Stimato signor presidente,
La prossima settimana è previsto il Suo incontro con il presidente degli USA George Bush. In considerazione dell’importanza di tale incontro per il futuro della Russia, vorrei esprimere alcune valutazioni.
E’ evidente che ci troviamo di fronte a un rovesciamento radicale dell’impostazione della politica estera russa. Parlando con franchezza, esso si era già manifestato nella primavera del 2000 con l’intervento da Lei pronunciato di fronte alla Duma di Stato a proposito della revisione dell’accordo ABM, prima ancora che venisse ratificata dal Congresso degli Stati Uniti. Da allora sono seguiti una serie di passi, che sono stati interpretati come un ritorno alla vergognosa politica, sprezzante degli interessi della Russia, che aveva caratterizzato l’attività del ministro degli esteri Kozyrev.
Ad esempio, l’espansione della NATO provoca apprensione nel nostro popolo, che teme l’avvicinamento delle forze armate dell’Occidente alle nostre frontiere. Perché le nostre frontiere oggi sono collocate nei pressi di Smolensk, Novgorod e Pskov, esattamente dove si trovavano 400 anni fa. E molti sono convinti che il governo russo abbia già dato il suo consenso all’espansione della NATO. Tale convinzione, del resto, viene espressa anche all’estero. I Suoi recenti interventi a Vienna e a Helsinki sono stati interpretati come il via libera non solo all’ingresso nella NATO di Lituania, Lettonia ed Estonia, ma anche delle neutrali Austria, Finlandia e Svezia.
E’ stato accolto in modo negativo dalla società russa il rifiuto di appoggiare le forze amiche della Russia nei Balcani, il tacito assenso all’imprigionamento di S. Milosevic, l’intenzione di ritirare i soldati russi dalla Georgia e dal Pridniestr, l’aver ignorato gli interessi dei russi, oggetto di discriminazione nello spazio postsovietico. Una reazione molto negativa ha suscitato la Sua decisione di chiudere le basi nel Vietnam e a Cuba e il consenso alla creazione di basi di appoggio degli USA in Uzbekistan e in Tagikistan. Molto semplicemente, presto la Russia non disporrà di retrovie geopolitiche. E questo sullo sfondo di un continuo logoramento del nostro esercito e delle sue forze nucleari strategiche, fondamentale baluardo della sicurezza della Russia.
Per due volte negli ultimi 15 anni, la direzione politica del nostro paese ha intrapreso con entusiasmo una politica filoamericana, dietro le parole d’ordine del “nuovo pensiero” e dell’ “integrazione nella comunità mondiale”. Ma sia Gorbaciov che Eltsin sono rimasti “con un pugno di mosche”. L’Occidente, raggiunto il massimo degli obiettivi, non ha mai compiuto passi che venissero incontro alle nostre esigenze. La posizione strategica del nostro paese continua a peggiorare. Nella sostanza, la Russia già ora svolge il ruolo di “cofanetto”, che custodisce risorse naturali a basso costo destinate ai paesi ricchi. Domani, con la politica avviata, il nostro paese sarà ridotto alla stregua di fornitore di “carne da cannone” per nuove avventure internazionali.
La posizione tenuta dalla Russia nel corso della tragedia afghana allontana da noi il mondo musulmano più influente dal punto di vista politico ed economico. Appoggiare l’operazione USA contro l’Afghanistan, chiaramente votata all’insuccesso, significa mettere in pericolo la sicurezza della Russia, provocare nuove ondate di rifugiati, rafforzare il mercato della droga nel nostro paese. Inoltre, molti nutrono la convinzione che le fonti del terrorismo internazionale si trovino proprio in America.
Non riusciamo a capire, perché la Russia debba procedere verso una drastica riduzione del proprio arsenale nucleare strategico, permettendo contemporaneamente agli USA di creare sistemi di difesa antimissilistica. Di fatto, gli americani sono già usciti dall’accordo ABM, mettendo in discussione tutto il sistema di sicurezza internazionale, creato nel cinquantennio del dopoguerra. Le mosse americane suscitano le critiche persino dei partners occidentali degli USA, per non parlare della Cina, che evidentemente non può condividere il drastico cambiamento degli orientamenti della politica estera russa. Anche le dichiarazioni ufficiali circa la possibilità dell’ingresso della Russia nella NATO non ci procurano amici, sia a Sud che ad Est.
