L’esempio del Partito Comunista del Brasile (PCdoB)

I comunisti brasiliani del Partito Comunista del Brasile (PCdoB), nella coalizione che ha sostenuto prima Lula e ora Dilma Rousseff, sono stati protagonisti di uno splendido successo alle elezioni politiche del 10 ottobre 2010, in cui, con 12.561.716 voti (7,37%) per il Senato, sono diventati il quarto partito del grande paese sudamericano.

Infatti il 3 ottobre in Brasile non si è votato solo per il primo turno dell’elezione del presidente della Repubblica ma anche per quella dei 513 membri del Congresso, 54 degli 81 senatori e i governatori dei 26 stati e del distretto federale di Brasilia. Nella consultazione, i comunisti hanno eletto una senatrice, 15 deputati federali e 19 deputati degli stati, con un significativo incremento dei seggi conquistati rispetto al 2006.

I comunisti brasiliani del PCdoB rappresentano un esempio di come si possa coniugare la difesa intransigente, sul piano ideologico e strategico, delle caratteristiche di partito comunista, strutturato e organizzato (in costante crescita di iscritti e militanti), fedele ai principi dell’internazionalismo comunista e certo non incline ad accettare le formule organizzative che stanno trasformando alcune forze comuniste europee in partiti politici non comunisti e genericamente “di sinistra”, con un’intelligente pratica unitaria e con la ricerca di ampie alleanze e interlocuzioni con tutte le forze “democratiche, progressiste e antimperialiste”, interessate a sviluppare i processi di indipendenza e sovranità che caratterizzano oggi molti paesi latinoamericani, a cominciare dal Brasile.

Testimonia della saldezza di principi e, allo stesso tempo, del grande respiro unitario della proposta del PCdoB, l’intervento presentato al 12° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai del Sudafrica, in cui emerge la posizione dei comunisti brasiliani rispetto alle questioni più importanti che stanno di fronte al movimento rivoluzionario di tutto il mondo.