Lenin direbbe: i simboli sono puro accidente Ma il comunismo non può essere archiviato

Sostiene di aver già «assaporato» le schede dove al posto della falce e martello c’era la barba di Garibaldi, e aveva solo sei anni d’età, e comunque non per questo il professore storico e comunista Luciano Canfora proverà dispiacere quando, questione di giorni, la sinistra italiana annuncerà la rinuncia al marchio comunista.
«Nel mio leninismo assoluto – dice il professore – trovo incomprensibile tutto questo stare appresso ai simboli».

Eppure a incrociare falce e martello nel simbolo pare sia stato proprio Lenin.
Non vedo il dramma, non mi crea imbarazzo che scompaia un simbolo anacronistico. Non c’è nemmeno l’ombra dell’emozione che ci fu nel 1989. Come strumenti del lavoro la falce e il martello sono talmente anacronistici che già la Ddr aveva introdotto nella sua bandiera il compasso.

Scompare il simbolo perché possa dileguarsi anche la parola, «comunista»?
Questa è una sciocchezza, mica l’hanno inventata i sovietici nel ‘ 17 e nemmeno Marx ed Engels. Potremmo risalire al primo secolo avanti Cristo. Aristofane fa una critica molto aspra del comunismo nelle Donne al parlamento. Semmai una parola moderna è liberalismo. Neanche Pericle l’ha mai pronunciata. Mi creda, la partita comunista è aperta e i nomi sono puri accidenti.

Dice così perché la falce e il martello non le sono mai tanto piaciuti.
Ma no, si tratta di un simbolo che ha avuto la sua forza. Però come ci ha insegnato Eraclito non ci si bagna mai due volte nello stesso fiume. La lezione vale anche per queste cose. La storia è un movimento perenne, al tempo loro falce e martello furono un ottimo simbolo, adesso da molto tempo non lo sono più. La controprova? Quando il Pds cambiò emblema la cosa non giovò quasi per nulla a quelli che conservarono il simbolo comunista.

Veramente ricordiamo schede dove il voto per il Pds era espresso con una piccolissima croce alla base della Quercia, esattamente sopra quello che restava della falce e martello.
Ah sì? E io ricordo alle elezioni politiche del 1953 che molti onesti proletari mettevano la croce due volte, sia sul simbolo del Psi che su quello del Pci, convinti così di rafforzare il voto per la falce e martello. Vede quanto sono ingannevoli i simboli? Quelle schede naturalmente finivano annullate.

Eppure il Pci aveva quei manifesti semplici, solo il simbolone e «vota comunista».
Quel simbolo, la bandiera rossa con falce, martello e stella sovrapposta alla bandiera d’Italia, rappresentava già una bella rottura con l’ortodossia comunista. Quando Togliatti lo fece disegnare da Guttuso era in auge il Comintem, e invece il Pci si metteva a rivendicare l’orgoglio nazionale.

Ragione per cui insisto: nemmeno un po’ di nostalgia di fronte a questo tramonto?
Senta, le ricordo quello che disse Luigi Russo a Giuseppe Saragat quando fece la scissione di palazzo Barberini. Gli disse che era il Daniele Cortis della politica italiana, quel personaggio del romanzo di Fogazzaro che piange continuamente. Nessuno di noi dovrebbe fare politica con le nostalgie e i piagnistei. La politica è verità. E anche voi giornalisti dovreste evitare di assecondare l’inclinazione a perdere tempo dei nostri politici.

A prescindere dal simbolo, allora, il fatto che la sinistra dell’Unione tenti di mettersi insieme le sembra utile e interessante?
Lo sarebbe, il partito democratico è un partito di centro e qualcuno dovrà pur interessarsi di quella parte della società italiana che vede dimezzarsi il suo potere di acquisto. Dunque una sinistra unita sarebbe certamente una cosa utile. Ma non credo che gli attuali dirigenti siano adatti a farla. Litigano su tutto come in un condominio di periferia, meglio sarebbe cercarsene di nuovi.

Nuovo per nuovo torniamo al simbolo, se la sente di suggerire qualcosa?
Dovrei interrogare le Muse, mi dia cinque minuti.
(…)

Pronto, professore, cosa suggeriscono le Muse per il nuovo sìmbolo della sinistra?
Mi hanno fatto ripensare al mappamondo di Unità proletaria. Se lo ricorda? Non era male. Del resto siamo internazionalisti e l’unità del genere umano la predica anche il vangelo. Avremmo dei potenti alleati.