Libano, di corsa verso i mille morti

Ogni giorno che passa e che l’attività diplomatica s’intensifica, aumentano i raid dell’aviazione israeliana e le devastazioni delle città e dei villaggi libanesi. Con Hezbollah che non sta certo a guardare e risponde colpo su colpo, a suon di razzi Katiusha lanciati nel nord dello Stato ebraico, oltre cento anche ieri. In serata uno degli attacchi dei caccia di Tel Aviv ha centrato in pieno un palazzo in un’area residenziale del sud di Beirut, nel distretto di Shiyyah finora risparmiato dalle bombe. L’edificio è stato distrutto, almeno cinque persone sono rimaste uccise e una ventina ferite. Il timore degli abitanti della capitale è che, dopo aver raso al suolo l’area di Haret Hreik, i caccia con la stella di David scarichino i loro ordigni nelle zone più vicine al centro, considerate fino a ieri «sicure». Secondo fonti libanesi sono almeno trenta i civili ammazzati nel corso delle ultime 24 ore. Il numero dei morti libanesi si avvicina sempre più a quota mille, la stragrande maggioranza dei quali civili. Un attacco contro il villaggio di Houla – nel sud – ha provocato almeno un morto e diversi feriti. Il premier Fouad Siniora ha prima, nel corso del summit della Lega araba, parlato di «un massacro di 40 innocenti», poi in serata è stato costretto a rivedere la stima dei morti. Nel pomeriggio velivoli israeliani hanno fatto piovere sul sud del Paese dei cedri volantini che invitavano tutta la popolazione al di sotto del fiume Litani a rimanere chiusa in casa dopo le 10 di sera: chi contravviene a quest’ordine sarà colpito, avvisavano gli avvisi.
Le associazioni umanitarie denunciano che Israele sta rendendo impossibili i soccorsi e l’arrivo degli aiuti nelle zone più colpite. La città di Tiro è ormai isolata, tagliata fuori dai collegamenti con la capitale e le città principali. John Simpson, l’inviato della Bbc, ha riferito che un cratere creato dai bombardamenti impedisce ai camion che trasportano cibo e medicinali di raggiungere Tiro.
In questo quadro d’intensificazione degli scontri il governo libanese sarebbe pronto a richiamare 15.000 riservisti: non per andare a fronteggiare la difficile avanzata delle truppe israeliane, ma per dispiegarli nel sud del paese – come richiesto da tempo dalla Comunità internazionale – nel tentativo di riprendere il controllo della regione fino ad oggi interamente controllata dal Partito di Dio. Fonti del governo del premier Siniora hanno riferito alla Reuters che Saad Hariri – figlio dell’ex premier libanese assassinato – avrebbe avuto colloqui sia con il segretario generale delle Nazioni unite, Kofi Annan, che col governo saudita, uno dei suoi sponsor principali, per preparare la mossa.
Sul campo di battaglia però gli hezbollah continuano a resistere alle tsahal, le forze di difesa israeliane. Il ministero della difesa di Tel Aviv ha comunicato che ieri sono stati uccisi tre soldati. Altri tre caduti dopo la disfatta di Kfar Giladi, dove l’altro ieri dodici riservisti in attesa di raggiungere il fronte sono rimasti uccisi quando un razzo di Hezbollah ha centrato in pieno il loro accampamento. A Bint Jbeil i seguaci dello sceicco Nasrallah stanno impegnando uno degli eserciti più potenti del mondo che ancora non riesce a prendere questa roccaforte hezbollah. Fonti militari di Tel Aviv hanno fatto sapere che l’esercito avrebbe abbattuto un drone, un piccolo aereo senza pilota, mentre era in volo sulla città di Haifa.