L’esercito privato Blackwater che fa la guerra a pagamento

Volete fare una guerra? Accomodatevi. Basta chiedere, e avere i soldi indicati sul listino prezzi. Se Don Chisciotte fosse vivo, sarebbe già in fila davanti all’ufficio reclutamento della Blackwater, la compagnia americana che ha appena annunciato di essere in grado di combattere conflitti a livello di brigata in qualunque parte del mondo. Ma non lo assumerebbero: l’azienda della North Carolina cerca solo professionisti filodemocratici con la fedina penale pulita, non assalitori amatoriali di mulini a vento.
L’annuncio che cambia il mondo dei soldati di fortuna lo ha fatto lunedì scorso ad Amman l’ex ambasciatore americano Cofer Black, già capo degli uffici antiterrorismo del Dipartimento di Stato e della Cia. Nella capitale giordana era in corso la Special Operations Forces Exhibition, una specie di fiera del mercenario dove Black era invitato come vice presidente della Blackwater Usa, la più grande compagnia mondiale specializzata in sicurezza.
L’ex ambasciatore ha spiegato che il tempo delle scorte è superato: la sua azienda ha creato un vero esercito privato, che può intervenire in qualunque angolo del mondo con un minimo preavviso. La sua specialità sono i «low-intensity conflicts», come il Sudan. Da mesi il segretario generale dell’Onu Kofi Annan chiede un intervento nel Darfur, ma i Paesi membri non si muovono perché non vogliono o non possono. La Blackwater si offre al loro posto, garantendo all’Unione Africana gli uomini e le risorse di cui non dispone. Il costo sarebbe inferiore a quello di qualsiasi operazione Onu o Nato, e l’efficacia verrebbe garantita dalla professionalità dell’esercito privato.
Il boom dei soldati di ventura è iniziato con la fine della Guerra Fredda. Quasi tutti i Paesi hanno ridotto le loro forze armate, lasciando a spasso parecchio personale. Nello stesso tempo sono cominciati a esplodere vari conflitti regionali, dai Balcani all’Africa, a cui l’11 settembre 2001 ha aggiunto la minaccia terroristica. Le grandi compagnie multinazionali e i governi si sono ritrovati nella necessità di proteggersi, e questo ha aperto spazi enormi ai mercenari. Erik Prince, un ex membro dei reparti speciali della Marina americana Navy Seal, ha capito che stava nascendo un nuovo business e nel 1997 ha fondato la Blackwater, soprannome usato dai sommozzatori incursori. All’inizio forniva soprattutto guardie del corpo, ma l’11 settembre ha cambiato tutto. Ora la sua compagnia ha un centro di addestramento da 970 ettari a Moyock, in North Carolina, dove hanno imparato a fare la guerra oltre 50 mila soldati e poliziotti in forza ai governi di tutto il mondo. La Blackwater, infatti, fornisce due tipi di servizi: istruzione e operatività diretta. Nel primo caso addestra a difendersi militari, agenti, guardie del corpo e civili. Un corso base sull’uso della pistola costa circa mille dollari e può iscriversi pure un prete, comprando poi armi e munizioni direttamente a Moyock. Nel secondo caso fornisce i suoi uomini per svolgere qualunque operazione. «Al momento – spiega il portavoce Chris Taylor – abbiamo circa 400 dipendenti fissi e una banca dati di 6.000 persone che possiamo assumere in qualsiasi momento. Siamo realisticamente in grado di mobilitare 4.000 uomini nel giro di pochi giorni, e perciò l’ambasciatore Black ha detto che possediamo la capacità di combattere qualsiasi conflitto a livello almeno di brigata».
In questo momento la Blackwater è impegnata in circa 15 Paesi. Il più noto ovviamente è l’Iraq, dove garantiva la sicurezza allo stesso ex governatore americano Paul Bremer. Stephen Helvenston, Mike Teague, Jerko Zovko e Wesley Batalona, che vennero trucidati a Falluja nell’aprile 2004 scatenando la rivolta locale, erano suoi dipendenti. Ma la Blackwater è schierata anche in Afghanistan, dove addestra le forze antidroga del ministero dell’Interno; in Azerbaijan, dove ha creato i commando per proteggere i porti; e in Grecia, dove difese le Olimpiadi del 2004. Con l’annuncio di Black, però, la sua strategia si evolve. In Iraq al momento ci sono almeno 15 mila soldati privati di varie compagnie, che rappresentano il secondo contingente dopo quello americano. Molti critici del presidente Bush sostengono che questo outsourcing gli ha consentito di non aumentare il numero ufficiale delle truppe. Ogni mercenario costa fra 1.500 e 2.000 dollari al giorno, ma quando muore fa meno effetto del soldato regolare e quindi il modello si può ripetere altrove. Taylor però avverte che non tutti possono fare domanda:
«Lavoriamo solo per governi ed istituzioni che difendono democrazia e libertà, con l’approvazione del dipartimento di Stato. Onu, Nato e Paesi alleati vanno bene, ma se ci chiama l’Iran neanche rispondiamo». Mercenari sì, insomma, ma della libertà. Come dire il braccio armato della dottrina neocon.