* Ilda Figueiredo è parlamentare europea del Partito Comunista Portoghese
Traduzione a cura di l’Ernesto online
I leader dell’Unione Europea, sotto il comando della Germania, hanno raggiunto un accordo che rappresenta soprattutto l’assunzione del controllo politico della Grecia, accompagnata dall’imposizione di un regresso sociale di decenni, che mette in causa tutti i principi sempre proclamati di coesione economica e sociale, di convergenza, di solidarietà e del cosiddetto modello sociale europeo.
Questa inammissibile imposizione alla Grecia rappresenta la contropartita al prestito, di tre anni, di 80 milioni di euro a un tasso di interesse che probabilmente è più elevato di quello dello stesso FMI, il quale, a sua volta, presterà 30 milioni di euro. Secondo le dichiarazioni alla stampa fatte dal commissario per gli Affari Economici e Monetari dell’UE, Olli Rehn, i prestiti della zona dell’euro verranno concessi ad un tasso di circa il cinque per cento, mentre il tasso richiesto dal FMI è minore. Ora, questo fatto dimostra che per i leader della zona euro non esistono limiti. Hanno guadagnato dalla fragilità della Grecia e, adesso, con il pretesto del deficit del 13,6% del PIL (Irlanda, -14,3%) e di un debito pubblico del 115 per cento del PIL, identico a quello dell’Italia, impongono la loro posizione imperiale di dominio assoluto della sua politica interna, in cambio di un prestito che permetterà di guadagnare ancora sugli interessi.
Ora, l’ideologia dominante cerca di far credere che questo è l’unico modo di “aiutare” la Grecia, mentre, in verità, tutto potrebbe andar diversamente. Si sarebbe potuto optare per un sostegno a fondo perduto, proveniente dal bilancio comunitario, a titolo eccezionale, o per conto del finanziamento dei futuri bilanci comunitari. Nell’ambito stesso del Trattato, si imporrebbe che i paesi più ricchi della zona euro assumessero, per una volta, il principio della coesione economica e sociale, il che implica un altro bilancio comunitario e altri sostegni a fondo perduto ai paesi dalle economie più fragili. Il Trattato stesso permette azioni specifiche, non inserite nell’ambito dei fondi. Dunque, il Consiglio avrebbe potuto decidere in un altro modo, con la creazione di qualche meccanismo di emergenza per il sostegno in questi casi. E sempre la Germania e la Francia avrebbero potuto procedere con prestiti bilaterali, a tassi più bassi, dal momento che rappresentano le economie più forti e che hanno guadagnato maggiormente dalla creazione della zona euro.
Ci sono i responsabili
La verità è che l’Unione Europea non ha creato meccanismi efficaci per garantire la coesione economica e sociale dei paesi della moneta unica. Jacques Delors, quasi vent’anni fa, aveva detto che, per realizzare l’allargamento sarebbe stato necessario raddoppiare il bilancio. E’ accaduto il contrario. E’ raddoppiato il numero dei paesi membri ma il bilancio comunitario è stato abbassato dall’1,24% del Prodotto Nazionale Lordo ad appena l’1 per cento.
Inoltre, ad aggravare tutto ciò, c’è la creazione della zona euro, con economie a struttura produttiva in stadi di sviluppo molto diversi, di cui le più fragili sono state profondamente pregiudicate dall’euro forte e dall’impossibilità di utilizzare una politica monetaria e di cambio, il che, insieme alla libera concorrenza nel commercio internazionale, ha portato alla distruzione di parti significative delle strutture produttive nazionali. Ciò, a sua volta, ha aggravato la dipendenza economica, il ricorso all’importazione di prodotti di base e non, cosa che ha alimentato le economie tedesca e francese, ma che ha aumentato esponenzialmente il debito di Grecia, Irlanda, e Portogallo, a cui ha contribuito l’euro forte, la liberalizzazione del commercio internazionale e la finanziarizzazione dell’economia. Persino le misure annunciate di intervento nel settore finanziario si sono perse per strada, in particolare la regolazione del mercato dei prodotti finanziari, la fine dei paradisi fiscali, l’applicazione di una tassa sulle operazioni finanziarie di borsa e sul sistema bancario.
Ciò che emerge con chiarezza è che si è scelta la strada capitalista che più interessa alle potenze europee, dando un esempio in Grecia, dove si tenta di imporre una riduzione brutale dei diritti dei lavoratori e dei ceti popolari, per cancellare con un colpo di spugna le conquiste di decenni, per facilitare una maggiore concentrazione e centralizzazione del capitale, a favore dei gruppi economici e finanziari e delle potenze dominanti, facendo anche in modo che ogni Stato della zona euro contribuisca, anche nel caso la sua situazione sia grave o rischi di aggravarsi ancora di più. Per Francia e Germania ciò che interessa è l’esempio e il fatto che il loro potere non sia messo in discussione. Per chi ancora nutra dubbi sul carattere di classe dell’Unione Europea, essa si presenta come uno strumento evidente al servizio del capitalismo proprio nei momenti di crisi. Fronteggiarla spetta alla lotta dei lavoratori e delle loro organizzazioni di classe, e dei partiti rivoluzionari, in Portogallo, in Grecia e da altre parti. Da questo dipenderà il futuro.