La detenzione di cinque cubani, arrestati nel 2001 e condannati negli Usa a pene pesantissime per il reato di spionaggio, è arbitraria e viola il diritto internazionale, secondo quanto ha stabilito una commissione dell’Onu che si occupa delle detenzioni arbitrarie. I cinque cubani, su cui Cuba ha montato una campagna internazionale per ottenerne la liberazione, erano agenti che l’Avana aveva infiltrato nei gruppi più oltranzisti dell’esilio cubano di Miami per scoprirne i piani terroristici. I cinque, che la stampa ufficiale cubana definisce «gli eroi», sono Greardo Hernandez, Antonio Guerrero, Ramon Labanino, Fernando Gonzalez e Renè Gonzalez, sono stati sottoposti a processi «chiaramente politici e sono stati privati, secondo l’Onu dei mezzi per difendersi e presentare le prove a discarico. Il comitato dell’Onu parla di «un processo che non si è tenuto nel clima di obiettività e imparzialità che ci deve essere per arrivare a concludere che sono state rispettate le norme di un giudizio imparziale». Deficienze «di una tale gravità da conferire un carattere arbitrario alla privazione della libertà di quelle 5 persone». Ora le autorità Usa dovrebbero rispondere a queste accuse dell’Onu, anche se non è difficile prevedere quale sarà la risposta. Ancora una volta è il doppio standard rispetto al concetto di terrorismo che è in ballo. Prima del caso del terrorista cubano-venezuelano Posada Carriles, attualmente in attesa di sapere se la sua richiesta di asilo negli Usa sarà accettata, il caso dei 5 cubani aveva attirato l’attenzione internazionale: anziché ringraziarli per aver rivelato agli Usa impegnati nella guerra al terrorismo la attività terroristiche di gruppi anti-castristi della Florida, i 5 furono arrestati e condannati a enormi condanne come spie. Forse proprio perché avevano scoperto alcune di quelle attività.