LITUANIA: CALPESTATI I DIRITTI DEI LAVORATORI E LE LIBERTA’ DEMOCRATICHE

Vladimir Troschenko è vicepresidente del Partito Socialista di Lituania e presidente del sindacato dei ferrovieri lituani.

Troschenko era stato precedentemente protagonista, davanti alla sede della Commissione Europea a Bruxelles, di un clamoroso sciopero della fame che si proponeva di richiamare l’attenzione sulla drammatica condizione dei diritti civili e del lavoro in Lituania.

Occorre con rammarico osservare come anche i parlamentari italiani dei gruppi di sinistra, pur essendo già a conoscenza della protesta di Troschenko, conclusasi con la sua espulsione dal Belgio, non abbiano ritenuto di spendere una sola parola sull’accaduto.

Stimati compagni e amici,

E’ per me un grande onore intervenire in questa sede, centro strategico delle decisioni fondamentali che condizionano oggi la storia della civiltà umana e ne determinano gli indirizzi del suo sviluppo. L’unica cosa che in questo momento provoca in me turbamento è il fatto di essere costretto a parlare non di successi e di avvenimenti gradevoli, ma di ciò che dovrebbe preoccupare ogni uomo libero e dignitoso: la violazione, in larga misura attuata nel mondo contemporaneo, dei diritti e delle libertà dell’uomo.

Tale restringimento dei diritti non si avverte solo nei nostri paesi-candidati (all’ingresso nell’UE), anche se è evidente che nei nostri paesi ciò si manifesti in modo particolarmente vistoso e, in parte, in forme particolarmente distorte. Ma penso che una riduzione della qualità della vita sia ormai avvertita o sia sul punto di essere avvertita anche dalla maggioranza dei cittadini della cosiddetta “vecchia Europa”. Penso, innanzitutto, alle garanzie sociali e ai diritti dei lavoratori. Se noi non saremo in grado di opporre resistenza a questa tendenza ad una generale riduzione dei diritti sociali, l’Europa verrà ributtata indietro al periodo del sistema sociale vigente tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. E’ possibile che ciò venga realizzato in maniera più raffinata, ma resta il fatto che i principi di vita, a mio modo di vedere, saranno gli stessi di allora.

Tendenze di questo tipo – e non è solo un nostro problema, ma anche un problema della “vecchia Europa” – le ho sperimentate alcune settimane fa a Bruxelles. Io e un mio compagno abbiamo attuato un pacifico sciopero della fame davanti alla sede della Commissione Europea. L’obiettivo della nostra azione era quello di sollevare l’attenzione dell’opinione pubblica e dei politici europei sulla situazione disperata in cui versano i lavoratori dipendenti in Lituania e in altri paesi-candidati. Tale azione si è conclusa con la nostra espulsione violenta ed illegale da un paese che si definisce democratico. Su quanto è avvenuto ho scritto una “lettera aperta”, che è stata consegnata ai parlamentari europei (la sottolineatura è del traduttore).

Voglio brevemente illustrare. Vengo dalla Lituania, che è una piccola parte dell’Europa. Per questa ragione, i problemi che caratterizzano il nostro paese diverranno di attualità anche per gli altri europei.

Sebbene il tempo a mia disposizione sia limitato, voglio richiamare la vostra attenzione su alcuni dei principali problemi della Lituania di oggi.

Non esiste un sistema di difesa sociale per i lavoratori dipendenti e le loro organizzazioni. I sindacati più attivi e i loro leader vengono perseguitati. Allo scopo di “mettere la briglia” ad uno dei più influenti dirigenti del sindacato dell’istruzione, A. Bruzhas, sono state messe in moto la procura e la macchina giudiziaria. Con l’accusa di aver organizzato manifestazioni, sono stati aperti procedimenti giudiziari nei confronti del presidente del sindacato “Solidarnost’” A. Balzene e del presidente del sindacato dei lavoratori dell’industria alimentare V. Vizhinis. Una causa penale è stata avviata nei confronti del presidente della “Casa dell’agricoltura” J. Ramonas, per aver organizzato, testualmente, “disordini di massa”. Personalmente sono stato denunciato alla Procura Generale, per iniziativa del primo-ministro, nonché presidente del Partito social-democratico della Lituania (aderente all’Internazionale Socialista, nota del traduttore) A. Brazauskas.

