Lisbona, 1 dicembre 2007: Seminario internazionale sull’Africa

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Nel dare inizio a questo Seminario su “Africa: le sfide dello sviluppo, del progresso sociale e della sovranità. La denuncia del neocolonialismo, un’altra visione delle relazioni con l’Africa”, salutiamo con grande calore tutti i presenti che hanno accettato di contribuire con il loro intervento, o semplicemente con la loro presenza e partecipazione, al buon andamento del nostro Seminario e, a nome del Comitato Centrale del PCP, permettetemi di indirizzare un saluto amichevole, solidale e fraterno ai nostri amici e compagni dell’Africa del Sud, dell’Angola, dell’Algeria, della Guinea Bissau, del Mozambico e del Sahara Occidentale, esprimendo al Fronte Polisario, in particolare, la solidarietà dei comunisti portoghesi nella sua lotta di liberazione nazionale. Questi compagni rappresentano partiti, le cui esperienze ed opinioni abbiamo ritenuto, per la loro grande importanza, di inserire nel dibattito che stiamo per realizzare e nella nostra analisi. Sfortunatamente non possiamo contare sulla presenza del compagno Akram Abd Abbas del Partito Comunista Sudanese, partito fin dall’inizio particolarmente interessato a questo Seminario, per le difficoltà incontrate nell’ottenimento del visto.

A tutti un grande ringraziamento per aver accettato l’invito.

Senza questa partecipazione così ampia il nostro Seminario non avrebbe pienamente conseguito gli obiettivi che ci eravamo proposti, vale a dire approfondire le conoscenze in merito alla realtà dell’Africa nel momento attuale e sulle sfide che si presentano di fronte alle forze che avevano condotto la lotta di liberazione nazionale e che oggi assicurano la difesa della sovranità dei nuovi Stati dell’Africa, affinché l’indipendenza allora raggiunta sia consolidata e rappresenti garanzia effettiva di progresso sociale, di sviluppo e benessere per tutti i popoli dell’Africa.

In tal modo, con questo Seminario cercheremo di colmare lacune nella comprensione degli attuali sviluppi della situazione nel continente africano, di conoscere meglio i processi in corso, i progetti e le strade che portano al naturale e inevitabile processo di emancipazione nazionale e sociale dei popoli dell’Africa. Per questo ci siamo proposti di fare questa riflessione e di contare, fin dall’inizio, sul contributo delle forze politiche di diversi paesi dell’Africa, con cui manteniamo strette relazioni di amicizia e solidarietà.

Per il PCP il riaccendersi dell’interesse di USA e UE per l’Africa è il corollario naturale delle esigenze di riproduzione e della crisi strutturale del sistema capitalista che, nelle condizioni della scomparsa del sistema mondiale del socialismo, intensifica la rapina delle risorse naturali del continente, lo sfruttamento della manodopera nei e dei paesi dell’Africa, stimolando flussi migratori che contemporaneamente reprime perché sfuggono al controllo dei suoi interessi di classe, e che impone l’espansione verso nuovi mercati. Questa offensiva dell’imperialismo in relazione all’Africa è supportata sia da politiche economiche disuguali, basate sull’ “aggiustamento strutturale” della Banca Mondiale e del FMI, che dalla militarizzazione del continente, attraverso la creazione di meccanismi che garantiscano i suoi progetti di dominio che possano assicurare l’accesso e lo sfruttamento delle immense risorse energetiche che esistono in vari paesi e regioni dell’Africa.

Cercando di coprire questa ondata neocoloniale in Africa con l’esistenza di Stati che, in numerosi casi, sono solo formalmente indipendenti, l’imperialismo si sostiene su piano ideologico con l’ingannevole campagna sulla lotta al terrorismo e alle minacce del radicalismo islamico, o sulla necessità di controllare il narcotraffico e l’immigrazione illegale, contenuti che sostituiscono gli “obiettivi evangelici” del passato coloniale.

I popoli dell’Africa che, in un passato non molto lontano, attraverso prolungate ed eroiche lotte si sono liberati da regimi oppressori e razzisti e hanno posto fine al sistema coloniale – il che ha rappresentato uno dei principali eventi del XX secolo -, si trovano oggi, a nostro parere, di fronte ad una nuova fase della loro lotta che assume contenuti e forme molto diversi, e che affronta sfide e problemi colossali in merito a cui contiamo di ascoltare la testimonianza dei nostri invitati dell’Africa.

