I «camerati» l’hanno sempre chiamato Kreisleiter , comandante. E Armin Sölva ha comandato, certo: un piccolo esercito di «combattenti per la libertà». Gente guidata dal sacro fuoco della «lotta per la liberazione del Sudtirolo», convinta che i tirolesi siano «da più di 80 anni oppressi dallo Stato italiano», motivata da sentimenti di «ineguagliabile ed eroica difesa» dalla «forza occupante» italiana. Ma la settimana scorsa un’inchiesta ha mandato in frantumi il sogno rivoluzionario dei «Kamaraden», la loro Südtiroler Kameradschaftsring (Skr, organizzazione più a destra dell’estrema destra) adesso è un’associazione in disgrazia e qualche politico altoatesino non dorme più sonni tranquilli.
La procura di Bolzano ipotizza il reato di istigazione all’odio razziale e, a seguire, una serie infinita di reati minori, dalle minacce alle lesioni, dalla falsa testimonianza al furto. Risultato: otto ragazzi arrestati, dai 18 ai 26 anni (due poi scarcerati). Loro sono i protagonisti di questa storia, è vero. Ma è il ruolo delle «comparse», gli altri trentatré indagati, che più ha sconcertato la piccola comunità di Caldaro, più o meno cinquemila abitanti raccolti in un pugno di case a una quindicina di chilometri da Bolzano. È lì che vive la gran parte degli inquisiti, compreso il «comandante» Armin. È lì che è nata e cresciuta la Skr ed è nei suoi campi che nell’ultimo anno e mezzo i carabinieri del Ros hanno documentato incontri segreti, grigliate di festeggiamenti per il compleanno del Führer e celebrazioni dei solstizi d’estate e d’inverno, come imponeva la «tradizione» nazista. Fra gli indagati ci sono funzionari di partito ed ex consiglieri comunali di Caldaro. Tutti dell’Union, partito dell’estrema destra tedesca di Eva Klotz a cui fa capo anche un altro indagato, Andreas Pöder, consigliere provinciale amico personale di Sölva.
«Per carità, che non si pensi che Caldaro sia una centrale dei naziskin» si preoccupa il sindaco, Wilfried Battisti Matscher. «Da noi conflitti fra gruppi linguistici non ce ne sono mai stati. Alcuni di questi ragazzi li conosco anch’io. Hanno facce comuni. Lavorano. Sapevo che qualcuno aveva idee di estrema destra ma mi sono sempre detto “è l’età, passerà”».
E invece no. Crescendo quei ragazzi hanno affinato più che altro la capacità di fare gruppo. Si sono sostenuti l’un l’altro e hanno raccolto il consenso di adulti simpatizzanti della destra più estrema.
Per esempio due insegnanti, pure loro indagate.
Gudrun Sprenger, professoressa di storia di Salorno, al telefono spiegava a Sölva che le spiaceva non poter festeggiare con gli altri il compleanno di «Adolf» ma che comunque «a casa ho celebrato lo stesso, ho aperto una bottiglia di champagne». La fine delle chiamate non era mai «ciao», ma «Heil». Irma Überbacher, professoressa di arti grafiche a Bolzano, parlando con Erich Dissertori, 65 anni, ex consigliere dell’Union, discute di Dio: «Perché dici che il Padreterno dev’essere ebreo? È uno normale, lui è diverso dal figlio….».
Quei «ragazzi», come li chiama il sindaco, hanno attivato contatti, tenuto riunioni con i «camerati» austriaci ma, soprattutto, con quelli tedeschi e forse è proprio alla pista tedesca che il procuratore Cuno Tarfusser si riferisce quando rivela che «c’è ancora molto da lavorare, l’indagine potrebbe estendersi». Dalla Germania Armin e i suoi hanno avuto materiale di propaganda, idee, libri per la formazione. I tedeschi estremisti dell’Aktionsfront Süd, della Skinheads Sächsische, della Fränkische Aktionsfront erano esempi da seguire. Nemico comune: gli ebrei. I «Walschen», (termine dispregiativo che sta per «italiano», ndr ) erano invece un problema tutto al di qua delle Alpi. «Qualcuno ha provato a persuaderli» ha ricordato il parroco di Caldaro, Erwin Raffl, dalle pagine del Corriere dell’Alto Adige . «Altri però hanno scosso la testa, come a dire “sono matti”».