Lo scudo antimissile Usa. Bush punta a dividere l’Europa

Il progetto statunitense per la costruzione del cosiddetto scudo spaziale in Repubblica Ceca e Polonia è stato il tema di un’iniziativa al Parlamento Europeo del i Gue/Ngl (Sinistra Unitaria listraVerde Nordica), tenutela inizio giugno. L’audizione, organizzata dalla componente ceca della Gue/Ngl, ha visto la partecipazione di esperti universitari, giornalisti, esponenti politici europei e cechi. Una conclusione unanime è emersa dal rafforzamento delle strutture militari in Europa, e in particolare la costruzione dello scudo antimissilistico in Repubblica Ceca, sono atti che, sia per le modalità con le quali vengono decisi che per il loro stesso contenuto, portano all’aumento dell’insicurezza intemazionale, rafforzando la strategia globale dell’Amministrazione statunitense in Europa e determinando l’erosione delle pratiche decisionali democratiche. Secondo i sondaggi più recenti eseguiti nella Repubblica Ceca, circa il 70% della popolazione sarebbe contro l’istallazione dello scudo. Jan Neoral, sindaco della citta di Trokavec, città dove è prevista la dislocazione dei radar antimissili, ha testimoniato come la popolazione della sua città si sia espressa nettamente contro lo scudo per mezzo di un referendum. Diversi sono infatti i pericoli ambientali e degli abitanti delle zone limitrofe alle aree d’installazione dello scudo. Ci sono state inoltre le manifestazioni contro il governo, accusato di aver rivelato all’opinione pubblica questo piano solo a giochi fatti. Gli interrogativi sono forti anche da un punto di vista intemazionale, poiché non pare chiaro come il sistema antimissilistico sarà usato, visto che la Nato, non si è ancora espressa sull’opportunità dello scudo, mentre gli Stati Uniti lo giustificano come necessità inderogabile. Per ora la lotta continua e una decisione definitiva non è stata ancora presa, anche grazie alla lotta di un forte movimento popolare che sta investendo la Repubblica ceca. Resta un fatto. Qui, come da altre parti in Europa, decisioni così fondamentali vengono prese senza il coinvolgimento delle popolazioni né adeguati dibattiti nell’opinione pubblica, spesso con pratiche extraparlamentari e non democratiche. E da tutte queste vicende, si può trarre lo spunto per alcune riflessioni sulla connotazione internazionale dell’Unione europea, delineandone limiti e somiglianze, paralleli con le pratiche dei contesti nazionali.
A livello comunitario, le questioni di politica estera e della difesa sono infatti comprese nel pilastro intergovernativo. Il Parlamento Europeo, l’unico organo democraticamente eletto dell’Unione europea non ha nessuna prerogativa in questo settore, tranne che un mero diritto d’informazione e un potere di controllo di bilancio, facilmente aggirabile se c’è l’accordo di tutti gli Stati membri. Solo i governi possono quindi prendere le deci-sionie stabilire gli orientamenti strategici dell’Europa.
Se è vero che l’attore Unione Europea non è uno dei protagonisti più incisivi nell’arena internazionale, a causa dei limiti della propria struttura intergovernativa (si veda, ad esempio, lo spaccamento in occasione della guerra in Iraq del 2003) e della mancanza di un impianto politico adeguato, vero è anche che, se la situazione attuale rispecchia un inizio di “difesa europea”, le poche realtà concretizzate si
no a questo momento non fanno sperare per il meglio. La creazione della Forza d’Intervento rapido Uè (50mila soldati da impiegare in tempi rapidi nelle aree di crisi) integrato con la Nato o l’Agenzia europea degli armamenti, ad esempio, sono fra le realizzazioni più preoccupanti. Per capire meglio il contesto, è forse opportuno fare un passo indietro. Se la si guarda da un profilo storico, la Pese (Politica europea di Sicurezza Comune) e la Pesd ( per la difesa) sono creazioni abbastanza recenti. Superati i delicati equilibri internazionali determinati dalla Guerra fredda, la strategia dell’Europa deve necessariamente passare ad un riesame. Gli Stati uniti vogliono disimpegnarsi dall’Europa, e spostare il loro baricentro geopolitico più a oriente (Medio Oriente e Est Asia), dove le situazioni d’instabilità politica e i forti interessi petroliferi ne fanno diventare il target principale.
E’ in questo contesto che con il trattato di Maastricht del 1991, l’Ue si dota di una politica europea di sicurezza comune, che persegua la “difesa dei valori comuni” e il “rafforzamento della sicurezza” perl’Europa. Dopo la batosta delle guerre balcaniche, che ha mostrato l’inconsistenza dell’iniziativa diplomatica europea, sono stati fatti ulteriori passi per realizzare un quadro più solido. Il rappresentante per la Politica Estera (Xavier Solana) e la creazione di organi strategici nell’Ue, sono state le evoluzioni più tangibili, pur sempre sotto l’ombra del pilastro intergovernativo. Nel corso degli ultimi anni, l’operabilità della difesa Ue è stata fortemente integrata con le dinamiche della Nato. Il processo di allargamento dell’Unione europea è andato di pari passo con quello dell’Alleanza Atlantica nei Paesi dell’Europa orientale. Sponsor dell’integrazione a Est dell’Unione Europea e della Nato sono stati proprio gli Usa, che coglievano l’opportunità di un duplice rafforzamento: maggior controllo e supervisione delle cose europee e ottenevano degli alleati strategici verso oriente. Questi sviluppi hanno trovato risposta concretanei sistemi di comando integrati Nato-Ue, che permettono scambi d’informazioni e strategie operazionali congiunte. Nei limiti delle strategie internazionali, che prevedono un impegno europeo maggiore nelle operazioni di mantenimento di pace, di fatto si consolida il link fra Ue-NatoeUsa.
A riprova di ciò c’è anche il documento “Un’Europa più sicura in un mondo migliore”, sottoscritta dall’Ue nel 2003, che in modi più attenuati e con qualche distinguo, ricalca la “Strategia nazionale della Sicurezza degli Usa” presentata dall’ J Amministrazione Bush del 2002, che rappresenta il manifesto della “Guerra preventiva”. E’ in questo quadro in cui si articola quindi la definizione dell’Europa della difesa, processo ancora in evoluzione. Il gruppo della Gue/Ngl ha lanciato in questi giorni unacompagnaeu-ropea contro la militarizzazione in Europa. Quest’iniziativa sarà spunto per incontri internazionali e per la creazione di forum europei per la pace, che veda come protagonisti i movimenti e i partiti politici, uniti contro l’Europa militare
Wveda come protagonisti i movimenti e partiti politici, uniti contro