Ma vogliamo già da ora esprimere il nostro apprezzamento e la nostra solidarietà per i loro sforzi tesi – in un quadro internazionale avverso che racchiude enormi pericoli per la stabilità e la sicurezza nel loro continente e sul piano mondiale – a contribuire allo sviluppo dei rispettivi paesi e al benessere dei loro popoli.

Il PCP è molto critico verso la cosiddetta politica africana del Nord sviluppato, dell’UE in particolare. Al tanto sbandierato “aiuto allo sviluppo” noi contrapponiamo principi fondamentali di relazioni internazionali basati sul rispetto per la sovranità tra Stati eguali in diritti, sulla non ingerenza negli affari interni e su rapporti commerciali reciprocamente vantaggiosi. La nostra esperienza di 20 anni di adesione all’UE ci ha condotti a ritenere che tali principi non siano stati rispettati. L’ “aiuto” che ci accordò la CEE di allora nel quadro dell’integrazione capitalista europea, in cui il Portogallo fu spinto dalle stesse forze politiche che avevano diretto la controrivoluzione, è responsabile della distruzione del nostro apparato produttivo, della crescente dipendenza dalle grandi potenze europee, delle limitazioni ai diritti democratici e del lavoro, della disoccupazione e della crescente degradazione delle conquiste sociali realizzate dal 25 Aprile.

La nostra valutazione dell’UE quale polo imperialista, che il Trattato che il 13 dicembre verrà firmato a Lisbona rafforza, porta con sé enormi preoccupazioni in merito agli esiti del Vertice UE/Africa ed ai reali obiettivi che con esso le grandi potenze europee si propongono di realizzare. Dietro all’ “aiuto” stanno gli interessi dei grandi gruppi economici, l’obiettivo del massimo profitto e della concentrazione capitalista, a detrimento della valorizzazione del lavoro e dei lavoratori e del miglioramento delle loro condizioni di vita, di relazioni economiche giuste e dell’annullamento del debito estero – ormai maggiore di quello pagato per decenni – che costituisce un ostacolo allo sviluppo.

Il Portogallo che porta nei confronti di numerosi popoli e regioni dell’Africa le responsabilità storiche dell’occupazione della spogliazione, dello sfruttamento e dell’oppressione, legate al passato coloniale, ma che allo stesso tempo possiede, insieme a tutti questi popoli, il patrimonio di lotta antifascista e anticolonialista di paese contemporaneamente colonizzato e colonizzatore, che ha gettato le fondamenta della lotta che ha portato alla rivoluzione liberatrice del 25 Aprile e alla conquista dell’indipendenza delle colonie portoghesi, ha il dovere oggi di sviluppare una politica estera indipendente di amicizia con i Palop (sigla di Paesi Africani di Lingua Ufficiale Portoghese) e con tutti i paesi dell’Africa – sulla base di relazioni tra Stati uguali in diritti e reciprocamente vantaggiose -, in considerazione anche della ricchezza prodotta attualmente nel nostro paese dal lavoro di molti immigrati africani. Assumendo, oggi, la presidenza dell’UE e ospitando a Lisbona il Vertice UE/Africa, il governo portoghese dovrà contribuire attivamente a fare in modo che da questo Vertice sul continente africano esca una nuova visione delle relazioni con l’Africa.

Compagni e Amici,

In considerazione di un quadro internazionale instabile e insicuro, che racchiude enormi pericoli per l’Umanità, derivanti dall’offensiva aggressiva e sfruttatrice dell’imperialismo, che pone in discussione la pace e la sicurezza mondiali e che tocca diritti fondamentali dei lavoratori e dei popoli, ma nel quale allo stesso tempo si sviluppano importanti lotte di resistenza contro i disegni di dominio mondiale del grande capitale transnazionale, come in Algeria e in Egitto, e in difesa di settori pubblici come nel caso dei ferrovieri del Senegal, il PCP comprende che è necessario, più che mai, rafforzare i legami di cooperazione e solidarietà tra tutte le forze di sinistra e progressiste, per garantire l’avanzata di un ampio fronte antimperialista che inverta l’attuale corso delle relazioni internazionali e crei le condizioni per alternative di progresso e giustizia sociale.

E’ questo il senso dell’intervento del PCP insieme alla classe operaia e al popolo portoghese, la cui lotta nel contesto nazionale in difesa dei loro interessi e aspirazioni si salda con l’azione internazionalista e solidale con tutti i popoli del pianeta.

Traduzione dal portoghese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare