Il «riassetto» di Telecom ala politica non piace: è scesa in campo compatta contro lo scorporo della rete e di Tim annunciato lunedì sera dal monopolista privato italiano. Il più duro è stato Prodi secondo il quale il governo non era stato informato dell’operazione. «Tronchetti Provera non mi aveva detto nulla», anche se il presidente del consiglio aveva incontrato il presidente Telecom appena una decina di giorni fa. Perplesso anche Fassino, mentre Bertinotti condivide le preoccupazioni dei lavoratori Telecom. Per Pecoraro Scanio «il governo deve utilizzare la golden share sulla Telecom per bloccare l’operazione, giudicata «sconcertante» dal vice ministro dell’economia, Roberto Pinza. A chiedere l’intervento del governo è anche il segretario dei comunisti italiani Diliberto.
Ma anche sul fronte dell’opposizione piovono le critiche: Gasparri di An chiede agli imprenditori italiani di bloccare la cessione di Tim, mentre Calderoli (Lega) ha ammesso di essere sorpreso da queste operazioni fatte con i soldi degli altri, mentre per il neo-demoscristiano Rotondi, siamo al Far West. Intanto ieri in borsa il titoli della scuderia Pirelli hanno «ballato», ma alla chiusura delle contrattazioni Telecom segnava un rialzo di circa un punto e mezzo. Il mercato, insomma, sembra gradire l’operazione ideata da Tronchetti Provera. Soprattutto se si arriverà a una vendita della Tim che porterebbe a una drastica riduzione del debito di Telecom (circa 42 mila miliardi) e forse alla distribuzione di un dividendo straordinario agli azionisti e in primo luogo alo stesso Tronchetti. Il quale ieri, durante una conference call per la presentazione della semestrale Pirelli è tornato sullo scorporo di Tim per confermare quello che tutti gli analisti già sapevano.
Il gruppo Telecom – ha affermato Tronchetti Provera – non procederà a uno «spin-off» azionario di Tim, con l’attribuzione di azioni di quest’ultima agli attuali soci Telecom. «Escludo uno spin-off, ci sarà invece la creazione di una nuova società che avrà al suo interno Tim». D’altra parte se ci fosse un spin-off con distribuzione agli attuali soci di Telecom di azioni Tim, Tronchetti Provera incasserebbe solo il 19% del ricavato della vendita, visto che questa è la quota con la quale controlla Telecom.
Poi ha spiegato: «In questo momento ci troviamo impantanati nei rapporti con l’Authority, che non ci sta dando le aperture necessarie per i nostri progetti più avanzati. Le pastoie dell’Authority non ci permettono di dare spazio all’innovazione. La convergenza tra fisso e mobile è il nostro obiettivo principale e questa soluzione è buona per i clienti e gli investitori, e ci dà maggiore trasparenza». Poi, il presidente di Telecom ha anche affermato che non ci sarà nessun legame tra Olimpia, la finanziaria attraverso cui Pirelli controlla Telecom, e la New Corp di Robert Murdoch.
La risposta dell’Autorità per le comunicazioni non si è fatta attendere: Gianluca Magri, commissario dell’autorità, intervistato dall’agenzia Radicor, ha dichiarato che «la situazione dev’essere affrontata con grande attenzione, visto che si tratta di settori strategici non solo per lo sviluppo, ma anche per l’organizzazione e la libertà dello Stato». Poi ha aggiunto: «la mancanza di norme complete sui limiti da porre a settori privatizzati, ma di interesse pubblico rende la partita oltremodo delicata. Sicuramente è importante tutelare l’azienda e i lavoratori, ma è anche importante che ogni sviluppo avvenga nella massima chiarezza e trasparenza». Intanto si è saputo che giovedì si terrà una riunione del consiglio dell’Autorità presieduta da Corrado Calabrò per discutere sulla situazione di Telecom.
Tornando ai commenti dei politici, ha fatto scalpore l’ira con la quale Prodi ha commentato la riorganizzazione Telecom. Per il presidente del consiglio «il governo ha il diritto si sapere» rispetto a una operazione che ipoteca il futuro dell’Italia. E ha spiegato, arrivando a un seminario dell’Ulivo, come «dieci giorni fa ho avuto un lungo, cordiale e approfondito colloquio con Tronchetti Provera e non mi aveva accennato a una ristrutturazione societaria così importante, così radicale e così diversa dalla strategia che lui stesso aveva proposto due anni fa». Poi ha aggiunto: «Ora esamineremo il contenuto della proposta quando sarà fatta in modo approfondito e articolato. Il governo ha diritto di conoscere i contenuti e le motivazioni». E rispondendo a una domanda se l’esecutivo avesse intenzione di mettere uno stop all’operazione, Prodi non ha risposto, ma si è limitato a allargare le braccia, sussurrando a mezza voce «quando saprò cosa c’è scritto…».
A Prodi si è accodato Fassino. Per il segretario dei Ds è necessario che il gruppo dirigente di Telecom fornisca tutte le informazioni e i chiarimenti necessari, in modo tale che si capisca bene qual è il segno di questa operazione e si possa anche dare una valutazione più precisa». Sul fronte sindacale da segnalare un intervento di Nicoletta Rocchi, segretaria confederale Cgil, che non condivide il riassetto Telecom. In un articolo su «Rassegna Sindacale» scrive: «la nostra contrarietà è radicale e si basa sulla consapevolezza che la convergenza tra telefonia fissa e mobile non è in contraddizione, anzi è organica all’uso integrato della rete, alla banda larga attraverso cui veicolare i nuovi contenuti, all’accesso a Internet». Rocchi non nasconde le preoccupazioni per «un cambio di rotta drastico» rispetto alle linee industriali illustrate ai sindacati.