In Lituania sono ormai fatti quotidiani il licenziamento degli attivisti sindacali “sgraditi”, l’intimidazione, il terrore psicologico ed altri simili metodi di “pressione”. In questo clima appare comprensibile che le altre organizzazioni sindacali intendano adattarsi alla situazione e sottolineino in ogni occasione la loro lealtà ai datori di lavori e alle autorità.

L’intenzione dei partiti, che rappresentano gli interessi del grande capitale, di imporre il loro monopolio nella società. A tal scopo è stata approvata dalla maggioranza del Sejm (il parlamento) una nuova legge discriminatoria nei confronti delle organizzazioni politiche più piccole, che di fatto limita il diritto costituzionale dei cittadini a riunirsi in partiti politici e a partecipare ad elezioni democratiche. Ciò viene favorito anche da un forte ostacolo, rappresentato dal contributo finanziario richiesto per la registrazione elettorale di candidature individuali e di liste di partito.

I prigionieri politici sono la vergogna della Lituania. Ormai da oltre 10 anni si trova in carcere il primo segretario del Partito Comunista di Lituania Mikolas Burokjavitsious. Egli è accusato di “attività antinazionale” e di “lotta contro l’aspirazione della Lituania ad ottenere l’indipendenza”. E’ un’accusa assurda e cinica. Attualmente, se si dovesse seguire questa logica, dovrebbero essere incriminati i politici lituani, dal momento che sono loro ad aver tradito e venduto l’indipendenza dello stato lituano.

Le proprietà sindacali in Lituania, accumulate per lunghi anni, sono state di fatto confiscate e attualmente ridistribuite tra organizzazioni dalle finalità non chiare. Tutto ciò si realizza con il consenso degli organi statali e dei politici.

A tutti questi processi è possibile dare una sola logica spiegazione. Nel mondo non esiste più quella forza che era in grado di contrastare il diktat del capitale e di incidere sul miglioramento della qualità della vita di tutti gli uomini. Mi riferisco al poderoso stato degli operai e dei contadini: l’Unione Sovietica. Molti comprendono che la vita dei lavoratori era cambiata in meglio dopo la Rivoluzione d’Ottobre del 1917 in Russia. Da allora il capitale mondiale, preoccupato per il proprio destino è stato costretto a scegliere la “meno peggiore” tra le varianti che potessero garantire la propria salvezza, vale a dire la variante della politica socialdemocratica. Di conseguenza furono significativamente ampliati i diritti e le libertà delle persone meno privilegiate. Ma gli ideologi socialdemocratici hanno cercato, senza alcun fondamento, di attribuire il merito di questa tendenza alla socializzazione della vita sociale dei paesi occidentali a sé e ai loro partiti.
A mio avviso, tutto ciò è solo la conferma dell’aspirazione dei partiti socialdemocratici di adattarsi a qualsiasi costo, della loro profonda natura opportunistica. Dal momento che allora per il capitale esistevano possibilità più ridotte di manovra, per i socialdemocratici era più facile rivendicare il merito di ciò che in linea di principio non dipendeva da loro.
Purtroppo oggi non esiste più una forza in grado di contrastare efficacemente il capitale e, di conseguenza, viene a galla la vera natura della socialdemocrazia. La Lituania, sotto questo punto di vista, non è certo un’eccezione. In tutto il periodo dell’indipendenza la proprietà statale non è stata privatizzata, o meglio depredata, tanto come quando al potere si sono trovati i socialdemocratici. Non esiste in Lituania un partito politico così pieno di ricchi come quello socialdemocratico e quello social-liberale, alleato nella coalizione di governo. Non è mai stato così difficile difendere i lavoratori e i loro interessi, quanto nelle condizioni dell’ideologia “vincente” di pseudo-sinistra.
Per difendere gli interessi nostri e dei nostri figli, della nostra società, dobbiamo riunirci, rifiutare le logiche dello scontro interno e formare, nella nuova Europa, una forte e seria politica di sinistra.

Grazie per l’attenzione!