“L’operazione di distorsione storica della Seconda guerra mondiale nel sistema educativo”

Compagni

Vorremmo ringraziarvi per aver esteso al PCP l’invito a partecipare a questa iniziativa e sottolineare inoltre l’importanza del tema che viene discusso, soprattutto oggi che ci troviamo di fronte a un’offensiva anticomunista di livello europeo in cui la revisione della storia, destinata in particolare alle nuove generazioni, assume un ruolo centrale.

Come abbiamo rilevato, nei periodi decisivi per la vita dei popoli, come quello in cui stiamo vivendo oggi, l’anticomunismo è vergognosamente utilizzato come arma per prevenire e bloccare quelle soluzioni che incidono sugli interessi del grande capitale e anche come forma di occultamento della propria responsabilità per i drammi sociali che vanno manifestandosi e per le misure antidemocratiche che i governi al suo servizio adottano, così come un mezzo per evitare il processo di elaborazione dell’alternativa politica per la quale i comunisti si organizzano e combattono, in particolare tra i giovani.

Di qui tutta la serie di vergognose iniziative, come le risoluzioni “Necessità di una condanna internazionale dei crimini dei regimi totalitari comunisti” del Consiglio d’Europa, “Coscienza europea e totalitarismo” del Parlamento Europeo o “Europa divisa riunificata: promozione dei diritti umani e delle libertà civili nell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa nel 21° secolo” dell’OSCE. Queste non sono altro che operazioni di stravolgimento della verità storica, compiute da forze reazionarie e revansciste, le stesse che sono state sconfitte nella Seconda guerra mondiale.

Con questa pericolosa offensiva anticomunista tentano di cancellare le radici e le cause del fascismo in Europa, cercando di nascondere che il nazifascismo è stata la forma di organizzazione dello Stato alla quale il capitalismo è ricorso (e sempre ricorrerà, se necessario o possibile) in tempi di crisi, con lo scopo di garantire il proprio dominio e garantire lo sfruttamento dei lavoratori e dei cittadini. Con l’attuale revisione anticomunista della storia, essi mirano a oscurare quelli che, senza mai cedere o esitare, sono stati sempre in prima linea e hanno maggiormente contribuito alla sconfitta del nazifascismo, cioè l’Unione Sovietica, i comunisti e il movimento operaio.

L’attuale campagna anticomunista è strettamente associata alla riabilitazione del nazifascismo. In Portogallo, per esempio, nel corso degli ultimi due anni c’è stato un tentativo di far emergere il “lato umano” di Salazar e Caetano, e stiamo così assistendo alla promozione di teorie e studi che dibattono sulla natura fascista dei 48 anni di dittatura nel nostro paese. Allo stesso tempo, ci sono iniziative che omettono o distorcono il ruolo straordinario e insostituibile dei comunisti nella resistenza antifascista e nella lotta per conquistare la libertà, la democrazia, l’indipendenza nazionale e la pace.

Questo continuo attacco contro i comunisti, due decenni dopo le sconfitte del socialismo nei paesi dell’Est europeo non è solo un segnale dei pericoli rappresentati dalla veloce ascesa del militarismo e dell’interventismo e dagli attacchi contro la libertà e i diritti fondamentali. In verità, è anche una prova della debolezza del sistema capitalistico e dei suoi limiti storici.

Compagni,

Anche se non possiamo offrirvi una analisi sul revisionismo storico del sistema educativo in Portogallo per quanto riguarda la Seconda Guerra Mondiale, cercheremo di contribuire al dibattito con alcune osservazioni.

Sappiamo che la crescita dei fascismi in Europa si manifesta in un contesto di crisi economica e in risposta all’ondata rivoluzionaria dei movimenti e partiti sotto l’influsso della Rivoluzione d’Ottobre, in paesi come la Germania, l’Ungheria o in Italia.

