Lettera al direttore de l’ernesto on line

Caro direttore,

Ci toccherà abituarci alle continue esternazioni del compagno Bertinotti alla stessa stregua in cui dovemmo sorbirci, tempo addietro, quelle del Presidente Cossiga?

E’ penoso doverlo ammettere, ma siamo sulla buona strada!

Il fatto è che quando esternava il “picconatore” noi comunisti ci incazzavamo e ci divertivamo allo stesso tempo.

Quando esterna il “nostro” il più delle volte ci fa quasi sempre preoccupare, quasi mai divertire.

Così, quando dice che se il governo cade ci può essere una soluzione istituzionale che faccia le riforme e non necessariamente le elezioni.

Non mi pare che il Partito abbia mai deciso in tal senso.

Eppure si sa che quando parla lui l’immaginario collettivo lo identifica col Partito.

E questo ci preoccupa e ci fa incazzare.

Così, quando dice che il governo è al capolinea e che Prodi assomiglia al “poeta morente” molti pensano che lo abbia deciso un organismo dirigente del nostro Partito e che non sia, invece, un suo desiderio legato al precedente (governo istituzionale nel quale lui medesimo abbia un qualche ruolo di rilievo).

Il Partito, invece, ha deciso di chiedere una verifica politico-programmatica a gennaio e da quella, e solo da quella, dipenderà la nostra permanenza nella maggioranza.

Potrei continuare tornando indietro nel tempo citando le numerose sue “intuizioni”, tradotte – ahimè – in dolorose scelte congressuali, clamorosamente smentite dai fatti dopo aver prodotto lacerazioni incredibili nel corpo del partito.

Non ultima e meno grave il giudizio sul centrosinistra, definito una volta “una gabbia” da cui stare lontani perché irrecuperabile ad un discorso di rinnovamento della politica e subito dopo una alleanza facilmente permeabile alle istanze dei movimenti tanto che si poteva annunciare, come puntualmente fece lui in un’intervista, che si poteva entrare nel governo a prescindere, senza uno straccio di programma concordato preventivamente.

Probabilmente confidava che sarebbe stato sufficiente il suo nuovo ruolo istituzionale, quello sì programmato e concordato preventivamente, per garantire i lavoratori e i movimenti.

Mi chiedo se oggi come oggi il problema più grande per il nostro Partito sia la costruzione dell’unità della sinistra, sulla quale nessuno nutre dubbi salvo quello sulla salvaguardia dell’autonomia politica e organizzativa del nostro Partito, oppure come rafforzare e difendere la democrazia interna del Partito da incursioni indebite e a volte iperboliche della terza carica dello Stato.

Le quali spesso, troppo spesso, mettono in grave difficoltà l’autonomia e il ruolo degli organi dirigenti ai quali spetta assumere decisioni e orientamenti sui grandi temi del nostro Paese.