Lezioni d’amore per giovani comunisti. «Per rapporti puliti tra ragazzi e ragazze», poiché l’«educazione sessuale forma il carattere». In altre parole, «l’amore ai tempi del muro». Stiamo parlando, infatti, di quelli che nella Germania dell’Est venivano «catalogati» come «Kulturfilme» (film culturali), documentari di tipo scientifico-didattico rivolti ad «accompagnare» e formare il cittadino della Ddr, affrontando i temi più vari: dall’educazione sessuale, appunto, a quelli della sicurezza sul lavoro o della sanità.
E sono proprio questa manciata di documentari la chicca dell’edizione numero 14 di Arcipelago, il «festival internazionale di cortometraggi e nuove immagini», diretto da Stefano Martina e in corso a Roma fino al 22 giugno. Si tratta di film (alcuni anche di animazione) realizzati dalla storica Defa (Deutsche Film-Ag), la casa di produzione statale che, fondata nel ‘46, ha accompagnato ed «educato» i cittadini tedeschi dell’Est, fino alla caduta del muro nel ‘89. E chi si aspetta la «solita propaganda» con scolaresche in divisa, parate o cori patriottici resterà deluso. Niente a che vedere con tutto questo, soprattutto i documentari dedicati all’educazione sessuale, che mostrano un’attenzione alla psicologia dei ragazzi, alla loro sensibilità e alla loro formazione da lasciare sorpresi. Lo stato socialista, insomma, si preoccupa anche della felicità dell’individuo. Ecco allora Rapporti tra ragazzi e ragazze di Goetz Oehlschlagel, per esempio, in cui seguiamo con la guida degli psicologi i primi «contatti» tra adolescenti. Il «gioco» tra ragazzi e ragazze come strumento di conoscenza. E siamo solo nel 1963. Vediamo le scolaresce «miste» che giocano tra loro, le gite in campagna in cui temprare lo spirito di solidarietà. «Già da molto piccoli – ci avverte la voce dello psicologo – si perde il sentimento di neutralità tra ragazzi e ragazze…Dobbiamo far capire loro l’origine dell’energia nel proprio comportamento per permettere di poterla controllare». Si avverte, poi, il genitore «socialista» circa il ruolo fondamentale che ha nel mostrarsi come modello al proprio figlio. Durante una cena in famiglia la mamma dice di avere freddo. Il papà prontamente si alza e le porge un giacchetto. Poco dopo vediamo il piccolo Peter in gita scolastica che fa lo stesso con la sua amichetta Anita. «Compiti comuni per vantaggi comuni – spiega la voce off -. Nel gioco bisogna far capire il senso del lavoro e nel lavoro il senso della vita. Così presto si formano i valori etici». «Abbiamo educato bene i nostri figli – conclude lo psicologo – se il sentimento di voler aiutare il prossimo è diventato un aspetto del loro carattere. Il rispetto per la persona è la base per il rispetto per l’altro sesso. La base per l’educazione all’amore».
Più strettamente legato all’educazione sessuale è poi Non abbiate paura delle domande difficili del 1965. Qui siamo di fronte ad una scolaresca di piccolissimi, sollecitati alle domande da uno psicologo. «Da dove vengono i bambini?» chiede ai ragazzini. «Dall’ospedale», risponde uno. «Dalla pancia», dice un altro. E via via fino al grafico col disegno dettagliato degli organi riproduttivi della donna. Certo, pensare che «certe cose» in Italia sarebbero arrivate nelle scuole trent’anni dopo fa un certo effeto.