Alla vigilia della partenza del segretario di Stato Condoleezza Rice per l’Europa, e del documento americano sullo scandalo delle carceri e dei voli segreti della Cia, il consigliere della sicurezza della Casa Bianca Stephen Hadley ha ieri chiesto agli alleati di non mettere a rischio le operazioni clandestine contro il terrorismo «danneggiando se stessi e facendo il gioco del nemico». In una serie d’interviste alle tv, in cui non ha confermato ma nemmeno smentito l’esistenza dei «siti neri» dei servizi americani, Hadley ha affermato che «noi rispettiamo le nostre leggi e rispettiamo la sovranità dei Paesi con cui trattiamo; e non spostiamo persone per il mondo perché possano essere torturate». Il segretario di Stato, ha detto, «affronterà la questione in maniera comprensiva: siamo tutti minacciati, dobbiamo cooperare, noi rispettiamo le nostre leggi e i trattati, e rispettiamo la vostra sovranità». E ha ammesso che «ci sono operazioni di cui non si può parlare», perché «queste informazioni aiuterebbero il nemico, comprometterebbero le missioni». Un messaggio in codice all’Ue: i vostri governi o intelligence hanno acconsentito ai voli e alle carceri, non è nel loro interesse andare a fondo dello scandalo.
Hadley ha intensificato la controffensiva aperta sabato dal dipartimento di Stato, dopo che il Washington Post ha analizzato gli errori della Cia, «fino a tre dozzine di detenzioni infondate», e dopo che in Inghilterra il Mail on Sunday ha pubblicato tre foto di aerei fantasma americani scattate in Scozia da alcuni dilettanti nel 2004 e 2005. Il giornale inglese ha accusato il governo Blair di avere dato «pieno accesso» alle proprie basi militari alla Cia, e ha fatto i nomi delle località fotografate, Edimburgo, Glasgow e Prestwick. Il Washington Post ha ricostruito uno degli sbagli più clamorosi della Cia, quello di Khaled el Masri, un tedesco di origine libanese arrestato in Macedonia il capodanno del 2004, imprigionato in Afghanistan e rilasciato cinque mesi dopo. Masri, che ha accusato la Cia di averlo torturato, fu vittima di un caso di omonimia. Quando se ne rese conto, la Cia propose di tenerlo nascosto, ma la Rice la indusse ad avvisare il governo tedesco: segretamente, nel marzo 2004 l’ambasciatore Usa a Berlino Daniel Coats ne informò l’allora ministro dell’Interno tedesco, Otto Schily.
La ricostruzione del Washington Post ha condotto a uno scontro tra gli intervistatori e Hadley. Il giornale ha posto in risalto i metodi illegali del Rendition group , il nuovo gruppo della Cia incaricato di catturare i sospetti terroristi. «Il gruppo», ha scritto, è composto di 1.200 agenti, ex militari, psicologi. Vestiti di nero, mascherati, bendano gli occhi dei sequestrati, tagliano loro i vestiti, fanno loro un clistere, mettono loro un pannolone, somministrano un sonnifero e li fanno salire in aereo. La rendition , ha protestato Hadley, non è nata dopo l’11 settembre 2001, era in vigore da tempo, ed è dovuta al fatto che sovente i sospetti terroristi possono essere processati solo nei loro Paesi. E le torture? «Gli Stati uniti non torturano – ha ribattuto seccamente il consigliere della sicurezza -. C’è chi commette errori, e le procedure cambiano per prevenirne altri, e trovare un equilibrio tra la lotta al terrorismo e la tutela della Costituzione».
Sulle carceri e i voli segreti della Cia in Europa, il consigliere si è trovato in difficoltà. «La collaborazione tra l’America e l’Europa – ha ammesso – si svolge a diversi livelli, non tutto può essere discusso in pubblico». E’ una conferma della loro esistenza? Gli europei prenderanno come tale la mancanza di una smentita, ha insistito una tv. «No, è un richiamo alla necessità di rimanere uniti» ha risposto Hadley, che foggiava all’occhiello della giacca una spilla con la bandiera americana. «Siamo in guerra, il nemico è comune». E ha elencato i Paesi europei dove sono stati compiuti o sventati attentati: «La Spagna, Gran Bretagna, la Francia, l’Italia…».