“Lo sciopero generale è un atto di responsabilità”

La Fiom è sicuramente il sindacato che in questi mesi è stato più a contatto con i lavoratori e le lavoratrici. Qual è il clima nei luoghi di lavoro?

C’è sicuramente preoccupazione perchè si vede un aggravamento della crisi e si assiste contemporaneamente a un attacco ai diritti e alle libertà delle persone che non ha precedenti. Ma, devo dire, c’è assoluta determinazione a non accettare l’idea che per uscire da questa crisi bisogna cancellare i contratti e le regole; anzi, c’è consapevolezza proprio sul fatto che occorre modificare il modello di sviluppo che ha creato la crisi e sarebbe utile discutere con le imprese di innovazione dei prodotti e dei processi, di investimenti e di ricerca.

Mentre monta la protesta di piazza, la politica sembra avvitarsi su se stessa e risponde alle spinte dei soggetti sociali con la repressione.

Lo spettacolo che la politica sta dimostrando rischia di allontanare ancora di più le persone dalla politica. Sarebbe necessario che chi vuole rappresentare gli interessi di chi lavora lo facesse con più determinazione. Le persone non sono nè soddisfatte nè contente perchè per chi lavora le cose sono peggiorate sicuramente. Non solo ci sono i licenziamenti e la cassa integrazione, ma anche gli accordi separati e ai lavoratori viene impedito di decidere su ciò che li riguarda.

Torno alla domanda iniziale: il vostro termometro che dice?

C’è una richiesta di cambiamento. Sia dalle iniziative della Fiom, ma anche dalle oltre 200 imprese metalmeccaniche in cui si è andati ai rinnovi delle rappresentanze sindacali, dappertutto stiamo registrando un aumento dei consensi.

Che valutazione dai della manifestazione del 14 dicembre?

La cosa che mi ha colpito è la straordinaria partecipazione in termini di quantità sia degli universitari che dei giovani delle scuole secondarie. Personalmente continuo a pensare che qualsiasi atto di violenza sia controproducente perchè il modello del Governo e di Confindustria è proprio la restrizione delle libertà in un quadro autoritario. Lo dimostra il fatto che il primo atto del governo dopo la fiducia è stato quello di calendarizzare l’approvazione della riforma Gelmini. Questo non ascolto di quelli che sono i bisogni e le esigenze sta aumentando la rabbia tra le persone e conferma la necessità di un cambiamento. La Fiom e la Cgil sono le uniche organizzazioni collettive che sono in grado di avere un rapporto con questi soggetti che vogliono un cambiamento. Si sta determinando nella società una unità nuova per cambiare la politica del governo, per cambiare un governo che vuole fare una politica contro i lavoratori e per combattere Confindustria che in questo l’ha sostenuto.

La sinistra rischia di essere una sponda non sufficiente per questa materia sociale?

Credo che i movimenti e le manifestazioni sindacali di questi mesi pongano una questione che la politica deve assumere con maggior forza. La rappresentanza del lavoro, e del superamento della precarietà sono elementi centrali per chi chiede di avere una certezza sul futuro. La risposta deve essere un progetto di società alternativo a quello determinato da Berlusconi e da Confindustria. E da questo punto di vista la democrazia è una domanda che mette in discussione anche le forme tradizionali della politica. Credo che questi movimenti chiedano un cambiamento non solo in termini di contenuti ma anche di maggiore rappresentazione.

C’è o no questo sciopero generale indetto dalla Cgil visto che il Governo è in piedi e non dà risposte?

Il Governo che ha avuto la fiducia come primo atto ha messo all’ordine del governo la riforma Gelmini. Il Governo ha sostenuto tutto il fronte di provvedimenti contro il lavoro, la Confindustria sa sostenendo nei fatti la Fiat e quindi la messa in discussione dei diritti e delle libertà sindacali. Di fronte a questo c’è bisogno di porsi in continuità con quanto detto a settembre. Ci sono le condizioni per mettere in campo lo sciopero generale. Un atto di responsabilità proprio per la situazione che si è determinata.

L’Europa si sta muovendo e là il movimento sindacale è in ritardo…

Penso che le politiche che vediamo venire avanti dall’Europa sono ingiuste e danno una risposta assolutamente sbagliata alla crisi. perchè così non si interviene sulle ragioni vere. Serve una azione sindacale che punti a un cambiamento con maggior forza. Non un’Europa della moneta ma un’Europa sociale. Il fatto che convivino una Germania che aumenta le esportazioni e la Grecia, e gli altri paesi in difficoltà, è la contraddizione che vive l’Europa. Non sono due cose diverse. Si pone il problema di come il movimento sindacale è in grado di evitare la concorrenza tra lavoratori. La risposta vera sul piano contrattuale sarebbe quella di rilanciare con forza l’idea del contratto dell’industria. Non è il momento di frantumare la rappresentanza e i diritti. E in questa direzione ragionamenti analoghi ci vogliono a livello europeo.

Sabato starete di nuovo davanti ai cancelli di Mirafiori, con quali obiettivi?

Vogliamo che emerga con chiarezza che con la proposta delle newco la Fiat vuole cancellare le libertà sindacali nei luoghi di lavoro. Cominciamo poi ad avere seri dubbi se la Fiat voglia o no fare gli investimenti in Italia. La manifestazione di sabato chiede che si riapra una tattativa vera che non prosegua la strada delle newco e che impedisca la cancellazione dei diritti sul contratto. Le difficoltà della Fiat sul mercato è dovuta anche al ritardo sugli investimenti e sull’innovazione. Proprio per recuperare è necessario il cambiamento. Alle altre organizzazioni sindacali diciamo che è sbagliato accettare questo continuo rilancio da parte della Fiat. Fa male ai lavoratori.