L’importanza di colmare il solco tra politica e società

In Toscana sono impazziti. Lì per lì, sembrerebbero numeri inverosimili. E invece no, veri verissimi. Per dare subito un quadro d’insieme: il Prc in (quasi) tutte le città si piazza al secondo posto nel panorama dell’Unione, relegando inevitabilmente la Margherita al terzo. Che ci volete fare.

I dati stanno sugli occhi, “inquietanti” per molti (non solo a destra). Con i suoi 258 mila voti, Rifondazione comunista è infatti la seconda forza dello schieramento di centrosinistra (1 milione e 400 mila voti totali), sopravanzando la Margherita (209 mila) e tallonando FI (400 mila).

E questo di per sé vale pure una messa. Ma è il quadro metropolitano ad essere sensazionale. Firenze è all’11, Arezzo al 10,5, Massa Carrara al 13,6, Livorno al 13,7, Lucca al 10,4, Pisa al 12,1, Pistoia al 10,9; Grosseto, Siena, Prato si “accontentano” del 9 virgola qualcosa.

«Rifondazione è già un caso», «Rifondazione spiazza i politologi», titola stupita la Nazione. Nicolò Pecorini – 29 anni, laureando in filosofia, sposato, una bimba di 5 mesi di nome Anna, segretario regionale di Rifondazione – è soddisfatto molto e stupito solo un po’. «Beh, sì, c’è di che essere soddisfatti. Alziamo la migliore percentuale d’Italia, siamo in lizza con l’Umbria per il primato. Alziamo molti voti in più dal ’98 a questa parte». E c’è anche un po’ di che essere stupiti. «E’ il dato ancora più clamoroso: l’affermazione del Prc nelle aree metropolitane, in pressoché tutti i capoluoghi. E questo è la gradita novità rispetto al passato».

Dario Danti – 29 anni anche lui, laureato in filosofia, segretario della federazione di Pisa – quando gli chiediamo se, putacaso, può citarci il nome di un paese dove Rifondazione porta a casa meno della media nazionale, il fatidico 7 per cento, si fa una risatina. «Diamine no, qui in provincia di Pisa non c’è un paese simile, nemmeno uno». Anzi, rincara: «Tutti i 39 comuni di Pisa – tutti meno due che comunque toccano più dell’8 per cento – sono al di sopra del 10 per cento». Si prenda nota.

Giustificato orgoglio di un partito che a Pisa e dintorni “gira” appunto dal 12 per cento in su.

Lode di Orciano Pisano, al confine con Livorno, 600 abitanti, il più piccolo e il più rosso dei paesini: nessun circolo e giunta di centrodestra, ma Rifondazione primo partito in assoluto col 19 per cento. «Diciamo surreale, tutti i giornali locali gli hanno dedicato un titolo», beh sì…

Altra specialità pisana. «In tutti i 39 comuni – meno due, Montecatini Val di Cecina e Monteverde Marittima – i comunisti battono la Margherita». E prosegue Dario l’Impietoso: «A Vecchiano (3 mila abitanti), che è poi il paese del presidente della Provincia Andrea Pieroni, Margherita, i voti Prc sono il triplo della Margherita medesima; uguale a Castelnuovo Val di Cecina (con Rifondazione al 16 per cento); ci si accontenta del doppio a San Giuliano Terme (30 mila abitanti), dove il Prc prende il 14,6. Così come a Vico Pisano, il bel paesino medievale.

Tra i “colpi grossi”, Calci (5mila abitanti), dove il Prc prende “appena” il 18: Buti (5mila), con il 15; Cascina (40mila) con il 13; Volterra (13mila) con il 15.

Anche qui c’è il miracolo metropolitano, si raccattano più voti nelle città che nelle periferie, «vedi l’esempio di Pisa città, che passa dai 4.500 voti del 2005 ai 6.100 di oggi».

Mica piovuti dal cielo. «E’ stata una lunga, combattuta, meravigliosa campagna elettorale», ricorda Dario. Millequattrocento iscritti, il partito pisano si è impegnato a corpo morto. «Più che in tutte le altre competizioni siamo andati porta a porta, abbiamo parlato, ascoltato, e distribuito oltre 150mila pezzi di propaganda. Sì, ci siamo mobilitati stile Pci, mettendo a frutto tradizione e innovazione».

Tra la gente. Uno dei segreti della Toscana “rifondarola” è proprio questo, la sintonia, riuscire a calarsi “dentro”, dentro i bisogni e le aspirazioni, i temi e i soggetti della realtà in carne e ossa. Carceri, precari, lotte del lavoro, ambiente, acqua: sono alcune voci dell’impegno di Rifondazione in terra toscana.

Trecentocinquanta circoli che hanno lavorato un sacco bene. Dice Nicolò Pecorini: «Livorno ha preso un magnifico 13,7 per cento: “storico”, Livorno ha sempre preso un sacco di voti. Se però abbiamo fatto ulteriori passi avanti, come i dati elettorali appunto dicono, è fondamentalmente perchè il radicamento nel territorio ci ha consentito di essere vicini a ciò che si muove intorno a noi. Consentito a Rifondazione di essere protagonista, dentro e coi movimenti. Di colmare il solco tra politica e società».

Ci hanno fatto vincere le lotte combattute sul territorio (gestione dell’acqua, inceneritore, sostegno ai precari dell’Ateneo di Pisa e del Cnr, difesa dell’occupazione alla Piaggio, alla Ruffo, per esempio). E «la nostra linea politica, che ha saputo intercettare i sentimenti del popolo toscano. Un popolo che ha un’anima di sinistra radicale ma anche unitaria».

Anomalia toscana, il Prc “fuori” dal Comune e dalla Regione: il problema è di altri, non nostro.