Il dibattito apertosi in Rifondazione sul futuro del partito resta sostanzialmente ambiguo. In particolare, nessuno ha ancora capito cosa divide l’attuale maggioranza. Apparentemente il nodo starebbe nel mantenimento o meno del partito, nella sua difesa o nel suo superamento. Quando però si passa dalle enunciazioni generiche ai fatti, tutto diventa criptico e assolutamente poco trasparente. Soggetto unico o nuovo soggetto? Sfido chiunque nel partito a comprendere bene questa distinzione. Beninteso, non sottovaluto le differenze e ritengo positivo che si esprimano, ma ritengo che sia giunto il momento di sostituire i fatti alle parole e, soprattutto, misurare dai fatti le reali intenzioni di un gruppo dirigente.
Ora, la novità di questi giorni è rappresentata dalla proposta di liste uniche alle amministrative fra Rifondazione, Verdi, Pdci e Sinistra democratica. La proposta è partita dal Pdci, poi è stata ripresa da Sinistra democratica e, ora, pare abbia fatto breccia definitivamente nel gruppo dirigente di Rifondazione comunista, con l’intervista del suo segretario su questo giornale.
Per essere da subito molto chiaro, considero questa scelta estremamente grave e, al di là di tutte le prese di posizione di questi giorni, un passaggio decisivo verso il superamento di Rifondazione comunista. Non credo, cioè, che si possa seriamente pensare di difendere l’esistenza del partito, nel momento in cui, con questa decisione si creano oggettivamente le condizioni per il suo superamento.
Ma veniamo al merito. Innanzitutto, si tratta di una proposta illogica e di estrema pericolosità, anche dal punto di vista degli esiti concreti. Sembrerebbe che le esperienze compiute in passato – anche in quello più recente – non siano servite. Se vi è un sistema elettorale in cui non vi è oggi bisogno di mettere in piedi liste uniche, questo è quello vigente nei comuni e nelle province. Le forze che si collocano a sinistra del Pd sono, in generale, in grado di presentarsi autonomamente, a parte alcune eccezioni, dove vi è una reale debolezza., Non solo, l’esperienza pratica di tanti anni di consultazioni amministrative ha dimostrato che simili operazioni sono ad alto rischio. Ottengono, infatti, generalmente il risultato di disperdere una massa enorme di voti. Un’operazione a perdere insomma, che però al nostro gruppo dirigente non desta a quanto pare alcuna preoccupazione.
L’unica proposta credibile per le prossime amministrative sarebbe quella di mantenere la presentazione autonoma delle varie forze di sinistra e concordare, invece insieme, elementi di programma e candidature a sindaco e presidente di provincia con cui incalzare, anche nelle primarie, dove ve ne siano le condizioni, le proposte del Pd. Come mai nessuno ci ha pensato e invece si ricorre a questa scorciatoia del tutto priva di logica?
Il fatto è che si vuole utilizzare le elezioni amministrative, anche a prezzo di deludenti risultati elettorali, come mezzo per sancire la nascita di una lista unica per le europee e poi per le prossime politiche. Cosa c’è di più politicistico di questo? In realtà quello che interessa è fare presto a unificare queste forze creando fatti compiuti, determinando scelte irreversibili. E tutto ciò mentre fra queste forze le differenze non si limitano a quelle – significative – riscontrate in passato, ma si estendono anche ad altri temi, come sta emergendo in questi giorni, per esempio a proposito del Dpef e delle diverse valutazioni sulla politica economica e sociale del governo. Si considerino le recenti dichiarazioni di Mussi in tema di pensioni. C’è qualcuno che seriamente può pensare che è possibile continuare in questo modo, riducendo via via l’autonomia del partito, perfino in questioni assolutamente decisive come la presentazione elettorale, mettendo in continuazione la nostra base in uno stato di fibrillazione e, nel contempo, salvaguardare il ruolo di Rifondazione comunista? Non scherziamo, così facendo si alimenta la lenta e inesorabile agonia del partito, creando le condizioni, infine, per la sua esplicita liquidazione. E’ giunto il momento di fare chiarezza. Se vi è qualcuno che non vuole chiudere l’esperienza di Rifondazione comunista farebbe bene a farsi avanti, proponendo e praticando il mantenimento effettivo dell’autonomia, anche elettorale, del nostro partito. Tutto il resto sono parole.