Lo fa la Fiom e il partito no?

Costituente programmatica per le opposizioni e per le forze della sinistra di alternativa: il deliberato del Cpn (3-4 luglio). Primarie sul programma, allargate a tutti i soggetti dell’opposizione con eventuale disciplina di maggioranza: la proposta del Segretario nell’intervista al “Corriere” (13 agosto).

Una modifica, di una scelta politicamente rilevante. So e capisco che oggi la politica chiede spesso immediatezza di risposte o scelte, ma non sempre è così e comunque non lo dovrebbe essere per quelle politicamente rilevanti.

Purtroppo vedo confermate preoccupazioni espresse: l’esigenza di immediatezza è diventata prassi dell’agire politico ed “alibi” per giustificare il venir meno del coinvolgimento nelle scelte, nelle decisioni, dei gruppi dirigenti, di iscritte/i a tutti i livelli.

Dissento, oggi come ieri, da una democrazia che ormai relega la partecipazione all’essere o meno d’accordo su proposte, scelte, decisioni, lette in interviste e articoli (è il contrario di quella che deve esistere in un Partito comunista).

Leggo nella replica del segretario (“Liberazione”, 13.8.04): «Trovo le polemiche interne al Partito sull’intervista al “Corriere della Sera” dannose per il Prc e per la sua iniziativa politica».

Provo sconcerto, cosa si sarebbe detto se così fossero state “bollate” proprie opinioni, proposte, ecc.? Dissento da toni, modalità e altro come sono espressi oggi nel dibattito presente nel Partito, sia della maggioranza che della minoranza, ma mai opinioni diverse possono essere “bollate” come “intenti dannosi… “

Se così fosse, altri sono i problemi da affrontare. Rivendico, ogni qual volta si ritiene di dissentire, argomentando le proprie ragioni, che questo sia legittimamente possibile senza essere “bollati” di intenti antipartito o come nemici del popolo.

Esprimo alcune mie opinioni sulla discussione in atto, come sempre, scevro da intenti polemici o da “calcoli congressuali”.

1- Considero un errore aver sostituito la Costituente programmatica con le primarie (al di là del suo evocare scenari americani) e la disciplina di maggioranza, in quanto prefigurano una realtà che così non è; a) l’esistenza di una coalizione o altro, i cui connotati non mi sono noti (non mi pare che il Prc sia entrato a far parte del centro sinistra); b) dare per scontato il permanere anche per il 2006 di un sistema politico bipolare, nel momento in cui, da più parti anche del centro-destra, è stato “riacceso” il dibattito sul proporzionale; c) un’opposizione politicamente omogenea (quasi fosse un partito) quando, si sa, non solo così non è, ma oggi più che mai è plurale quella parlamentare e lo è sempre stata quella presente nei movimenti e nel Paese.

2- Una nuova democrazia di massa, la democrazia partecipata, di popolo. Condivido (la vorrei tanto attuata nel Partito). Si apra la discussione tra tutti i soggetti interessati, per definire modalità e regole del suo reale esercizio. Si è fatto riferimento a quelle sindacali (sicuramente non a quelle di questi ultimi anni): non le credo trasferibili tout-court essendo evidenti le diversità di ruolo e di rappresentanza di Partito e Sindacato.

Resta comunque il fatto che sempre, quando è stata adottata, la democrazia sindacale (partecipazione dei lavoratori alle scelte) si è attivata su una proposta avanzata dall’organizzazione sindacale.

D’altra parte è così per gli stessi movimenti, associazioni ecc., al di là delle diverse forme organizzative con cui operano ed agiscono.

In conclusione. Considero ancora attuale (da perseguire) il principio che abbiamo sempre adottato sia nei confronti politici sia in quelli istituzionali (elezioni) a tutti i livelli: prima i programmi, poi gli schieramenti ed i candidati. Pronto a tutte le sfide (sia di contenuti che di democrazia partecipata). Perché deve essere considerato legittimo (ed io dico giustamente) che la Fiom definisca sue proposte e le avanzi al dibattito e se questo lo dovesse fare il nostro Partito sarebbe un cataclisma?

Non voglio nessun “paletto”, ma una “base” sapendo che il confronto con altri porta inevitabilmente con sé il possibile compromesso (utile se fa fare passi in avanti, altrimenti non se ne capisce la ragione).

Ho sentito e letto di compagni che, con enfasi, dicono: «è necessario dare preventivamente la parola al nostro popolo». Giusto! Cominciamo con il consultare le/i nostre/i iscritte/i.

Aurelio Crippa