Il fascismo di Mussolini, fin dalle sue origini (1922), è stato caratterizzato dall’anticomunismo, da un attacco a tutto campo contro il movimento popolare e persino contro la democrazia borghese. In Germania, nel 1933, il nazismo di Hitler fa la sua comparsa anche a causa della crisi permanente del capitalismo tedesco. Il movimento operaio e i comunisti, che avevano all’epoca una forte influenza elettorale, divennero le principali vittime del nazismo. In questo contesto, il grande capitale tedesco fu, ovviamente, sostenitore e complice di Hitler. Nondimeno, la maggior parte della borghesia europea considerava Hitler favorevolmente ritenendo che, in un quadro di crisi economica del capitalismo, l’ascesa di Hitler sarebbe stata la soluzione che avrebbe potuto salvare il capitalismo tedesco. D’altra parte, in un momento in cui l’URSS attraversava un periodo di grande crescita economica e di importanti conquiste sociali, che significava una delegittimazione del modello capitalista, la borghesia mondiale accolse con entusiasmo l’espansione territoriale e la colonizzazione dell’Europa orientale, incitando l’espansionismo tedesco. Quando nel 1936 Hitler firmò il patto Anti-Comintern con il Giappone, questo non preoccupò minimamente la borghesia mondiale.

Negli attuali manuali di storia, si dice che “le democrazie occidentali hanno reagito molto passivamente” alla preparazione alla guerra della Germania, “cercando di portare avanti una politica di appeasement”. Questa immagine di neutralità o di presunta intenzione di evitare una guerra nasconde il sostegno e il collaborazionismo delle democrazie borghesi con Hitler, allineate anch’esse nel contrasto all’URSS. Ad esempio, la descrizione del modo in cui il Trattato di Monaco venne firmato presuppone sempre che ci fosse “buona fede” da parte delle democrazie borghesi: “credendo alle promesse fatte da Hitler secondo cui, una volta risolto il problema dei Sudeti, non ci sarebbero state ulteriori questioni territoriali in Europa e pensando di soddisfare le sue ambizioni imperialiste, nel 1938 concepirono e firmarono il Patto di Monaco, accettando l’integrazione di quella regione nei confini tedeschi”. In realtà, ciò che avvenne fu la capitolazione della Francia e dell’Inghilterra e la consegna del territorio cecoslovacco senza che venissero consultati i suoi legittimi rappresentanti. Anche per quanto riguarda la guerra civile spagnola, il sostegno della borghesia europea a Franco è completamente omesso nei libri di testo. Si dice: “nel rispetto del principio di non ingerenza nei conflitti internazionali, essi negarono il sostegno alle forze repubblicane nella guerra civile spagnola, fatto che agevolò la vittoria di Franco e il trionfo del totalitarismo in Spagna”. Ma, ciò che avrebbe dovuto essere scritto è che Inghilterra, Francia e Stati Uniti proclamarono la loro neutralità fra un governo democraticamente eletto e i golpisti fascisti. La versione della neutralità non regge quando poi Churchill, nel luglio 1937, chiese il riconoscimento dei franchisti come governo legittimo della Spagna.

E, infine, Francia e Inghilterra cambiarono la loro posizione strategica rispetto alla Germania quando, secondo i libri di testo, si resero conto di “essere stati truffati”. È scritto: “Infine, le reali intenzioni di Hitler erano diventate chiare”. Ma non c’è scritto che la borghesia europea non ebbe alcun conflitto od opposizione nei confronti della Germania nazista, per quanto riguarda le pratiche e i principi fascisti, fino a che non si rivoltò contro i suoi interessi.

Riguardo il Patto di non aggressione siglato tra Unione Sovietica e Germania nel 1939, si afferma che Hitler abbia firmato per evitare problemi a est. Con ciò si afferma implicitamente che lo scopo principale di Hitler era l’invasione dei paesi dell’Europa occidentale, quando è noto che era sempre stata l’Unione Sovietica il primo obiettivo del nazismo e che, proprio a causa di questo, l’URSS aveva firmato questo patto come un modo di proteggere se stessa, dopo aver ripetutamente cercato e vedendo frustrati tutti i suoi sforzi, di stabilire trattati di mutua difesa con gli altri paesi.

