L’inflazione cresce al rallentatore

L’inflazione rallenta, dice l’Istat: nel mese di luglio gli indicatori dei prezzi al consumo hanno tutti registrato una lieve decelerazione nella crescita. Le stime definitive diffuse ieri confermano i dati provvisori resi noti due settimane fa. Misurato per mezzo dell’indice armonizzato europeo, il livello dei prezzi nello scorso mese di luglio è risultato in media superiore del 2,3% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente: questa stima è di poco più elevata rispetto al +2,2% stimato sulla base del sistema di ponderazione e del paniere utilizzato dall’Istat per la stima dell’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività. Nel mese di giugno i valori assunti da questi due indicatori erano rispettivamente pari al 2,4% e al 2,3%, mentre nel luglio 2005 i tendenziali erano entrambi pari a + 2,1%.
Si tratta dunque di una lieve frenata rispetto al mese di giugno, la cui reale entità è però difficile da valutare, almeno fino a quando l’Istat continuerà a diffondere gli indicatori con un solo decimale di dettaglio. A guidare gli aumenti tendenziali sono soprattutto i prezzi dei prodotti e servizi relativi alle spese per l’abitazione, che rispetto a giugno hanno accelerato sensibilmente il loro ritmo di crescita passando da +5,8% a +6,2%. E’ sostenuto anche l’aumento del capitolo delle bevande alcoliche e dei tabacchi, che ha superato il 5%. E’ superiore al +3% inoltre la crescita dei prezzi dei trasporti, anche se in questo caso essa appare in rallentamento rispetto al tendenziale di giugno (+4%) e rispetto al +5% registrato nel luglio 2005. A contenere la stima della crescita dei prezzi ha senz’altro contribuito la nuova riduzione del prezzo dei medicinali, pari a circa il 4% rispetto a un anno fa: a luglio sono infatti entrati in vigore i nuovi sconti sui farmaci dispensati dal servizio sanitario nazionale decisi nell’ambito delle misure per il ripiano della spesa farmaceutica: una misura che ha rosicchiato almeno un punto decimale alla stima di luglio.
Il quadro inflazionistico appare comunque alquanto diversificato. Fra le circa 200 voci di prodotto pubblicate mensilmente dall’Istat, sono circa una quarantina quelle che evidenziano aumenti superiori al 3% e una ventina quelle con aumenti superiori al 5%. Fra queste ultime, ovviamente, l’energia elettrica (+16,9%), la benzina (+9,9%), il gas (+9,5%). Crescono più della media anche i prezzi di molti prodotti e servizi tipici delle vacanze estive: i trasporti marittimi volano al +10%, gli stabilimenti balneari al +9%, gli impianti di risalita al +6,3%, parchi divertimento +2,6%. Supera abbondantemente il 4% la crescita, fra gli altri, dei prezzi di carne, pesce, acqua potabile, giornali, sigarette, olio di oliva, birra, servizi postali.
Sul fronte opposto sono più di venti le voci di prodotto che evidenziano una variazione tendenziale negativa. Secondo le stime dell’Istat, i prezzi di apparecchi telefonici e computer si sono ridotti di oltre il 13% nell’ultimo anno, la frutta e gli ortaggi freschi addirittura del 4%, manifestazioni sportive, trasporti aerei, strumenti musicali, pollame avrebbero tutti subito riduzioni comprese fra l’1 e il 3%. Complessivamente sono oltre 130 le voci di prodotto con variazioni tendenziali inferiori alla media generale.
Rispetto ai partner europei dell’area dell’euro, l’Italia è forse il paese dove sono stati più flebili i segnali di ripresa dell’inflazione sventolati dalla Banca centrale europea per giustificare i recenti incrementi dei tassi di interesse. A giugno la Germania viaggiava al +2%, la Francia al +2,2%, la Spagna al 4%, la _Finlandia al +1,5%, mentre fra i nuovi entrati solo Lettonia, Estonia e Repubblica slovacca superavano (di poco) il 4%.