«L’esigenza è votare subito»

L’opposizione politica e sociale si confronta sull’urgenza di anticipare le elezioni
In piazza Nerozzi (Cgil): «In un paese normale ovvio votare prima della finanziaria». Cento: «Bisogna manifestare per lo scioglimento delle camere»

Nel centrosinistra è difficile, per non dire impossibile, trovare una voce che non sia d’accordo con la tesi esposta sul manifesto di mercoledì scorso da Valentino Parlato: sarebbe necessario sciogliere subito le camere e andare immediatamente alle elezioni. Anche pochi mesi, in un situazione fragilissima come quella italiana, possono rivelarsi esiziali. Ma se tutti concordano, non tutti lo fanno con la stessa determinazione. Il verde Paolo Cento è il più deciso: «Parlato ha ragione. L’Italia rischia l’implosione determinata dalla questione morale e da quella economica. L’intreccio tra politica, economia, finanza e governo rischia di condizionare pesantemente tutto il prossimo quinquennio. Il centrosinistra non dovrebbe farsi distrarre dalle primarie, che sono importantissime ma pur sempre una questione interna all’oppoizione. Penso che, alla fine delle primarie, tutti i candidati dovrebbero vita insieme a una grande manifestazione di massa per chiedere lo scioglimento anticipato delle camere».

Sullo stesso tono le voci che provengono da Rifondazione. «Prima si vota e meglio è – dice Pietro Folena – sia per la sinistra che per il paese». Certo, aggiunge, «la definizione del programma richiede tempo, soprattutto perché se ne è perso troppo. Ma in una situazione d’emergenza come questa, penso che sarebbe possibile definire il programma rapidamente». Claudio Grassi, leader dell’Ernesto, la principale area di minoranza del Prc, capovolge il discorso. Ritiene che proprio l’anticipazione del voto aiuterebbe l’opposizione «a far precipitare la discussione centrale e sempre rinviata, quella sul programma». Per Grassi, la proposta di Paolo Cento è tutt’altro che irrealistica: «Tutto quel che mette in difficoltà il governo, tanto più se parte da una mobilitazione popolare, deve essere messo in opera».

Non sono soltanto i partiti a ritenere urgentissima la fine della legislatura. Drastico e tassativo Paolo Nerozzi, della segreteria nazionale della Cgil: «Lo scioglimento delle camere dovrebbe essere all’ordine del giorno già da sei mesi. L’economia ha bisogno di un governo stabile e dell’uscita di scena del governo Berlusconi. Ora si sono aggiunti anche gli scandali finanziari, e in un paese normale sarebbe ovvio andare alle elezioni prima della finanziaria. Ogni mese che passa rende il buco più profondo, danneggia i conti pubblici e secondo me anche porta al deterioramento del clima democratico. I prossimi mesi saranno terribili. Purtroppo però non credo che né il governo né il Quirinale permetteranno il voto anticipato». Gloria Buffo, per la sinistra diessina è dello stesso parere: «Sono del tutto d’accordo con la Cgil e con Parlato. Capisco che potrebbero esserci dei problemi nel definire in tempi accelerati il programma dell’Unione, ma l’interesse generale e nazionale richiederebbe una svolta subito».

Ma questo, almeno a parole, nessuno lo nega. Anche fonti della segreteria diessina affermano senza esitazioni che riterrebbero più che opportuno lo scioglimento anticipato delle camere. Il problema, aggiungono però, è che la decisione è nelle mani del governo, non dell’opposizione. Ritengono che qualsiasi pressione dell’opposizione per lo scioglimento delle camere otterrebbe casomai l’effetto contrario, convincerebbe ulteriormente il governo a ritardare quanto più possibile il voto.

Ma il centrodestra non ha bisogno di nessuna spinta per cercare di votare il più tardi possibile. E nel caso la avrebbe già ricevuta con i dati Istat di ieri, che inevitabilmende confermeranno il premier nella strategia di prendere tempo. Nella speranza di essere salvato da qualche miracolo.