«L’Europa spedisca subito più soldati»

Tony Blair bacchetta gli alleati e prova ad ottenere dagli europei quello che i vertici dell’Alleanza atlantica hanno chiesto con insistenza negli ultimi mesi di estenuanti trattative tra Nato e governi del Vecchio continente: più truppe per combattere in Afghanistan, e con minori restrizioni al loro utilizzo. «Dobbiamo continuare a fare pressione per avere a disposizione un altro battaglione, da chiunque», ha dichiarato ieri davanti al Parlamento il premier britannico. Londra, in prima linea nel sud del paese (nella regione di Helmand), sta subendo in pieno l’impatto dell’offensiva che i taliban hanno scatenato nella provincia meridionale, dove qualche settimana fa hanno perfino riconquistato Musa Qala, il capoluogo del distretto. «Voglio che gli altri paesi della Nato facciano di più. Di questo discuterò in maniera informale al prossimo vertice europeo», ha continuato il primo ministro, alle prese con un’opinione pubblica sempre più preoccupata dall’andamento del primo fronte della cosiddetta «guerra al terrorismo», che ha già restituito a Londra 51 bare avvolte nella Union Jack, la bandiera del Regno Unito. Proprio ieri è stata data notizia di altri due soldati britannici uccisi in combattimento sabato scorso nell’area di Sangin. I quotidiani britannici riferiscono quotidianamente di soldati stressati, costretti a combattere per giorni interi contro un nemico determinato e in un ambiente estremamente ostile. Nella guerra di propaganda che si combatte parallelamente a quella guerreggiata ieri i taliban hanno rivolto ai britannici l’ennesima minaccia. La forza offensiva dei Talebani potrebbe contare ora addirittura su 4.000 uomini, pronti a combattere contro la Nato e la sua «Operazione Achille» nella sola zona settentrionale della provincia di Helmand. Lo ha dichiarato il Mullah Abdul Qassim,comandante talebano della provincia di Helmand. Gli uomini sono tutti ben equipaggiati e abbiamo armi per abbattere gli elicotteri», ha dichiarato Qassim all’Associated Press in una conversazione via telefono satellitare. «I taliban sono in grado di combattere per 15 o 20 anni contro la Nato», ha concluso il capo talebano.
E anche se l’Afghanistan non è nell’agenda ufficiale del vertice che oggi e domani riunirà a Bruxelles i leader europei per parlare di cambiamenti climatici, Blair ha detto chiaramente di voler porre la questione, anzi si è spinto oltre. «Alcuni paesi hanno rimosso i caveat, altri no. Continueremo a spingerli in questa direzione e siamo sicuri che alla fine riusciremo ad avere il supporto di cui abbiamo bisogno. Tra i paesi che non hanno rimosso i cosiddetti caveat (restrizioni) c’è l’Italia, con il ministro della difesa, Arturo Parisi, e quello degli esteri, Massimo D’Alema, che hanno più volte ripetuto che la missione non cambia e il ruolo dei soldati resterà limitato ai compiti svolti nella capitale Kabul e nel gruppo di ricostruzione provinciale (Prt) di Herat.
E una prima risposta negativa a Blair è arrivata ieri sera da Parigi. Un aumento delle truppe francesi «non è all’ordine del giorno» e la Francia non vuole «farsi trascinare» in una «escalation dell’azione militare», ha dichiarato il ministro degli esteri Philippe Douste-Blazy. «Abbiamo il comando di Kabul e abbiamo risposto che potremmo intervenire caso per caso, mantenendo però la nostra autonomia di comando», ha spiegato il capo della diplomazia di Parigi, riconoscendo che la situazione a Kabul è «inquietante».