fonte: http://nuestra-bandera.com/articulo.php?id_articulo=32
*Colectivo “Nuestra Bandera”
Traduzione a cura di l’Ernesto online
Il giornale peruviano “Nuestra Bandera”, del Centro di Studi Marxisti José Carlos Mariátegui, ha intervistato Tomás Borge, leggendario comandante della rivoluzione sandinista, oggi ambasciatore del Nicaragua in Perú.
D: Compagno Tomás, in diverse occasioni hai fatto riferimento al processo politico e sociale dell’America Latina. Come lo valuti oggi?
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un’onda progressista, in alcuni casi rivoluzionaria, quasi si avverasse la profezia che fece Fidel Castro tempo fa. Quando gli chiesero la sua opinione sull’America Latina, circa 17 anni fa, Fidel Castro disse: “Siamo in un’epoca di ritirate, ma tra non molto si produrrà un cambiamento sostanziale nella lotta dei popoli dell’America Latina, e si assisterà a trasformazioni qualitative in America Meridionale, Centrale e nei Carabi”. In effetti ormai da 10 anni – non è passato molto tempo da quella profezia – sono iniziati i cambiamenti con la Rivoluzione Bolivariana in Venezuela, la vittoria della sinistra in Uruguay, alcuni cambiamenti positivi in Argentina, con l’importantissima vittoria di Evo Morales in Bolivia, con la vittoria del carismatico dirigente Rafael Correa in Ecuador e infine con la vittoria di Daniel Ortega in Nicaragua.
Non si può certo dire che fino ad oggi in Brasile abbia vinto la destra. Al contrario c’è un’enorme fiducia nei confronti dell’onorabilità e della visione rivoluzionaria di Lula; come pure non si può affermare che abbia definitivamente vinto la sinistra in Salvador, ma neppure che non sia stata sconfitta la destra. Allo stesso modo si deve parlare del Guatemala, dove perlomeno un uomo onesto è stato eletto presidente del paese, con una visione più o meno progressista, ma con rapporti di forza che non lo favoriscono dal punto di vista politico. E’ naturale che in tutti i movimenti politici globali, come nel caso dello sviluppo della sinistra in America Latina, ci siano ritirate transitorie. C’era un governo con un uomo decente a Panama – non era un rivoluzionario -, Martin Torrijos, una persona piena di buone intenzioni che ha stabilito rapporti con Cuba, con il Fronte Sandinista e il Venezuela di Chávez.
Queste avanzate della destra non sono determinanti, ma si può dire che a volte siano inevitabili. L’imperialismo si trova in una fase di declino, e perciò questo è un momento di grande pericolo per l’America Latina. La fiera, quando è ferita, diventa più feroce. Sono i sintomi della decadenza. L’Impero diventa più feroce e aggressivo, sebbene sia arrivato alla presidenza un uomo che ha generato illusioni tra alcuni illusi dell’America Latina. A Panama ha trionfato l’ultradestra. Non c’era lì un governo rivoluzionario, ma ha vinto l’ultradestra. Anche in Cile ha vinto l’ultradestra. Pure lì non c’era un governo rivoluzionario, ma esisteva un governo con un certo pudore politico, perché la concentracion non si è mai azzardata ad assumere un comportamento simile a quello di Salvador Allende, ma al contrario ha rappresentato un esempio di oscillazione politica e di opportunismo. In alcuni momenti Ricardo Lagos ha rilasciato dichiarazioni contro Cuba esattamente come le sta facendo adesso l’ultimo candidato di una presunta sinistra, Marco Enríquez Ominami, che definisce Cuba: “un paese autoritario e intollerante”. Ciò che non sorprende per nulla di questi presunti dirigenti di sinistra è il fatto che pretendano di andare contro l’unità della sinistra, aspirino a posizioni politiche personali e sacrifichino i principi sull’altare del capitale elettorale.
Ci troviamo allora in mezzo ad avanzate e ad alcune ritirate transitorie. In ogni modo, si può dire che la lotta rivoluzionaria dei popoli dell’America Latina è incontenibile, e che si sta iniziando a costruire la prospettiva che si realizzi il sogno di Bolivar dell’unità dei nostri popoli, nel momento in cui si profila ALBA e altre simili iniziative.
D: I paesi dell’America Latina stanno proprio celebrando il bicentenario dell’indipendenza dal giogo spagnolo. Quali insegnamenti possiamo trarre a riguardo?
Tutto ebbe inizio in Venezuela, è non è un caso la vera indipendenza dei popoli dell’America Latina inizi nuovamente proprio in Venezuela. In questo momento (l’intervista è stata concessa il 19 aprile, ndt) sono riuniti a Caracas con il presidente Chávez numerosi capi di stato progressisti dell’America Latina e si sta discutendo e profilando un orizzonte pieno di aspettative per i popoli della nostra America. I documenti che usciranno di lì avranno una grande importanza per i nostri popoli.
