L’Italia manda i «predator» a Herat

Per l’Unione il tempo delle prime decisioni spinose si avvicina. Sull’Afghanistan il governo Prodi misurerà per la prima volta la tenuta della sua maggioranza. Mentre tutta l’ala rosso-verde (dalla sinistra Ds a Rifondazione) insorge contro un eventuale aumento delle truppe l’incontinenza verbale coglie ancora una volta anche il versante moderato del governo. Alla vigilia del suo primo viaggio a Kabul come sottosegretario agli esteri con delega all’Asia Gianni Vernetti (Margherita- Ulivo) fa spallucce di fronte alle polemiche che arroventano la coalizione: Più elicotteri? «Se servono a trasportare le truppe perché no?». L’estensione dei contingenti al Sud con funzioni anti-talebani? «Sarebbe pienamente coerente con il mandato Onu». I «predator» che la Nato ci chiede? «Di certo vanno sviluppate le nostre capacità di intelligence e di ricognizione che potrebbero essere svolte anche con aerei senza pilota». In sintesi: «L’ Italia, con l’Ue, la Nato e l’ Onu, è impegnata in Afghanistan in attività di ‘nation building’ e in questo contesto saranno definite anche tutte le modalità della presenza militare». Vernetti sottolinea l’esigenza di inviare contingenti di guardia di finanza per le dogane e carabinieri per la sicurezza, sottolineando però anche le risorse già impegnate dal governo Berlusconi a fini di ricostruzione: 2 milioni di euro nel settore giustizia (sulla carta l’Italia deve ricostruire tutto il sistema giudiziario afghano), un milione e mezzo nella formazione della polizia, 5 milioni per la pubblica amministrazione; 1 milione per lo sviluppo del parlamento, 1 milione per l’antidroga. «Per il 2007 – sottolinea Vernetti – l’impegno previsto dall’Unione crescerà, arrivando a 30 milioni».
A peggiorare la situazione però ci si mette anche un’indiscrezione proveniente da aree Nato pubblicata dalla rivista Usa «Defense news», secondo la quale nuove truppe speciali italiane sarebberoo già pronte a partire per Herat. Il pressing Nato e le dichiarazioni del sottosegretario in partenza per Kabul gettano benzina sul fuoco, con le sinistre che in parlamento chiedono di smentire le voci su un aumento delle truppe e comunque di porre fine alle illazioni sulla effettiva natura militare se non bellica del nostro impegno a Kabul ed Herat.
Il governo per ora lavora a fari spenti. D’Alema, Amato e Parisi stanno gestendo dietro le quinte i contatti informali con tutti i gruppi parlamentari. Il decreto per le missioni sarà unico.
E sarà seguito nelle settimane successive da una mozione di indirizzo sulla politica estera e da un disegno di legge che ratifichi il quadro delle operazioni militari italiane all’estero. Per l’Afghanistan dovrebbero essere previsti più elicotteri, un aumento di truppe nell’ordine delle 600 unità, «uno o due predator» da ricognizione. Paiono esclusi invece aerei Amx, truppe speciali e sconfinamenti dalle aree attuali. Il confronto di vertice pare procedere senza scossoni, portando così al ribasso il ricorso al voto di fiducia, anche se l’ultima decisione spetta a Prodi e al ministro per i rapporti con il parlamento Vannino Chiti. Il decreto sarà presentato il 30 giugno. E a palazzo Madama, l’atmosfera rischia di essere davvero torrida.