Libia, il sangue ed il petrolio

L’Italia è nuovamente in guerra, impegnata in una ennesima, incredibile, avventura militare contro la Libia, a cent’anni dalla prima aggressione in Africa quando le truppe italiane andarono alla conquista della “Quarta Sponda”. Allora si parlò, giustamente, di guerra coloniale.

A cent’anni da quei fatti, non possiamo non assistere attoniti alla paralisi totale del movimento contro la guerra del nostro paese che, a fronte di questa nuova avventura bellica, pare ammutolito. Solo per fare un esempio: il prossimo 25 settembre si svolgerà l’annuale Marcia Perugia-Assisi, che quest’anno compie 50 anni. Nell’appello di convocazione della manifestazione, non una sola parola viene spesa per chiedere la fine della guerra in Libia e la nefasta partecipazione del nostro paese, nonostante essa violi palesemente sia l’articolo 11 della Costituzione, sia i principi del Diritto Internazionale (ed in fondo anche la stessa, discutibile, risoluzione Onu n. 1973). C’è bisogno di reagire e di capire. Per questo motivo l’Associazione Politico Culturale Marx 21 ha organizzato per lunedì prossimo a Roma un ricco e stimolante dibattito, riunendo tra le migliori intelligenze e competenze della sinistra italiana in materia. Lo scopo è innanzitutto quello di capire cosa stia realmente succedendo in Libia, squarciando il velo dell’informazione distorta dei grandi strumenti di comunicazione televisivi, ma anche per costruire le basi per una maggiore consapevolezza e presa di coscienza. Passaggio fondamentale sarà dar vita ad una mobilitazione capace di coinvolgere larghe masse della popolazione italiana. E questo perché non ci arrendiamo all’idea che il nostro paese non senta più il bisogno di lottare contro la barbarie della guerra.

Se tutto questo non fosse un paradosso, dinnanzi alle notizie che ci giungono dalla Libia, verrebbe da chiedere un immediato intervento del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, affinché istituisca subito una “No-fly zone” in difesa della popolazione colpita dalle incursioni aeree. Ma il paradosso, purtroppo, sta proprio nel fatto che l’Onu, riunito in Marzo, ha adottato una risoluzione talmente ambigua che oggi essa fornisce la copertura alle azioni militari della Nato ed alle violenze da esse inflitte ai libici. Questa risoluzione, lo ricordiamo, avrebbe dovuto difendere la popolazione dalle brutalità in corso, ma i motivi addotti (massacro dei civili da parte delle truppe fedeli al regime tripolino, impiego dell’aviazione militare per sedare le rivolte, presenza di oltre mille morti nei primi giorni di scontri, …) si sono rivelati non corrispondenti al vero e la realtà, oggi, è ben peggiore. In poco tempo la Libia è stata fatta oggetto di più di 20mila raid aerei da parte della Nato. Sono state sganciate oltre 30mila bombe sulle principali città ed in tutto il paese è in corso una vera e propria “caccia al nero” con linciaggi e violenze nei confronti dei lavoratori africani immigrati nel paese. Ancora nel momento in cui è in corso l’attacco alla “enclave” di Sirte fedele a Gheddafi, nell’indifferenza quasi assoluta dell’opinione pubblica europea, decine di incursioni dell’aviazione NATO continuano a seminare la morte. Se non fosse un paradosso, lo ripetiamo, ci vorrebbe una “no-fly zone” che interdicesse il sorvolo agli aerei Nato: solo così metteremmo la popolazione civile al riparo dalla distruzione e dalla violenza quotidiana. A tutto questo si aggiungono le aggressioni dei così detti “ribelli”, accolti come salvatori della patria e foraggiati dalle cancellerie di mezza Europa e riforniti di armi anche dall’Italia. Sebbene siano stati descritti come liberatori dalla stampa di tutto il mondo, la notizie che ci giungono dalle città assediate sono molto diverse. È Amnesty International a svelare un aspetto inquietante del loro agire. Una volta che le truppe Nato riescono a piegare la resistenza delle città assediate, queste bande militari entrano nei centri abitati macchiandosi dei peggiori crimini: uccisioni mirate, vendette, stupri e torture.

Va reso atto, pertanto, all’Associazione Marx 21 di aver dato vita ad un dibattito capace di affrontare un tema complesso e di grande attualità, con lo scopo di organizzare un primo confronto in grado di chiarire le vere ragioni della guerra, favorendo un moto di opinione che sfoci in una mobilitazione efficace e in grado di scuotere le coscienze. L’iniziativa si svolgerà il prossimo lunedì a partire dalle ore 18,00 alla Casa delle Culture (in via San Crisogono 45, zona Trastevere), un luogo storico della sinistra romana, da sempre impegnato a vivificare il rapporto tra intellettualità ed impegno civile. I lavori saranno aperti da Paola Pellegrini, dirigente politica e Segretaria Nazionale dell’Associazione. A lei il compito di coordinare i lavori del ricco dibattito che vedranno una introduzione di Maurizio Musolino, dirigente nazionale del PdCI e grande conoscitore di tutto il mondo arabo e dei paesi nordafricani. La prima relazione spetterà a Manlio Dinucci, famoso saggista ed uno dei massimi esperti della Nato nel nostro paese. Celebri i suoi saggi di analisi e le battaglie antimilitariste e contro le spese militari. Collaboratore del quotidiano il manifesto, proprio alla guerra alla Libia sta dedicando i suoi contributi, con un’opera preziosissima di controinformazione ed aggiornamento della situazione in corso. Seguirà l’intervento di Domenico Losurdo, filosofo e docente universitario conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo, con all’attivo una ricchissima produzione di saggi ed opere, tradotte in più lingue. Losurdo è stato uno dei promotori dell’Associazione Marx 21, di cui ricopre il ruolo di Presidente Nazionale. La terza relazione è affidata a Gian Paolo Calchi Novati, titolare della cattedra in Storia e Istituzioni dei Paesi Afro-Asiatici presso l’Università di Pavia. Collaboratore de il manifesto, è un accurato studioso della storia del colonialismo e la decolonizzazione in Africa e Medio Oriente. Infine, l’ultima relazione è affidata a Marinella Correggia, giornalista e collaboratrice de il manifesto, da anni impegnata sul fronte dei temi socio ambientali ed animatrice di campagne animaliste e vegetariane, di assistenza a prigionieri politici e condannati a morte, di commercio equo e di azioni contro la guerra.

La serata organizzata dall’Associazione Marx 21, un forte atto di denuncia nei confronti della guerra, ha il merito di fornire agli interlocutori ed ai partecipanti, un parterre di ospiti e contributi di tutto rilievo: ingredienti fondamentali perché l’iniziativa in sé non sia solo un fatto isolato ed episodico di confronto ed informazione, ma il primo passo nella direzione di una ripresa della mobilitazione contro la guerra nel nostro paese. Cosa, questa, che rimane una delle priorità della lotta dei comunisti in questa fase storica.