La propaganda fatta dall’impero e dalla destra ha in qualche modo demoralizzato alcuni. E’ stata virulenta e ingannevole. Ma le cose stanno cambiando. Un’altra volta i popoli si stanno svegliando e si impegnano nella lotta per la difesa dei loro diritti.
D: Nel suo poema a Bolivar, Neruda diceva: “Svegliati ogni cento anni, come si sveglia il popolo…”. Si può affermare che oggi i popoli si stanno svegliando?
I popoli si svegliano ogni 100 anni, diceva Pablo Neruda. E’ tutto vero, e direi che lo fanno con maggiore consapevolezza e chiarezza. Stiamo assistendo in America Latina a uno sviluppo sostenibile dei movimenti progressisti e rivoluzionari, con tutti i problemi e le peculiarità già menzionati, ma costante.
Le aggressioni a Iraq, Corea del Nord, Cuba, Venezuela, Palestina, sono la dimostrazione dell’attuale aggressività dell’impero…
Sono dimostrazioni evidenti di un impero che si alimenta di morte e menzogne. Un esempio lampante è rappresentato dalle distorsioni e le maldicenze propagandistiche sull’utilizzo a scopi militari dell’energia nucleare da parte di Iran e Corea del Nord. Perché non si dicono le stesse cose nel caso dell’Egitto, del Pakistan o di Israele? Forse perché Iran e Corea del Nord si trovano fuori dall’orbita dell’impero; rappresentano il male e il loro agire deve essere condannato a livello mondiale.
L’impero possiede la sua “verità”, quella “verità” che si manifesta nei crimini di Gaza e nella morte di innocenti procurata dai sionisti. Che si esprime nel milione di morti in Iraq, quale conseguenza dell’invasione e dell’occupazione di questo paese da parte degli Stati Uniti.
L’impero si nutre di morte e di cinismo. Tutta la campagna sulla morte di un essere umano, il detenuto comune Orlando Zapata, trasformato dalla magia della manipolazione in “prigioniero politico”, lo conferma. Non ho alcun dubbio che il governo di Cuba abbia fatto tutto il possibile per evitare l’esito fatale di questa vicenda, in accordo con la vocazione cubana. Zapata, in conseguenza della debolezza provocata dal digiuno, ha contratto una polmonite fatale.
Ora gli stessi propagandisti della vita dicono: che muoia anche l’altro detenuto che sta facendo lo sciopero della fame. Desiderano che muoia, pregano Dio perché perisca, con l’unica intenzione di ottenere una rendita politica contro Cuba. Il loro messaggio è sempre di morte. Non ameranno mai la vita come l’amiamo noi rivoluzionari.
Come possono sollevare simili menzogne contro Cuba? Centinaia di medici cubani prestano servizio ad Haiti. Migliaia di volontari cubani si recano in tutto il mondo per alleviare le sofferenze. Tutto ciò proviene da un paese accerchiato dall’odio e dal blocco economico e dove, per questa ragione, non regna l’abbondanza. Non solo in America Latina sono morti centinaia di cubani proteggendo uomini, donne e bambini.
Bisogna essere ben meschini per non riconoscere che la rivoluzione cubana e i suoi dirigenti si sono specializzati nel salvare vite e non nel provocare morte.
D: Recentemente si è compiuto il cinquantenario della Rivoluzione Cubana. Oggi Cuba avanza sicura sulla strada della vittoria, ma l’offensiva Imperiale non le dà tregua. Che significato attribuisci alla Rivoluzione Cubana nel nostro tempo?
La Rivoluzione Cubana significa le radici e un riferimento per tutti i rivoluzionari dell’America Latina e del mondo. 10 anni fa ha vinto la Rivoluzione del Venezuela. Ciò non sarebbe stato possibile senza il trionfo della Rivoluzione Cubana, come la Rivoluzione Cubana non sarebbe stata possibile senza José Martí; il moderno José Martí si chiama Fidel Castro, che non rappresenta l’orgoglio solo di Cuba, ma di tutta l’America Latina.
La Rivoluzione Cubana è la madre di tutti noi, va riconosciuto. Nessuno dei cambiamenti che si sono prodotti in America Latina, in Ecuador, in Brasile, in Nicaragua, in Guatemala, in Salvador e in Bolivia sarebbe stato possibile senza l’azione della Rivoluzione Cubana e senza l’esempio di Fidel Castro.
I rivoluzionari dell’America Latina non potrebbero sopravvivere alla scomparsa della Rivoluzione Cubana. Sarebbe un arretramento strategico e complessivo per i popoli e i governi progressisti dell’America Latina. Io sarei disposto a dare tutto, la vita intera, per la sopravvivenza della Rivoluzione Cubana. E’ il nostro primario dovere.
Molte grazie Comandante. Trasmetteremo il tuo saluto a tutti…
Molte grazie a Nuestra Bandiera, una voce autenticamente rivoluzionaria.
Gustavo Espinoza M Alberto Vega Tapia, Colectivo “Nuestra Bandera”