Nonostante le minacce internazionali, da ieri l’impianto di Isfahan è di nuovo in funzione
Il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), Mohamed El Baradei, ha confermato ieri la notizia che si attendeva ormai dal 31 luglio: «L’Iran ha ripreso l’attività nucleare». Con la fine del mese scorso, infatti, scadeva il termine ultimo concesso da Tehran all’Europa per la presentazione di un piano in grado di prolungare l’interruzione dell’attività atomica – sospesa nel novembre 2004 per le pressioni subite dalla comunità internazionale. Le parole di El Baradei hanno definitivamente ufficializzato quanto dichiarato di fronte alla stampa accorsa a Isfahan dal responsabile dell’Organizzazione iraniana per l’energia atomica, Mohammad Saeedi: «L’impianto ha ripreso la sua attività sotto la supervisione dell’Aiea». Sono infatti rimasti integri i sigilli posti dagli ispettori dell’agenzia atomica dell’Onu. La centrale ha ripreso a funzionare solo nelle aree libere dai sigilli. Ieri gli ispettori sono giunti a Isfahan per dotare l’impianto di misure di sorveglianza e, solo successivamente, rimuovere i sigilli, permettendo la piena ripresa dell’attività.
Sono così definitivamente tramontate le speranze delle Nazioni unite e dell’Europa, che con Francia, Inghilterra e Germania (il cosiddetto gruppo Eu 3) aveva condotto le trattative per impedire questo passo. «Le proposte dell’Unione europea sono un insulto e un’umiliazione per l’Iran», ha dichiarato Saeedi. Nella proposta, rifiutata formalmente con una lettera indirizzata all’Aiea, l’Eu 3 si impegnava a sostenere lo sviluppo del nucleare civile a patto che Tehran interrompesse la produzione del combustibile necessario, garantito dall’Ue stessa. L’Europa si sarebbe impeganta, inoltre, in una serie di accordi per la cooperazione commerciale e a sostenere la candidatura iraniana all’Organizzazione mondiale del commercio.
Così ieri, secondo la testimonianza di una giornalista Reuters inviata ad Isfahan, due operai vestiti con tute gialle e maschere contro le radiazioni si sono avvicinati alla linea di conversione dell’uranio. Portavano il contenitore con il primo carico di Yellow-cake – l’ossido di uranio di colore giallo che viene trasformato in gas nella centrale -. Hanno sollevato il coperchio del contenitore e ne hanno versato il contenuto dando inizio alle attività.
I rappresentanti Eu 3 hanno chiesto la convocazione, per oggi, di un summit «di emergenza» dell’Aiea per discutere eventuali misure. Verosimilmente il risultato del summit sarà, come minacciato, la denuncia al Consiglio di sicurezza dell’Onu per ottenere sanzioni economiche. Tehran si è dichiarata disponibile a mantenere aperto il canale del negoziato, ma vuole avere il diritto di sviluppare combustibile nucleare.
Il portavoce del ministro degli esteri Hamid Reza Asefi, domenica, ha raccomandato agli Usa di non commettere l’errore di non concedere il visto di ingresso al presidente Ahmadinejad, atteso alle Nazioni unite a settembre: «Se gli americani non sono disposti ad accogliere membri dell’Onu, non dovrebbero ospitare il quartier generale a New Yorck».
Il nuovo delegato dell’Iran per la conduzione delle trattative sarà verosimilmente il conservatore Ali Larijani. Prenderà il posto del più moderato Hassan Rowhani, in carica dal 2003. Quando l’Iran aveva accordato la sospensione delle attività nucleari Larijani si espresse con queste parole: «Stiamo offrendo una perla rara in cambio di un lecca-lecca». Larijani, a capo della televisione di stato per 10 anni, dal 2004 è diventato consigliere per la sicurezza dell’ayatollah Ali Khamenei. Meno di un mese fa, in un’intervista a un quotidiano iraniano, Larijani aveva dichiarato: «Il prossimo governo dovrà avere un atteggiamento più fermo nei colloqui con gli europei, in modo da frustrare i complotti dall’estero e rispettare la richiesta del popolo iraniano».