mantenerle al 17% per unità di carbonio consumato nel paese, sono state la garanzia che Pechino ha dato nella conferenza di Copenaghen. Nel dicembre 2009 e di fronte ai paesi che hanno siglato la Convenzione delle Nazioni Unite, il gigante asiatico è stato dipinto da qualcuno come il “cattivo” della conferenza, per aver resistito al documento finale spinto dai paesi più ricchi.

Quest’anno la Cina ha investito 34.000 milioni di dollari in tecnologie verdi, quasi il doppio della somma investita in tecnologie simili negli USA, che è di circa 18.000 milioni di dollari.

La “marea verde” cinese sta mettendo in difficoltà i diplomatici impegnati sul tema dei mutamenti climatici dei 37 paesi industrializzati compresa la UE, tranne gli Stati Uniti, che sono firmatari del Protocollo di Kyoto (1997).

Il trattato internazionale, l’unico legalmente vincolante nel mondo e col quale le nazioni industrializzate hanno concordato la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, è il pilastro della Convenzione. Per i diplomatici occidentali il 23 % delle emissioni di questi gas sono cinesi, cioè la Cina è il paese che inquina di più nel mondo. Poi vengono gli Stati Uniti, col 20%, che invece sono il più grande inquinatore pro capite.

“Anziché adempiere l’impegno per ridurre l’emissione di gas, i diplomatici del mondo industrializzato stanno cercando di indebolire il Protocollo di Kyoto, concentrandosi nella critica alla Cina, che non ha debiti all’interno dei parametri del trattato”, ha detto a IPS Meena Raman, di Amici della Terra Internazionale. E poi ha aggiunto: “E’ diventato chiaro che in direzione di Durban le nazioni industrializzate cercheranno di indebolire il regime internazionalmente vincolante di controllo del mutamento climatico mediante un sistema d’impegni volontari senza garanzie”.

La maggior pressione sulla Cina arriva proprio quando i paesi industrializzati devono adempiere gli impegni presi a Tokyo. Proprio quando devono ridurre del 5% le loro emissioni di gas a effetto serra (rispetto ai valori del 1990) per il 2012, quando sta per finire la prima fase del trattato e si prospetta l’aumento dell’impegno.

Da parte loro, i diplomatici di Pechino hanno già eluso gli sforzi delle nazioni industrializzate per trovare alternative al Protocollo, compresa quella che cerca di coinvolgere la Cina in un nuovo regime mondiale in materia di cambiamenti climatici.