Diplomazia popolare contro le bombe della Nato e le menzogne di guerra. I No War riuniti a Roma convocano giornata di mobilitazione nazionale per mercoledì 1 giugno. Una intervista al vescovo di Tripoli mons. Martinelli
Mentre a Roma si è svolta la seconda assemblea nazionale contro la guerra in Libia con delegazioni provenienti da diverse città, una delegazione di “Global Civilians for Peace in Libya”, un gruppo di attivisti indipendenti europei (fra cui due italiani), nordamericani, africani e mediorientali è arrivata a Tripoli nelle scorse ore.
Nella riunione nazionale di Roma si è deciso di convocare una giornata di mobilitazione per mercoledì 1 giugno in tutte le città ove sia possibile. Obiettivo: denunciare le responsabilità dell’Italia in questa guerra e spiegarne le conseguenze sui settori sociali già colpiti dalla crisi.
Due sono invece gli obiettivi della delegazione internazionale giunta a Tripoli: sostenere e amplificare le richieste di cessate il fuoco e di soluzione negoziale per una pace durevole provenienti da più parti; verificare concretamente i fatti, andando oltre le manipolazioni dei media e documentando le sofferenze reali dei libici non combattenti (i famosi “civili” per la difesa dei quali le potenze della Nato stanno bombardando ormai da quasi due mesi casi, ospedali, scuole, infrastrutture). La delegazione incontrerà gli sfollati da diverse parti della Libia, il vescovo cattolico Martinelli, diversi leader tribali, ambasciate di paesi non belligeranti (qualche giorno fa, ‘per errore’, la Nato ha bombardato per caso quella Nord Coreana, così come bombardò quella cinese a Belgrado durante l’aggressione alla Serbia per il Kosovo). La delegazione ha intenzione di visitare diverse città e comunità colpite dal conflitto, per documentare le distruzioni e ascoltare le storie degli abitanti. La delegazione chiederà ufficialmente all’Unione Africana di impegnarsi a guidare il cammino verso una soluzione negoziale di una crisi che poteva essere risolta senza l’intervento delle potenze straniere. Una prima missione di verifica della situazione era già stata realizzata, nel silenzio dei media e dei governi occidentali, nel mese di aprile e ha realizzato un rapporto sulle bugie di guerra.
Intanto la guerra civile e i continui bombardamenti sulle città libiche stanno causando, come avvenne in Kosovo, una enorme catastrofe umanitaria, documentata dall’ONU che pure non sta facendo nessun passo concreto per pressare le parti in conflitto affinché cessino il fuoco. Sarebbero 1200 dalla fine di marzo i migranti dispersi e presumibilmente morti nel tentativo di attraversare il Mediterraneo in fuga dalla guerra in Libia: sono le stime diffuse dall’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr), dopo aver raccolto testimonianze e documenti sia in Europa sia in Nord Africa. Secondo la portavoce dell’Unhcr Melissa Fleming, nello stesso periodo di tempo le persone che sono riuscite a raggiungere via mare Malta o l’Italia sono invece circa 12.000. Durante una conferenza stampa a Ginevra, la città della Svizzera che ospita la sede dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati, la Fleming ha ricordato casi drammatici ed esemplari. Gli operatori di Unhcr avrebbero rintracciato in un campo profughi in Tunisia tre giovani di nazionalità etiopica sopravvissuti al naufragio di un’imbarcazione salpata dalla Libia il 25 marzo con a bordo 72 persone. Secondo il racconto dei superstiti, navi da guerra della Nato (francesi o forse italiane) avevano avvistato per ben due volte i migranti ma non avevano prestato alcun soccorso, mentre un elicottero militare si sarebbe limitato a lanciare acqua e biscotti. Dopo due settimane trascorse alla deriva, gli immigrati africani sarebbero approdati nuovamente sulla costa libica.
Qui di seguito la testimonianza del Vescovo di Tripoli Martinelli pubblicata dal sito Peacereporter nell’intervista di Alberto Tundo.
Cosa sta accadendo in Libia?
Quello che succede è quello che la Nato fa succedere. Sono le bombe che cadono senza tregua. Lei può immaginare quello che dicono giornali e televisioni: la tv libica non fa che mostrare vittime civili a Brega, Tripoli, in ogni parte della Libia. L’Europa sta compiendo un diastro, distruggendo la vita sociale di un Paese.
Le vittime mostrate dalla televisione di regime sono vere? Non sono una messinscena?
Sono vere! Le bombe cadono sulle case e io che devo pensare, che sono vittime false? Le bombe cadono sugli ospedali. Venga a vedere! Dica ai responsabili che vengano a vedere quello che stanno facendo le loro bombe che cadono vicino alle case. Muoiono bambini, muoiono anziani. Adesso a Marsa el Brega ieri sono morti sessanta imam, uomini di religione. Non sono storie, basta venire a vedere e constatatre. La televisione sta documentando costantemente quello che accade, le morti di innocenti. La notte, poi, è una cosa impossibile: tutta la notte sembra che ci sia un terremoto. Io non capisco che cosa vogliono colpire ancora, perché colpiscono siti civili. Dicono che sono siti militari ma non è vero. Forse non conoscono la Libia. Forse hanno una topografia sbagliata, informazioni sbagliate. Chiedo quindi di venire a vedere cosa sta facendo l’Europa, solo questo.
Quali cifre fornisce la tv libica per quanto riguarda i morti civili?
Non lo so con certezza. So dei 60 imam morti nei bombardamenti Nato nella zona di Brega e di alcuni bambini morti vicino all’ospedale degli ustionati a Tripoli. Noi siamo stati invitati in una moschea della capitale per partecipare alla commemorazione degli imam morti giovedì.
Dalla Libia giungono informazioni contraddittorie ed è difficile farsi un’idea su come si stia evolvendo il conflitto. A Tripoli qual è la situazione?
Al di fuori delle bombe della Nato, la situazione è tutto sommato tranquilla. Certo, ci sono molti problemi. La gente ha paura di uscire. La paura è il problema principale, perché impedisce una vita sociale normale.
Quindi le notizie che compaiono periodicamente su alcune testate occidentali, circa defezioni, ammutinamenti e rivolte nella capitale libica non corrispondono al vero?
No, no, sono tutte bugie, per reggere il gioco della Nato e coprire quello che sta facendo con le sue bombe. L’Alleanza ha persino rifiutato una tregua per dare respiro alla popolazione, nonostante le richieste dell’Onu e del Santo Padre. Di notte e di giorno si bombarda, non si può più nemmeno dormire. Continuare a bombardare è una cosa immorale.
A lei che ha un punto d’osservazione privilegiato chiedo quale sia, a suo giudizio, la capacità di tenuta del regime: è ancora in piedi, è sul punto di crollare?
Non credo crollerà, per lo meno non a Tripoli. Va avanti come sempre, anche se ha ridotto la sua attività e mantiene la sua autorità sulla capitale e su parte della Tripolitania. Certo, c’é un certo irrigidimento ma mi sento abbastanza sicuro. Le autorità ci proteggono, se ci sono problemi ci avvisano.