La Russia è stata, è e sarà un paese eurasiatico. E qualsiasi uomo di stato è obbligato a ricordarsene. Le frontiere della Russia devono essere sicure ovunque. Però il “Codice della Terra” da Lei avviato e sottoscritto, che permette di vendere le terre russe agli stranieri, porterà alla formazione di un gigantesco “Kossovo” nella parte meridionale della Russia. Purtroppo, a Lei sono mancati la volontà di statista e il coraggio personale, necessari ad ascoltare la voce delle regioni di frontiera della Russia, che si sono pronunciate contro questo nefasta legge.
Signor Presidente!
Molte volte abbiamo ascoltato affermazioni, secondo cui i compromessi con l’Occidente e l’indebolimento della nostra capacità difensiva sono dovuti alla mancanza di mezzi nel bilancio statale. Ma la profonda crisi della Russia non è il frutto dell’azione di forze soprannaturali. Alla paralisi dell’economia hanno portato dieci anni di “riforme” eltsiniane, che continuano ancora oggi. Non può certo essere forte la Russia, se il suo bilancio, al momento attuale, è 15 volte inferiore a quello della Russia sovietica, solo dieci anni fa. Spero che Lei abbia ben chiaro che i successi economici ottenuti recentemente dal nostro paese sono da attribuire unicamente all’aumento dei prezzi del petrolio.
La Russia è potenzialmente uno dei paesi più ricchi del mondo. I calcoli dei nostri specialisti dimostrano che il suo bilancio potrebbe accrescersi velocemente di 2-3 volte. Eppure Lei non ha neppure voluto prendere in considerazione il pacchetto di misure da noi proposto, per permettere al paese di uscire dalla crisi. Sono rimaste senza risposta anche le nostre proposte per migliorare la condizione morale e materiale della società russa, che continua a incancrenirsi.
Nel mondo è in corso una profonda riconsiderazione dei valori. Persino il Papa di Roma è costretto a parlare di esaurimento dell’attuale modello di capitalismo. Sorgono nuoci centri di forza: la Cina, l’India, il mondo musulmano. Si affermano prepotentemente nuove forze sociali, come i movimenti antiglobalisti in Occidente. L’economia degli USA e dei suoi alleati sta entrando in una fase di crisi. In tali condizioni affidarsi all’alleanza con gli USA come alla ricetta universale di risoluzione dei problemi del nostro paese è completamente sbagliato. La Russia ha bisogno di una propria strategia di sviluppo. Il popolo si aspettava da Lei una nuova politica, trasformazioni in grado di salvare il paese, ma Lei ha voluto proseguire lungo la stessa strada scivolosa, che intrapresero Gorbaciov e Eltsin.
I nostri elettori esprimono il forte timore che il Suo incontro con George Bush possa concludersi allo stesso modo con cui si concluse l’incontro di Gorbaciov con Bush senior a Malta nel 1989, con un nuovo tradimento degli interessi nazional – statali del paese.
Si capisce che noi non incitiamo al confronto con l’Occidente. Con l’Occidente noi desideriamo vivere in pace e amicizia. Ma dobbiamo rappresentare degli interlocutori con pari diritti, rispettati. La Russia ha un suo destino, una sua storia, sue caratteristiche, suoi interessi nazionali, non necessariamente coincidenti con quelli dell’Occidente. E’ indispensabile, infine, occuparsi interamente delle esigenze quotidiane della gente, dei problemi dello sviluppo del paese, per far risorgere la Russia dopo il grande massacro sociale “democratico”. Indugiare ancora non ci porterà da nessuna parte!
Il presidente del PCFR
Ghennadij Zjuganov
9 novembre 2001
Traduzione dal russo
di Mauro Gemma