BEIRUT – La lunga crisi politica libanese è entrata in una nuova fase. Ad affermarlo è il capo di Hezbollah, Hassan Nashrallah. La decisione del governo filo-occidentale di Siniora di sopprimere le attività del movimento militante sciita, spiega Nasrallah, equivale a una “dichiarazione di guerra”. E Beirut si trasforma in un teatro di guerriglia urbana.
Subito dopo la fine della conferenza stampa del capo di Hezbollah, sono scoppiati pesanti scontri tra gruppi rivali con armi automatiche e granate rpg in almeno due quartieri centrali della città. Un intenso scambio di colpi tra sostenitori del governo e attivisti dei movimenti sciiti Hezbollah e Amal è stato registrato e continua ad essere in corso a Beirut Ovest nei quartieri di Ras al Nabah e Mazraa, abitati sia da sunniti che da sciiti. L’esercito pattuglia e presidia le strade principali della città, che sono deserte.
La crisi libanese preoccupa non poco la comunità internazionale. Secondo il rappresentante delle Nazioni Unite per il Medio Oriente, Terje Roed Larsen, Hezbollah dispone “di un’imponente infrastruttura paramilitare all’esterno dello Stato” libanese, che costituisce una “minaccia per la pace e la stabilità” della regione. E l’ambasciatore americano all’Onu
Zalmay Khalilzad ha caldeggiato l’ipotesi di nuove sanzioni se Hezbollah e la Siria non faranno qualcosa per risolvere la crisi.
Le decisioni contestate. Nei giorni scorsi il governo, in una riunione, aveva disposto un’inchiesta sulla rete di comunicazione di Hezbollah e il trasferimento ad altro incarico per il capo della sicurezza dell’aeroporto di Beirut, sospettato di avere legami con il gruppo sciita. Il governo aveva definito “illegale” la rete telefonica privata allestita da Hezbollah, ma Hasrallah ha affermato che “a chiunque tenterà di toccarla taglieremo le mani”. “Dopo quella riunione di gabinetto il Libano non è più lo stesso”, ha aggiunto Nasrallah.
L’altra decisione dell’esecutivo del premier Siniora riguardava la rimozione del capo della sicurezza dell’aeroporto internazionale di Beirut. In proposito Nasrallah ha affermato che questo provvedimento è stata deciso perchè l’esecutivo “vuole trasformare lo scalo in una base per l’Fbi, la Cia e il Mossad”.
Unifil e Berlusconi. Sulla missione Unifil Nasrallah ha spiegato che i rapporti tra il suo gruppo e la forze dell’Onu nel Sud del Libano (Unifil) sono “positivi”, e “non cambieranno”, ma ha aggiunto che le regole di ingaggio non devono essere cambiate, come il presidente del consiglio italiano Silvio Berlusconi “dice di voler fare”.
Gli scontri non si fermano. Le dichiarazioni del capo di Hezbollah arrivano dopo i disordini di ieri. Per il secondo giorno consecutivo, attivisti del movimento Hezbollah tengono chiuse con copertoni e cassonetti dati alle fiamme le principali arterie stradali di Beirut e la strada per l’aeroporto internazionale, dove la compagnia aerea nazionale (Mea) ha annunciato la cancellazione di tutti i voli in partenza.
Come ribadito dalla stampa filo-sciita a “riaccendere il rischio di guerra civile”, sono state le recenti decisioni del governo contro la rete telefonica privata di Hezbollah. Il contesto politico in cui erano nati gli scontri di ieri era stato sciopero generale indetto dalla Confederazione del Lavoro, per il mancato accordo con il governo sull’aumento dei minimi salariali fermi al 1996. Come si temeva alla vigilia, le ragioni dello sciopero sono passate in secondo piano: la mobilitazione è diventata il pretesto per l’ennesima contrapposizione tra filo e anti siriani.