L’esercito americano sperimenta in Iraq gli armamenti del futuro

Si chiamano armi ad energia diretta, «operano alla velocità della luce poiché lanciano elettroni ad alta velocità e a grande distanza. Sono armi immateriali, poiché sono gli elettroni a muoversi e servono a bruciare tutto perché concentrando l’energia si può riuscire letteralmente a fare un buco nel bersaglio».
Questa la testimonianza dell’ex colonnello John Alexander, direttore di programma in uno dei laboratori di ricerca militare più importanti negli Stati Uniti, nella nuova video-inchiesta di Maurizio Torrealta e Sigfrido Ranucci (che andrà in onda su Rai News 24 il 18 Maggio alle 7, 36 e su RaiTre alle ore 13, ndr), e che mostra come queste nuove armi invisibili e silenziose siano state sperimentate dalle forze armate statunitensi in Iraq e in Afghanistan.

L’inchiesta continua il filone di lavoro del nucleo di inchiesta investigativa di Rainews 24 messo in piedi dal direttore della testata Roberto Morrione. Le inchieste precedenti sull’uso del fosforo bianco contro la popolazione civile di Falluja nella battaglia del novembre 2004 e quella sulle torture nelle carceri irachene da parte dei contractors hanno già provocato moltissime reazioni politiche e dibattito nell’opinione pubblica.

E ancora una volta i giornalisti di Rainews 24 portano indizi inquietanti su queste nuove armi capaci di indirizzare sui bersagli svariate forme di energia non cinetica, documentando un cambiamento epocale nell’uso delle armi da armi cinetiche ad armi ad energia. In alcune immagini consegnate ai giornalisti da fonti del Pentagono si vedono solo degli impulsi ad energia pura, un raggio bianco luminoso che colpisce il bersaglio. «Abbiamo chiesto di poter intervistare i rappresentanti di ditte che producono armi al laser e a microonde. Ma il ministero della difesa statunitense ha vietato che ci venissero rilasciate informazioni, così come non ha risposto, fino al montaggio di questo filmato, alle domande che gli abbiamo inviato per sapere se, e come, questo tipo di armi erano state sperimentate in Iraq», denuncia Maurizio Torrealta. «C’è un controllo molto forte da parte del Pentagono sulle informazioni sugli effetti e usi di queste armi. Il Pentagono tenta di farle passare come armi non letali, ammettendo ad esempio l’uso dei Laser Zeus prodotti dalla Sparta Inc in Afghanistan ma solo per far brillare le mine», ci spiega ancora Torrealta.

Ciò nonostante le testimonianze e le prove della video-inchiesta sembrano dimostrare l’uso di tali armi con altri fini e gli effetti letali sulla popolazione civile irachena. Le due drammatiche testimonianze sono quella del chirurgo primario dell’ospedale di Hilla e del primo violinista della orchestra di Baghdad che ha assistito alla battaglia per la conquista dell’aeroporto di Baghdad. Quest’ultimo racconta al microfono di Maurizio Torrealta: «Abbiamo visto l’autobus accartocciarsi come un vestito bagnato, Non c’era nessuna pallottola. Vidi solo i denti bruciati, ed erano senza occhi, tutti quanti. Il corpo era intatto, soltanto la testa ed i denti erano bruciati».

In un filmato girato da Geert Van Morteer, medico volontario in Iraq presso il General Teaching Hospital di Hilla, che si trova a circa 100 Km da Baghdad, il primario di chirurgia racconta l’episodio di un autobus colpito a cui ha assistito personalmente. «Dei dieci chirurghi di questo ospedale nessuno è riuscito a capire con che tipo di arma sia stata colpita questa macchina. Non abbiamo trovato pallottole, schegge, o frammenti nei corpi dei sopravvissuti. Si è trattato di qualcosa che ha mozzato organi, gambe, qualcosa che ha attaccato anche il collo e l’addome per poi scomparire».

Alla fine dell’intervista anche i medici parlano di armi al laser, armi ad energia diretta che non lasciano segni ma che bruciano tutto. Per sostanziare queste ipotesi Torrealta e Ranucci intervistano l’ex colonnello John Alexander del Los Alamos National Laboratory. «Le prime ricerche ed i concetti base sulle armi ad energia diretta risalgono ad alcuni decenni fa, ora però sono pronte per essere usate. Ci sono i laser, che utilizzano lo spettro luminoso; poi ci sono le armi a microonde, che operano su altre frequenze. Il meccanismo consiste nel depositare dell’energia sul bersaglio, causando così determinati effetti…Possono servire a bruciare tutto».

Queste armi piuttosto che colpire l’obiettivo con un proiettile o mediante la forza d’urto di un esplosione, inviano dunque sul bersaglio radiazioni elettromagnetiche e onde acustiche o plasma ad elevata energia o raggi laser. L’altra autorevole testimonianza che conferma il cambiamento epocale da armi cinetiche ad armi ad energia è quella dell’ex analista del Pentagono, William Arkin, ora giornalista del “Washington Post” che dichiara davanti alle telecamere di Rainews 24: «Oggi abbiamo un principio fisico completamente nuovo applicato all’atto di uccidere, e la gente potrebbe non rendersi conto di rischiare di essere uccisa, perché la loro pelle ed il loro corpo viene colpito da microonde ad alta energia o da raggi laser che hanno un effetto immediato».

Il rischio è enorme: si potrebbero verificare stragi senza alcuna traccia di arma. Ma il Pentagono cerca di fare passare queste armi per “non letali” non usando neanche il termine “weapon”(arma) ma “activator” (attivatore). Ma perché il Pentagono spenderebbe moltissimi soldi in ricerca per armi “non letali” usate come sminatore? William Arkin fornisce anche le cifre esatte: «Il Pentagono spende circa 50 milioni di dollari all’anno in armi non letali, 200 milioni vengono spesi in armi a microonde, nel “raggio del dolore”, e altri 100-200 milioni vengono spesi in un programma laser segreto… oscuro, e poi ci sono i laser a grande potenza per l’aviazione, e gli altri laser tattici… Se si somma tutto, gli Stati Uniti spendono circa mezzo miliardo di dollari all’anno in armi ad energia diretta, che è una cifra rilevante, pari all’intero budget della difesa di una nazione europea».

Secondo le rivista militari specializzate Defense Tech e Defence Daily, sia in Iraq che in Afghanistan vengono usati gli Active Denial System, meglio conosciuti come “il raggio del dolore”. Ne sono stati ordinati tre veicoli modello Sherif per circa 31 milioni di dollari ed è stata richiesta l’approvazione per altri 14 veicoli in Iraq. Questa arma, per la sua pretesa non letalità, e per la sofferenza che produce, rischia di diventare l’arma più controversa. «L’Active Denial System è un sistema a microonde, che opera intorno al range dei 93 Ghz. Può sparare il suo raggio a grande distanza. La sua particolarità è che quando il raggio colpisce la pelle, la penetra soltanto di pochi millimetri, colpendo i recettori del dolore», spiega nella video-inchiesta l’ex colonnello John Alexander. L’inchiesta si chiude con un avvertimento da parte di William Arkin all’Italia: «Sapete molto bene che se gli Stati Uniti useranno queste armi per il loro controllo interno, non passerà molto tempo prima che le basi Nato in Italia facciano lo stesso».