Londra, liberati i due islamici Polizia britannica nella bufera

Un disastroso raid antiterrorismo a Londra e un imbarazzante rapporto della polizia rischiano di rendere sempre più tesi i rapporti tra il governo Blair e la comunità musulmana britannica, quando manca poco meno di un mese all’anniversario degli attentati del 7 luglio 2005.
I fratelli Abul Koyair, 20 anni, e Mohammed Abdul Kahar, 23, sono stati rilasciati ieri, senza alcun capo d’imputazione, dopo che la settimana scorsa 250 agenti avevano fatto una violenta irruzione nel loro appartamento nella zona orientale della capitale del Regno unito sulla base d’informazioni (si pensava stessero confezionando armi chimiche per un attentato) rivelatesi infondate.
Quando all’alba di venerdì scorso era scattato il blitz a Lansdown Road, poco c’era mancato che Mohammed facesse la fine di Jean Charles de Menezes, il giovane elettricista brasiliano che il 22 luglio scorso fu ucciso «per errore» nella metropolitana di Londra dai poliziotti. Il più anziano dei due fratelli di Forest Gate, la zona orientale della metropoli inglese dove si concentra la maggior parte dei cittadini di origini pachistane, se l’è cavata rimediando un proiettile in una spalla ma è vivo, libero e potrà raccontare quello che gli è successo.
I primi a prendere la parola ieri sono stati i capi delle associazioni degli islamici dell’Isola. Se Mohammed Abdul Bari, a capo del Muslim council of Britain, è rimasto prudente e ha parlato di «informazioni inesatte e raid condotto nella maniera sbagliata che creano difficoltà nei rapporti tra le comunità», Humeya Kalam, sorella dei due rilasciati, ha descritto il loro arresto come «operazione barbarica» (oltre alla pallottola toccata a Mohammed, i vicini di casa hanno denunciato di essere stati coinvolti nell’operazione e picchiati dai poliziotti, ndr) e un centinaio di persone ha manifestato l’altro ieri davanti alla stazione di polizia dove i due erano trattenuti gridando «All’inferno la polizia britannica! Tony Blair assassino!».
Nelle scorse settimane sono state decine le perquisizioni e gli arresti a danno dei musulmani d’Inghilterra, con l’antiterrorismo che rivendica di aver sventato numerosi piani terroristici, tra cui anche quello che mirava a far saltare in aria una delle più popolari discoteche di Londra. Ora le autorità temono soprattutto che i gruppi più radicali si approprino della protesta. Nei giorni scorsi il premier ha difeso «al 101%» l’operato della polizia facendo leva sui timori della popolazione: «Potete immaginare che clamore sarebbe successo se gli agenti avessero sbagliato ad agire e qualche cosa di terribile fosse successo». Sulla stessa linea il ministro dell’interno, John Reid, secondo il quale «si è agito nell’interesse della comunità». Ma con le scarcerazioni, anche se gli agenti ieri continuavano a cercare armi chimiche nei dintorni dell’appartamento di Lansdown Road, l’operato del governo è sempre più sotto accusa.
Ieri il Guardian ha reso pubblico un rapporto segreto della Metropolitan police secondo il quale i funzionari di polizia musulmani, a causa dei loro retroterra familiari e culturali, sarebbero più inclini alla corruzione dei loro colleghi bianchi. Secondo il quotidiano di Londra le minoranze etniche all’interno delle forze dell’ordine del Regno hanno già bollato come «razzista» il documento che prende di mira in particolar modo la minoranza di origini pachistane, proprio quella a cui appartenevano tre dei quattro attentatori che una mattina di luglio di quasi un anno fa seminarono morte nei trasporti pubblici della capitale, uccidendo 52 persone e loro stessi.