L’orecchio infinito di George W.

Tutti spiati, o quasi. Se si è clienti della AT&T, della Verizion e della BellSouth, non c’è scampo: ogni telefonata fatta è stata segnalata a chi di dovere. Il numero dei coinvolti? Almeno 200 milioni di cittadini, cioè la totalità dei clienti di quelle tre compagnie. Gli unici che si sono salvati sono i circa 14 milioni di clienti della Qwest, che meritoriamente ha detto «no grazie» alla richiesta di segnalare le telefonate all’ormai famigerata National Security Agency (Nsa), nonostante in cambio di quella «delazione» fosse stato offerta anche una somma di denaro per ora ancora misteriosa. La denuncia di questa ennesima prodezza dell’Amministrazione Bush, apparsa ieri sulla prima pagina di Usa Today, ha investito come una specie di raffica di vento tempestoso tutti i palazzi del potere di Washington, dove già ci si stava preparando alla battaglia per la ratifica della nomina del generale Michael Hayden a capo della Cia. Hayden, che è stato a capo della Nsa fino al 2005, è l’uomo delle intercettazioni telefoniche illegali scoperte un paio di mesi fa e certamente negli hearing del Senato aveva già molte domande a cui rispondere. Ora non solo quelle domande saranno molte di più, ma la sua nomina stessa rischia di scatenare un putiferio. Anche questa vicenda è infatti direttamente riconducibile a lui.
In pratica ogni giorno la Nsa riceve dalle compagnie compiacenti i tabulati delle «attività» di tutti i telefoni da esse gestiti. Esempio: oggi il numero tale ha chiamato venticinque altri numeri, che vengono debitamente forniti. Quelle informazioni finiscono nei cervelloni della Nsa che immagazzinano le informazioni: chi telefona a chi, quante volte lo ha fatto nell’ultima settimana, quanto lunghe sono state le conversazioni, eccetera. E se quei dati risulteranno «interessanti», non sarà difficile sostituire i numeri da cui quelle telefonate sono state fatte e quelli che le hanno ricevute con dei nomi e cognomi. Insomma nessuno ha più segreti. (Cerchiamo di non pensare a cosa succederebbe se il cervello dovesse scoprire che quel numero di Roma che un telefono di New York chiama più volte ogni giorno corrisponde a un giornale che si fregia della testatina «quotidiano comunista»).
L’indignazione sollevata dalla rivelazione di ieri era palpabile e coinvolgeva sia i democratici che i repubblicani. Fra questi ultimi, anzi, il primo risultato è stato che quelli che si erano già detti intenzionati a votare «sì» alla nomina di Michael Hayden a capo della Cia, ora ci stanno ripensando. Ma le conseguenze di questa nuova scoperta non si fermeranno alle difficoltà che troverà Hayden. Questa infatti è l’ennesima prova che l’amministrazione Bush non sopporta l’esistenza delle regole e non intende rispettarle e l’insofferenza continua a montare e a espandersi. Lui, George W., ha dato esattamente la stessa risposta che fornì nel caso delle intercettazioni illegali. «Noi prendiamo di mira esclusivamente i membri di Al Qaeda e i loro noti affiliati. Non ci immischiamo nella vita privata di milioni di cittadini innocenti. Tutto ciò che stiamo facendo è perfettamente legale e del tutto appropriato». Ma quelle parole, senza una spiegazione concreta, non significano nulla se non un semplice «fidatevi di me», cioè una cosa che lui ha serenamente praticato per un lungo tempo, dopo gli attacchi terroristici del 2001, ma che ora – con la perdita verticale di fiducia che ha subito – non può più permettersi. Proprio mentre tutto il mondo politico si stava dibattendo nel fuoco di questa nuova faccenda, ecco arrivare una bella, ulteriore tanica di benzina: la notizia che il dipartimento della Giustizia ha chiuso la sua indagine sulle intercettazioni telefoniche. Non perché quell’indagine fosse conclusa ma perché gli uomini che ne erano incaricati non hanno avuto accesso ai documenti indispensabili per capire come esattamente sono andate le cose.