E anche per quanto riguarda i contributi alla vittoria sul nazifascismo, il ruolo decisivo dei sovietici è in larga misura minimizzato, mentre quello dei comunisti e della resistenza popolare nei paesi occupati viene nascosto, come in Francia, dove il governo capitolò rapidamente di fronte al nazismo.

Compagni,

Per quanto riguarda il Portogallo, la rappresentazione e le interpretazioni dei 48 anni di fascismo in alcuni libri di testo rappresentano un eufemismo della barbarie e crudeltà esercitate durante questo lungo periodo di dittatura fascista nel nostro paese. L’obiettivo è affermare che il fascismo in Portogallo non esisteva, che era solo e un regime autoritario, impersonato dal leader, un regime conservatore, nazionalista, corporativo e repressivo, basato su strutture di controllo delle masse. Pur ammettendo una graduale adozione del modello fascista italiano, il fatto che il regime di Salazar non venga mai chiamato “fascismo”, usando invece la denominazione ufficiale “Estado Novo” (in portoghese “Nuovo Stato”), genera, soprattutto tra le giovani generazioni, un’idea di morbidezza in confronto con i “fascismi europei”.

Le origini del fascismo in Portogallo sono, inoltre, originariamente collegate al “radicarsi del marxismo-leninismo in Russia”. In un manuale di storia per le scuole superiori, vi è un grafico che mette a confronto “l’affermarsi del marxismo-leninismo in Russia” con la “regressione del demo-liberalismo” e, quindi, con il “consolidamento del ‘Estado Novo’ in Portogallo”. Questo è l’ennesimo esempio del tentativo di equiparazione del fascismo al comunismo, con il chiaro intento di criminalizzare e mettere sotto processo il movimento comunista. E le idee vengono seminate, senza lasciare alcuno spazio al pensiero critico, nelle diverse fasi dell’apprendimento.

Questo sta a significare che, con il revisionismo storico anticomunista, in particolare nel sistema educativo, si cerca da un lato di equiparare comunismo e nazismo e, dall’altro, di nascondere che antifascismo e anticapitalismo sono stati l’essenza stessa dell’azione e della lotta dei comunisti, una lotta di liberazione per la quale milioni di comunisti hanno dato la vita.

Questo ignobile accostamento significa praticamente giustificare l’oppressore e condannare l’oppresso, giustificare il torturatore e condannare il torturato, giustificare l’assassino e condannare l’assassinato, giustificare la repressione fascista e condannare tutte le sue vittime, giustificare il nazifascismo e condannare chi gli resistette.

Come abbiamo denunciato, oggi come in passato, cercano di criminalizzare, delegittimare, reprimere, non solo l’azione dei comunisti, ma di tutti i democratici che si oppongono al dominio e allo sfruttamento capitalista, perseguendo e reprimendo tutti coloro che, in un modo o nell’altro, resistono e lottano in modo organizzato.

Contrariamente a ciò che dicono coloro che cedono alla dottrina anticomunista – che, come insegna la storia, è sempre di natura antidemocratica -, è l’impresa di costruire una nuova società che alimenta la lotta dei comunisti, che rappresenta l’evento fondamentale dei nostri tempi, la grande fase di emancipazione umana da tutte le forme di dominio e oppressione.

Noi oggi affermiamo, così come ai tempi del nazifascismo, che nessuna condanna degli ideali e dei progetti è in grado di distruggere la grande certezza della causa per la quale lottano i comunisti, né la grande fiducia che il futuro non appartiene a chi opprime e sfrutta, ma a quelli che lottano in difesa dei lavoratori e dei popoli, non a coloro che, dopo aver decretato la fine della Storia, credono di poterla fermare a colpi di violenza e repressione, ma a quelli che resistono, si organizzano e lottano, facendo andare avanti la Storia. Il futuro non appartiene al capitalismo, ma al socialismo e al comunismo.

Febbraio 2010.

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fonte: http://edu4all.kke.gr/4edumeeting/interventions/4th-portugal/

Traduzione dall’inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare