Sono maestri delle psyops, di quelle “operazioni psicologiche” che sono diventate l’ultima arma, superando i confini della propaganda per entrare nella zona grigia della manipolazione. Il comando americano di Vicenza si è fatto le ossa in materia con la guerra del Kosovo. Poi, durante l’invasione dell’Iraq le tecniche di controllo dell’informazione vennero perfezionate: come racconta un dossier del tenente colonnello Derik Crotts, tutte le immagini e le notizie raccolte nel Nord del paese dalle forze statunitensi venivano trasmesse in Italia e filtrate in tempo reale nella centrale Usa della cittadina veneta.
Ecco perché non si può non dubitare delle informazioni divulgate dal comando americano sul progetto della super-struttura che nascerà a Vicenza. In una conferenza stampa indetta per smentire le rivelazioni de “L’espresso”, tenuta senza invitare il nostro giornale, il generale Frank Helmick ha insistito sul fatto che «Vicenza non sarà la più grande base europea”, Ma questo “L’espresso” non lo ha mai scritto. Quello che abbiamo sottolineato è che Vicenza sarà la più importante installazione offensiva, cuore di ogni azione d’assalto in Medio Oriente, nel Càucaso, in Africa e, se servirà, in Iran. Sarà la sede, come spiegano i documenti del Pentagono, di una super-brigata: l’unica di tutto l’esercito Usa non inquadrata in una divisione perché destinata ad avere la forza di un’intera divisione. E confermiamo che questa super-unità, una volta completato il trasferimento in Veneto, potrà contare su mezzi corazzati, aerei spia telecomandati e, in caso di bisogno, di lanciamissili Mlrs. Perché quella di Vicenza sarà un’unità “modulare”, pronta a ricevere ogni strumento necessario a raggi ungere gli obiettivi di Washington.
La nascita di questo modello risale a12003. Una relazione del colonnello Harry Tunnell IV, pubblicato dal Combat studies institute di Fort Leavenworth, rivela che in una sala compUter segreta di Vicenza era stata simulata l’invasione dell’Iraq già il 5 febbraio, con un wargame ripetuto più volte nei giorni successivi: un mese e mezzo prima dell’ora X, in territorio italiano e all’oscuro del governo, ci si preparava a lanciare l’offensiva contro Saddam. Il no della Turchia aveva poi impedito a Bush di attaccare gli iracheni dal Nord. Yla la soluzione fu trovata sempre a Vicenza: ai parà della 173″ brigata vennero uniti tank MI Abrams, blindati Bradley, cingolati M 113, cannoni, mortai e tutto fu spedito dal cielo via Aviano alle spalle di Baghdad. Lo studio del colonnello Gregory Fontenot, uno dei manuali adottati dal Pentagono, ricostruisce questa operazione che fece nascere nella cittadina palladiana un “heavy-light combat team”: leggero per volare ovunque, pesante per sconfiggere chiunque.
Il successo di quella spedizione ha convinto gli strateghi di Donald Rumsfeld a trasformare il reparto veneto in una super-brigata, unendo ai parà uno squadrone di carristi e uno di artiglieria campale. È vero quello che sostiene il generale Helmick: oggi i battaglioni hanno mandato in deposito i loro tank e i loro missili yilrs e stanno imparando a lanciarsi con il paracadute. Ma quei mezzi pesanti restano a disposizione della super-brigata vicentina. E, secondo fonti non confermate, sono addirittura già in Italia, nei bunker livornesi di Camp Darby. Non solo: il comando Usa per l’Europa ha annunciato che in città arriverà anche un comando mobile per dirigere le operazioni internazionali di un’intera task force. Insomma, una cosa è sicura: Washington non spenderà a Vicenza oltre 800 milioni di dollari solo per costruire camerate e villette. Li investirà per creare un “significant combat punch”, definizione riportata anche dal sito dell’ambasciata Usa di Roma: letteralmente, un pugno da combattimento che si farà sentire.
Ecco perché bisogna stare attenti all’informazione con la tuta mimetica, che cerca di condizionare il dibattito riesploso nella città veneta e nella maggioranza di governo sul futuro della base. A Vicenza gli esperti di “operazioni psicologiche” non mancano. Sono gli stessi che un anno fa finirono sotto inchiesta in Afghanistan per avere bruciato i corpi dei talebani uccisi davanti a un villaggio, in disprezzo delle usanze islamiche. mentre dagli altoparlanti delle jeep venivano lanciati messaggi di insulti. Per la giustizia militare Usa l’episodio non è un reato, ma solo un eventuale illecito disciplinare. Insomma, soltanto un colpo basso del “pugno da combattimento”.