Londra, il governo vuole i tribunali speciali segreti

La misura anti-terrorismo rivelata dal «Guardian»: servirebbe per decidere la sorte dei sospetti prima di un regolare processo

LONDRA – Il governo britannico vuole istituire tribunali speciali segreti, per decidere la sorte dei sospetti terroristi prima di un regolare processo: per decidere, cioè, quanto tempo trattenerli in cella senza un’ accusa specifica, prima del regolare processo. La notizia, anticipata dal quotidiano Guardian e da altre fonti, ha rinfocolato le polemiche sulle nuove misure anti-terrorismo preannunciate dal primo ministro Tony Blair. Il modello da seguire sarebbe quello francese (ma anche, in parte, quello americano): un giudice particolare esamina le deposizioni degli eventuali arrestati, le varie testimonianze e il materiale raccolto dagli investigatori; poi ordina perquisizioni e autorizza arresti, prima ancora di stabilire se esista o no la materia per un processo. Il ministro per gli Affari Costituzionali, Lord Falconer, ha ridimensionato il progetto. «Non è una questione di fare processi segreti – ha affermato Falconer – o di fare processi senza giuria, o di internamenti». In questo sistema, vengono ammesse come prove – a differenza da quanto accade oggi in Gran Bretagna – le intercettazioni fatte dalla polizia o dai servizi segreti, anche durante le prime indagini. Al posto dei difensori d’ ufficio o designati, a rappresentare l’ arrestato nella fase «pre-processuale», siedono «avvocati speciali». Ma non possono, nei fatti, avere un completo accesso diretto alle prove già raccolte, e in ogni caso non possono discuterle pubblicamente. Lo sbocco di questo percorso giudiziario, se così verrà deciso da Blair e dai suoi ministri, sarebbe l’ estensione nel tempo del fermo di polizia, vale a dire la misura chiesta espressamente dai capi di Scotland Yard e dell’ MI-5, il servizio segreto interno: non più un massimo di 14 giorni, ma di tre mesi. Per Roger Smith, direttore del gruppo bipartisan «Justice», ci sarebbero «gravi pericoli» per la democrazia, nelle nuove forme di detenzione preventiva. Verrebbero lesi i diritti dell’ indagato, che si troverebbe sotto accusa senza però conoscere gli elementi precisi: «Come può una persona respingere i sospetti contro di sé, se non sa neppure su che cosa si basino?». Ma i fautori della riforma non hanno dubbi: la nuova strada – come ha spiegato anche uno dei primi consulenti giuridici del governo, Lord Newton – eviterebbe che elementi importanti raccolti dai servizi segreti restino carta inutile, perché giudicati inammissibili; e soprattutto, che le informazioni più delicate nella lotta contro il terrorismo vengano svelate prematuramente, durante un dibattimento pubblico. Queste preoccupazioni sono ancora più vive in queste ultime ore, con i nuovi segnali giunti da lontano: un video, trasmesso da una televisione araba, in cui un terrorista mascherato dal forte accento inglese minaccia direttamente Tony Blair, oltre che George W.Bush; e le dichiarazioni molto determinate di alcuni portavoce dei gruppi islamici più estremisti, già sotto stretta osservazione in Gran Bretagna. Ha parlato anche lo sceicco e predicatore Omar Bakri Mohammed, dalla sua sistemazione provvisoria in Libano o chissà dove: non è fuggito, ha fatto sapere, ma si è concesso solo un periodo «di meditazione, raccoglimento e preghiera, fra buoni credenti». E tornerà in meno di un mese, deciso «a respingere tutte le accuse».